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La numero 1 italiana è rinata quest’anno a Montreal conquistando il primo WTA 1000 della carriera: ha imparato ad accettarsi, avrà finalmente tregua dagli infortuni?
di Vincenzo Martucci | 17 dicembre 2021
Camila Giorgi somiglia a Fabio Fognini: con quel viso e quel fisico potrebbe sfilare con altrettanto successo in passerella come recitare al cinema, ha qualità tecniche ed atletiche di primo livello, regala da anni acuti d’autentica eccellenza, ha battuto più volte avversarie fortissime, ha brillato spesso sui palcoscenici più importanti, ha avuto momenti-no in cui diventa irriconoscibile, è completamente differente da come appare sul campo da tennis e, all’improvviso, quando nessuno più lo credeva possibile - a cominciare forse da sé stesso -, ha vinto il primo torneo WTA 1000, cioé al livello appena dopo gli Slam.
Alla marchigiana, 30 anni il prossimo 30 dicembre, è successo il 15 agosto a Montreal, quando, da numero 71 del mondo, ha messo in fila tutte avversarie di classifica migliore della sua, Mertens (n. 16), Podoroska (38), Kvitova (12), Gauff (24), Pegula (30) e Karolina Pliskova (6). Terza italiana di sempre ad aggiudicarsi un titolo così importante.
Quello che sorprende nella settimana magica in cui lascia per strada solo un set non è il livello di gioco che esprime, non è la capacità di superare una top ten come Pliskova, perché c’era appena riuscita altre due volte nella stagione (l’ultima all’Olimpiade di Tokyo quando arriva ai quarti dove sbatte però contro Elina Svitolina).
Quello che meraviglia è la capacità di fare le scelte giuste, la freddezza che esprime nei momenti topici e, soprattutto, la continuità che sfoggia nell’ambito della singola partita e una partita dietro l’altra, in sei episodi consecutivi.
Ci riesce senza papà Sergio accanto, il mentore-allenatore-angelo custode che la accompagna da sempre e col quale resta comunque in contatto minuto per minuto, a distanza, via cellulare. Ci riesce, dopo un altro acuto, un’altra settimana fenomenale, che vive a fine giugno, sull’erba di Eastbourne, dove parte dalle qualificazioni, superando Linette e Tomlanovic, e poi infila in tabellone Karolina Pliskova, Rogers, Sabalenka arrendendosi in semifinale ad Anett Kontaveit per un problema muscolare. L’ennesimo stop improvviso di un’atleta che vive con troppa ansia i momenti clou.
Anche per questo motivo l’erba è il suo semaforo verde, la superficie sulla quale può pensare meno e giocare aggressiva come piace a lei, quella dove si esalta grazie al baricentro basso, ai colpi piatti e al grande senso naturale dell’anticipo che possiede. Infatti nel Tempio ha fatto il debutto nei Majors a Wimbledon 2011, ha toccato il quarto turno l’anno dopo, nel 2012, quand’è entrata nelle top 100, e il terzo turno nel 2013, arrivando nel 2018 ai primi quarti Slam - e peraltro finora ultimi -, toccando quindi l’acme della carriera nei tornei più grandi ed arrendendosi soltanto a Serena Williams.
Sempre sul “verde”, peraltro, Camila ha firmato il primo titolo WTA a Rosmalen 2015. Mentre il secondo urrà sul circuito pro è targato Linz, nel 2018, sul cemento indoor. A fronte di sei finali perse che sono un dato negativo ma può contrapporre al record nel tennis italiano donne di 5 finali indoor, agli scalpi DOC strappati in carriera, fra cui quelli di Maria Sharapova, Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Caroline Wozniacki, Karolina Pliskova, ai quarti di finale a Wimbledon alla pari di soltanto altre quattro tenniste italiane nella storia, al successo in un torneo dell’erba, seconda azzurra di sempre dopo Roberta Vinci.
Tutto questo non fa che confondere le idee sulla avvenente marchigiana, amatissima dai fan al punto da collezionare 500mila seguaci social, a fronte degli attacchi degli scommettitori online e delle critiche dei soliti odiatori di professione che non riescono ad accettare che Camila ami esibirsi in tutta la sua femminilità. Com’è invece giusto e legittimo.
Del resto, sulla spinta della mamma stilista, per il futuro extra tennistico è molto orientata sul mondo della moda e, in occasione delle Nitto ATP Finals, a Torino, è apparsa molto aperta e disponibile col giovanissimo pubblico dei suoi estimatori. A conferma di una maturazione umana oltre che tecno-agonistica, di una conoscenza più profonda e più attenta di se stessa, e ad una consapevolezza delle sue grandi possibilità. Che hanno ricevuto una forte spinta propulsiva proprio dal successo di Montreal, con tanto di recupero di una classifica mondiale consona, col rientro al numero 34 WTA, e di tantissima fiducia.
Camila si augura di rimanere per una stagione lontana dai problemi fisici per potersi prendere nuove e ulteriori soddisfazioni a livello più alto. Noi che la conosciamo da quand’era bambina e l’abbiamo scoperta quando frequentava la prima Accademia di Patrick Mouratoglou nei sobborghi di Parigi e siamo rimasti con gli occhi sgranati davanti alla prima italiana che attaccava la palla sempre e comunque cercando la rete, continuiamo a credere in lei: ricca di bellezza e bravura. Magari troppo, magari con l’amletico dubbio di chi non si accetta nelle umanissime imperfezioni. Proprio come Fabio Fognini.
Camila Giorgi sarà l'argomento della puntata odierna di "Reloaded", il programma di SuperTennis che fino al 31 dicembre vi terrà compagnia ogni giorno alle 21.00 per rivivere i grandi temi e i principali protagonisti della stagione appena conclusa.