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Campioni internazionali

JJ Wolf: un po’ di baseball, un po’ di basket e… un pizzico di Agassi!

Era una delle più accreditate delle sette wild card yankees. La doppia "J" sta per Jeffrey John, ha 21 anni, è di Cincinnati e sta scrivendo la sua storia tennistica quest’anno...

di | 05 settembre 2020

J.J. Wolf agli Us Open 2020

La grinta di J.J. Wolf

Lo sponsor col baffo più famoso dello sport ha reincarnato agli Us Open della pandemia lo spirito di Andre Agassi nelle magliette maculate, che sembrano rovinate da una lavatrice distratta, il destino ha pensato invece a riproporre, dal vivo, un capellone che gioca nella tradizione del famoso “corri e tira” del punk di Las Vegas. Si chiama JJ Wolf, dove la doppia J sta per Jeffrey John, ha 21 anni, è alto 1.80 è di Cincinnati e sta scrivendo la sua storia tennistica quest’anno. Arriva a New York da numero 138 del mondo, una delle più accreditate delle sette wild card yankees, con un bel 15-3 nella caselle delle vittorie e delle sconfitte stagionali, inclusi i titoli Challenger di Columbus e Noumea, prima dello stop delle attività per Covid-19 di marzo.

J.J. Wolf

Servizio potente, dritto violento e capelli che spiccano sotto la bandana, JJ colpisce soprattutto per la sua prorompente fisicità. Del resto, fino ai 16 anni ha giocato un po’ a tutto, baseball, basket, calcio e tennis, prima di scegliere la racchetta, ringraziando per la sua esplosività e velocità d’esecuzione sul rettangolo creato dal diavolo proprio le tante passioni: “Il basket mi è servito tanto per la rapidità negli spostamenti laterali e l’abilità nel saltare, il baseball mi è stato utile per mantenere sempre vivo il braccio e una grande rotazione dell’anca, e quindi aiutare colpi da fondo e servizio”.

La forza in se stesso ha aggiunto il pepe indispensabile per qualsiasi risultato, lanciando il ragazzo verso le mete più alte. Come sta dimostrando agli Us Open dove ha superato Pella e Carballes Baena, proponendosi al test contro Daniil Medvedev, numero 3 del torneo e finalista dell’anno scorso a Flushing Meadows.

Appena un anno fa, Wolf ha deciso di lasciare dopo tre anni la Ohio State per passare professionista, forte del ruolino di marcia di 35 successi e 2 sconfitte, da numero 2 del mondo degli junior nazionali. “E’ stata una decisione difficile, adoravo star lì, ho passato dei momenti meravigliosi, mi sono fatto ottimi amici, facevo parte di una fantastica squadra: lasciare quella bella gente è stata la parte più difficile, ma non me ne pento”.

S’è fatto le ossa nei challenger aggiudicandosi Champaign, Illinois e Noumea, quindi a gennaio ha superato le qualificazioni agli Australian Open, ha ripreso coraggio vincendo a Columbus il quarto torneo di seconda categoria ATP Tour entrando per la prima volta nei primi 150 del mondo. Dopo di che s’è tuffato in una forzata full immersione tecnica e nutrizionista, col trio David Kass-Balazs Novak-Patrick Thompson, per migliorare anche il lato atletico del fisico da classico teenager americano che sgarra un po’ a tavola.

E, al rientro dopo il lock-down, ha dato soddisfazione a chi gli aveva concesso la wild card nelle qualificazioni di Cincinnati - emigrato quest’anno da casa sua nella “bolla” di New York -, è entrato nel suo primo tabellone principale ATP collezionando lo scalpo di un veterano come Richard Gasquet che invece era al numero 865. La vittoria che gli occorreva per acquisire nuova fiducia in vista dello Slam che più ama.

J.J. Wolf

  “Non sono cresciuto di botto, non ho avuto una partita o un torneo che mi hanno cambiato la vita, sono cresciuto pian pianino, imparando a giocare nel modo giusto i punti importanti, con in testa l’obiettivo di entrare fra i 'top 100' che mi hanno indicato i miei coach. Credendo in quello che mi dicevano loro, giorno dopo giorno, e la mia famiglia - racconta -. Il salto di qualità vero l’ho fatto lavorando sodo in palestra col preparatore atletico Adrian Jordan e poi sulla dieta per cercare di portare le cose a un altro livello. Così, oggi sono più in forma che mai, con una immensa fiducia nelle mie gambe, che mi tirino fuori loro dai guai quando ci sono problemi di nervi e di tecnica. In passato avevo avuto problemi di crampi, non perché fossi davvero stanco, ma per una questione di testa. Un altro punto sul quale ho lavorato molto, esaltando la forte competitività che ho sempre avuto dentro di me. E ora guardo avanti senza pensare ad altro che a dare il massimo, poi vedremo dove posso arrivare”.

Parola di JJ Wolf, l’ultimo yankee strappato al baseball da papà Jeff che giocava a basket e ha tradito nonno Charles, il quale ha vestito la maglia di football di Notre Dame. Al secondo tabellone ATP, al primo Slam, la vivace wild card. “Gioco più come un atleta che come un tennis, non mi definirei un genio del tennis. Son cresciuto guardando le grandi battaglie fra Federer e Nadal, crescendo li ho ammirati ancora di più per la loro professionalità, cercando di imparare tutti i giorni un po’ di più anche a gestire la pressione e a farlo con costanza. Dopo aver sognato per tutta la vita di giocare un giorno agli US Open, eccomi anch’io qui. Con una voglia matta di battermi contro i più forti”.

Medvedev il guastafeste è pronto a fargli l’esame più duro.

Il rovescio di J.J. Wolf

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