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Il primo risultato significativo di Jannik Sinner a livello nazionale giovanile fu la semifinale alla Coppa Lambertenghi 2013, il campionato italiano per under 12. “A quel tempo d’inverno giocava a tennis solo due volte alla settimana” racconta il maestro Mayr. Pochi ricordano che nel tabellone di quell’anno c’erano tutti i grandi emergenti azzurri di oggi: da Musetti ad Arnaldi, da Cobolli a Zeppieri e Bellucci…
di Enzo Anderloni | 25 gennaio 2024
Adesso che che gioca alla pari con Novak Djokovic, anzi lo batte in semifinale di Coppa Davis, tutti sono d’accordo che Jannik Sinner ha qualcosa di davvero speciale. Fino a pochi mesi fa per tanta gente era “bravo ma…”.
Che fosse speciale però se ne era già accorto il suo primo maestro di tennis, Heribert Mayr, che nel 2013 lo aveva accompagnato dodicenne a giocare la Coppa Lambertenghi, il Campionato italiano under 12, al TC Milano Alberto Bonacossa.
E’ un trofeo classico quello che lo storico sodalizio di via Arimondi mette in palio ogni anno all’inizio di settembre: il primo grande appuntamento per i pulcini del grande tennis. Mayr in un’intervista raccontò che, al tempo, Jannik era ancora un ragazzino che d’inverno giocava due volte alla settimana. Solo nell’estate altoatesina intensificava l’attività, come fanno tutti da quelle parti. Era talmente dotato che al TC Milano arrivò comunque fino alle semifinali, cioè tra i primi quattro d’Italia.
Jannik già aveva primeggiato a livello under 10, nello sci, vincendo il titolo nello slalom gigante. Nel tennis under 12 della Lambertenghi (una bella coppa d’argento con ‘le orecchie’) fu superato solo dall’alessandrino Filippo Moroni (Park Ovada) che in finale avrebbe battuto anche il toscano Marco Furlanetto.
Ripercorrendo le partite di Sinner di quell’edizione 2013, alla quale si presentò con la classifica FIT di 4.1 (cioè primo gruppo di quarta categoria), si scopre che al secondo turno aveva superato 6-2 6-1 nientemeno che Lorenzo Musetti, un anno più giovane di lui ma già meglio classificato (3.5, cioè quinto gruppo di terza categoria). La rivalità, che li avrebbe visti lottare nel turno decisivo delle prequalificazioni degli IBI 2019 per un posto nel tabellone principale, era dunque cominciata molti anni prima.
Dopo questa piccola scoperta allargare lo sguardo al tabellone del torneo viene spontaneo e quello che si coglie è stupefacente: in quel 2013, esattamente 10 anni fa, i Campionati Italiani under 12 avevano messo in campo quella che si sarebbe rivelata la nuova grande generazione del tennis azzurro, la “Generazione Sinner”, il gruppo di giovani talenti che ci proiettano alle vette del tennis mondiale da ora per almeno i prossimi 10 anni.
Scorrendo dall’alto il main draw (da 64 posti) troviamo infatti, tra gli altri, Giulio Zeppieri (allora 4.2 oggi n.134 del mondo), Mattia Bellucci (3.5 oggi n.180 del mondo), Flavio Cobolli (4.2 oggi n.100 del mondo), Samuel Vincent Ruggeri (4.1 oggi n.367 del mondo), Matteo Arnaldi (4.1 oggi n.44 del mondo). Oltre, come già detto, a Sinner e Musetti.
A quel tempo l’Italia aveva tre giocatori tra i primi 100: Fabio Fognini n.18 (26 anni), Andreas Seppi n. 23 (29 anni) e Paolo Lorenzi n. 80 (31 anni).
Dietro di loro, al n.101 trovavamo ancora l’attuale capitano di Coppa Davis Filippo Volandri allora 31enne, Matteo Viola (n. 138, 26 anni), Flavio Cipolla (n.158, 29 anni), Simone Bolelli (n.175, 27 anni), Thomas Fabbiano (n. 176, 24 anni) e Marco Cecchinato (n. 186, 20 anni). Il livello del nostro tennis maschile era più che dignitoso grazie a Fognini e Seppi ma senza grandi prospettive dal punto di vista dell’età dei migliori.
Brillavano le ragazze: in quell’anno l’Italia rosa avrebbe vinto la sua quarta Fed Cup (oggi Billie Jean King Cup) e aveva già assaporato il trionfo nel primo Slam della storia grazie al successo di Francesca Schiavone al Roland Garros del 2010 (rinforzato dalla finale raggiunta sempre dalla “Schiavo” l’anno successivo).
Si pensava in quelle stagioni che le imprese delle ragazze non stessero generando un effetto immediato sul rilancio del settore maschile che attendeva da quasi un quarantennio di rinverdire i fasti degli Anni Settanta del secolo scorso.
Ma chissà che quel gruppetto di ragazzini che affrontarono baldanzosi la Coppa Lambertenghi non respirassero già allora quel nuovo grande spirito che portò le nostre campionissime alla leggendaria finale tutta italiana del 2015, Flavia Pennetta contro Roberta Vinci.
E sempre in quel 2015 Fabio Fognini a vincere il doppio agli Open d’Australia (insieme a Simone Bolelli). Il canale televisivo Supertennis dal 2008 portava in chiaro nelle case di tutti gli appassionati le immagini di un’Italia del tennis che cresceva e festeggiava.
Di certo la ‘Generazione Sinner’ non si è persa per strada: tre quinti della nostra attuale squadra di Coppa Davis vengono da quella Coppa Lambertenghi. Sono accompagnati da altri coetanei di livello assoluto (vedi Flavio Cobolli, prossimo protagonista delle Next Gen ATP Finals, e Giulio Zeppieri, ormai a ridosso della Top 100) e hanno davanti un grande futuro. Il nostro futuro, quello che in quei giorni al TC Milano forse nessuno si era ancora immaginato così brillante.
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