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Esce il 2 novembre (in Australia) l’autobiografia di Ash Barty: “My Dream Time: A Memoir Of Tennis & Teamwork” in cui l’ex numero 1 del mondo racconta nel dettaglio i motivi che l’hanno portata al ritiro e perché non tornerà più a giocare
01 novembre 2022
Il 23 ottobre 2021 Ashleigh Barty annunciò il suo ritiro dalle WTA Finals di Guadalajara, giustificandolo con la difficoltà nello stare otto mesi consecutivi lontana da casa. Annuncio prodromo all’altro ritiro, quello definitivo, datato 23 marzo 2022 che, inutile negarlo, segna uno spartiacque nel circuito Wta. In quel giorno infatti Ash, all'età di appena 25 anni e da numero uno al mondo, prese la decisione choc di lasciare il tennis agonistico.
Oggi, proprio in concomitanza con l'inizio delle Wta Finals di Fort Worth, Texas, l’australiana torna a far parlare di sé e rivela perché ha deciso di abbandonare il tennis. Lo fa nel suo nuovo libro “My Dream Time: A Memoir Of Tennis & Teamwork” che sarà pubblicato (in Australia, mentre non c’è ancora una traduzione italiana) il 2 di novembre.
“My Dream Time” è un interessante sguardo dietro le quinte, quelle che Barty, il suo team e la sua famiglia hanno sempre tenuto ben chiuse. Uno degli aspetti più interessanti è che lo straordinario viaggio di Ashleigh - da giovane star, al primo temporaneo ritiro e poi di nuovo alla gloria - ha improvvisamente un senso perché è lei a spiegare le ragioni di ogni decisione.
Barty ha raccontato di essere determinata a non fare ritorno (“anche se non mi allontanerò troppo dal tennis”) e ha anche sopito le voci che la volevano prossima a una carriera nel golf professionistico, affermando di essere felice dopo aver sposato il compagno Gary Kissick e di vivere nella sua casa di Springfield, a Ipswich. “Gli ultimi sette mesi della mia vita sono stati tutto ciò che ho sempre desiderato - ha scritto - e sto amando ogni singolo giorno”.
Che la campionessa stesse lottando contro la depressione e si sentisse ormai come se fosse diventata un “robot” è cosa nota ma Barty, in un estratto pubblicato dal Courier-Mail della sua autobiografia, rivela come il desiderio ardente che l’aveva resa una star abbia iniziato a scemare già dopo la vittoria di Wimbledon nel 2021.
La tre volte campionessa Slam ha descritto un momento di rabbia nella casa della sua manager Nikki Mathias sulla Gold Coast dopo la vittoria di Wimbledon: “Non so più per cosa sto giocando. Penso di aver chiuso... non mi è rimasto nulla, nessuna scintilla”, lo sfogo di Ash a Ben Mathias, marito di Nikki e compagno di allenamento della Barty. Ammette che dopo aver vinto l’unico titolo che aveva sempre sognato da quando aveva iniziato a praticare questo sport, il pensiero di continuare ad allenarsi e a viaggiare sembrava senza senso.
“Ora capisco che tutto lo sport è un'arrampicata in montagna - scrive l’autrice -. Puntiamo a una cima e, passo dopo passo, arranchiamo verso quella vetta... Ma cosa facciamo quando raggiungiamo l’apice, quando finalmente vinciamo la nostra finale, la nostra coppa del mondo o il nostro Wimbledon? Ci fermiamo, ci sediamo, ci godiamo il panorama e respiriamo? Ci prendiamo il tempo di apprezzare ciò che abbiamo fatto e passiamo a qualcosa di nuovo? No, torniamo semplicemente al campo base ogni anno e iniziamo il viaggio per tentare ancora una volta di raggiungere la vetta”.
Nel libro, Barty racconta poi in dettaglio come ha superato periodi di depressione, dubbi su se stessa e aspettative da parte del pubblico australiano per diventare la giocatrice numero uno al mondo. In alcuni momenti, come si legge: “A volte cadevo letteralmente a pezzi quando tutto diventava troppo”. Scrive che, dopo aver preso la decisione di porre fine prematuramente alla sua carriera, è diventata “robotica”... ed è stato questo cambiamento di atteggiamento che l’ha portata alla storica vittoria agli Australian Open contro Danielle Collins all'inizio di quest'anno.
Nel periodo che è intercorso tra la conquista dei titoli di Wimbledon 2021 e degli Open d'Australia 2022, Barty era nel bel mezzo di una sessione di allenamento sulla cyclette quando ha improvvisamente abbandonato a metà l’esercizio: “Una cosa che non ho mai fatto prima perché io non mollo mai. Mai. Sono fisicamente in grado di farlo, ma non posso se sono esaurita. Sembra una cosa da poco, ma non lo è: è un chiaro segnale di allarme”.
Dopo aver annunciato a marzo la sua decisione di ritirarsi, decisione che il suo team era riuscito a tenere nascosta a lungo, ha rivelato di aver ricevuto messaggi da nomi di alto profilo, tra cui il golfista Adam Scott, l'attore Hugh Jackman e il primo ministro Scott Morrison, ma di avere risposto solo a una chiamata: quella della collega Evonne Goolagong Cawley, pioniera ed eroina, prima donna aborigena di sempre a diventare campionessa Slam (ne vinse 7).
Scrivere le sue memorie è stato un processo emotivamente impegnativo per Barty, che ha ammesso di aver versato molte lacrime mentre riviveva storie mai raccontate prima sui suoi tre titoli Slam, tra cui la vittoria a Wimbledon con una lesione di 10 centimetri nell’addome.
Anche scrivere della sua famiglia, molto unita, del brutale isolamento di un’adolescente nel tour ha riportato alla mente ricordi emozionanti. “Ho cercato di essere cruda e onesta e di non nascondere nulla”, ha dichiarato Barty a News Corp. Nel libro ho cercato di far entrare tutto”. Barty, che in carriera ha guadagnato qualcosa come 23,8 milioni di dollari in soli premi e molto altro in sponsorizzazioni, è stata - secondo Forbes - la 14esima giocatrice più pagata della storia, per guadagni totali della sua carriera stimati intorno ai 53 milioni di dollari. Una cifra che difficilmente la costringerà a un ritorno indesiderato.