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Campioni internazionali

Boris Becker in prigione rovina il suo mito (e un po’ del sogno dei mitici anni '80 e '90)

Il più giovane vincitore di Wimbledon, condannato a 30 mesi di carcere, è l’ennesimo campione plurimilionario che si rovina da solo all’impatto con la vita dopo il tennis

di | 29 aprile 2022

Boris Becker con la compagna Lilian de Carvalho Monteiro si avvia alla Southwark Crown Court di Londra per conoscere la sentenza (Foto Getty Images)

Boris Becker, 54 anni, con la compagna Lilian de Carvalho Monteiro si avvia alla Southwark Crown Court di Londra per conoscere la sentenza (Foto Getty Images)

Come si fa a finire sul lastrico dopo aver guadagnato almeno 130 milioni dollari? Come si può essere condannati a due anni e mezzo di prigione per bancarotta dopo essere stato un’icona dello sport tedesco ed aver trainato l’industria dell’intera disciplina, trattenendo le ATP Finals per dieci anni fra Francoforte ed Hannover?

Boris Becker è riuscito anche in quest’impresa, dopo aver fatto impazzire il mondo aggiudicandosi Wimbledon a 17 anni nel 1985 - tuttora più giovane di sempre -, salendo nel gennaio 1991 al numero 1 del mondo e collezionando fra i 49 titoli 6 Slam come simbolo di un tennis potente, atletico ed agonisticamente feroce. Solo perché è un fenomeno dall’illustre passato e, secondo il suo legale, è completamente sul lastrico, senza più possibilità di garantirsi altri introiti in futuro visto che la sua reputazione esce completamente distrutta da questa condanna, è riuscito con un altro dei suoi fantastici tuffi ad ottenere una riduzione della pena di cinque anni, dai 7 che sembrava dovesse subire.

DALLE STELLE…

Dopo essere stato riconosciuto colpevole l’8 aprile a Bum Bum sono comminati adesso ufficialmente 30 mesi di reclusione dal giudice di Southwark, vicino a London Bridge. Che probabilmente si ridurranno della metà ma non potrà scontare ai domiciliari. Infatti, già in serata, è stato tradotto nel penitenziario. E’ stato condannato per 4 dei 24 capi d’imputazione per cui era finito sotto processo.

Il campione 54enne avrebbe trasferito enormi quantità di denaro dal suo conto aziendale, non dichiarando una villa di proprietà in Germania e nascondendo circa 900mila euro di debiti e azioni di una società tecnologica. Il debito complessivo ufficiale di Becker è pari a circa 3 milioni di euro ma già nel 2017 si era dichiarato insolvente a fronte di 50milioni di debiti dei creditori ed aveva annunciato di dover vendere i trofei più importanti. Anche se poi in realtà è stato anche accusato dal tribunale di averli nascosti ai creditori.

PASSIONI  

Il primo grande campione del tennis tedesco dai tempi di Von Cramm, negli anni 30, era accompagnato in tribunale, mano nella mano, dall’attuale fidanzata, Lilian de Carvalho Monteiro e dal primogenito, Noah, avuto dalla prima moglie, l’attrice e disegnatrice Barbara Becker, ed ha atteso la sentenza indossando la sua cravatta di campione di Wimbledon, che ha firmato , nell’86 e nell’89.

Lilian come Barbara (e come la seconda moglie Lilly Kerssenberg) è di colore, come è di colore anche Angela Ermakova, la giovane russa con cui ha avuto una bimba quand’ancora era legato alla prima moglie. Tanto che quella, al momento del divorzio, gli ha portato via metà della sua fortuna, peraltro già intaccata dalla causa che Boris aveva perso con l’ex manager della sua esposizione, Ion Tiriac, per rottura del contratto.

Il baffuto rumeno, che ha curato gli interessi anche di Guillermo Vilas, Ilie Nastase e Goran Ivanisevic, aveva stabilito a Montecarlo la residenza fiscale di Becker che, però, contravvenendo alle sue indicazioni s’era stabilito a Monaco di Baviera. Ed era finito sotto il mirino del fisco tedesco per due anni di contributi non versati. I cattivi investimenti, le troppe famiglie con figli da mantenere ed un livello di vita elevato hanno pensato come una zavorra trascinandolo in basso. Soltanto il contratto di talent alla BBC durante Wimbledon e una collaborazione tecnica di un anno e mezzo con Novak Djokovic aveva contribuito a contenere l’emorragia, ma non ad interromperla. Condannandolo infine addirittura alla prigione.

ESEMPIO NEGATIVO

Becker non è certo il primo esempio di grande campione sportivo che nella vita non riesce a primeggiare come nello sport. Ma in questo caso siamo davvero al campione che si autodistrugge, dopo le confessioni di aver fatto uso di dosi massicce di pillole per combattere lo stress e di sonniferi per racimolare qualche ora di sonno dal 1987 al 1992.

Lui che già dopo aver vinto il primo clamoroso titolo a Wimbledon aveva rivelato che avrebbe cancellato quello straordinario successo per riacquistare l’anonimato, schiacciato com’era dalla fama. Lui che aveva rivelato di aver anche pensato al suicidio per non essere stritolato dal suo stesso personaggio: “Avevo soldi, fama, auto, donne, tutto, eppure mi sentivo infelice. Avevo visto Marilyn Monroe, James Dean e tante star che al culmine della celebrità avevano trovato la morte, magari s’erano suicidate. Mi trovai a un passo da una finestra e pensai che bastava un passo e sarebbe finito tutto”.

Lui che non voleva essere una leggenda, e si è ribellato al ruolo anche sposando donne di colore nella Germania che lo eleggeva come bellissimo campione ariano. Lui che ci ha ripensato: “Le mie vittorie potevano far felici gli anziani, i poveri, gli emarginati. E’ stato per loro che ho accettato di passare per idolo. Ma sia chiaro: non sono per nulla fiero di essere cittadino di uno Stato che appoggia idee capitaliste”.

Ha sempre avuto idee confuse, Boris, è voluto diventare qualcuno che non era, anche da imprenditore. Per i suoi tifosi e per gli appassionati di tennis in generale resterà l’angelo biondo che ha combattuto fantastiche battaglie contro Ivan Lendl e Stefan Edberg, soprattutto, rendendo indimenticabili gli anni 80 e 90. Forse i migliori del tennis tutto. Ma con questa sua fine sconsiderata li ha macchiati anche un po’. Com’erano veramente quegli idoli come uomini, e che messaggio hanno lasciato in realtà, al di là dei gesti sportivi?

Boris Becker vincitore a Wimbledon nel 1985, premiato dalla Duchessa di Kent (Foto Getty Images)

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