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Il primo gennaio, Feliciano Lopez ha fatto sapere le sue intenzioni: dopo 26 anni di carriera, buona parte dei quali ad altissimo livello, ecco il ritiro. Con tante soddisfazioni, cinque Davis e un record di 79 presenze di fila nei Major
03 gennaio 2023
Era rimasto tra i più maturi (per non dire anziani) in attività. Ma nel 2023 anche Feliciano Lopez, classe 1981, dirà addio al tennis dei pro: lo ha annunciato il mancino di Toledo il primo giorno del nuovo anno. Un giocatore che ha lasciato segni importanti del suo passaggio ben al di là dei risultati del campo, grazie a un carisma non comune e a un tennis di attacco ormai sempre più raro da trovare nel circuito. Con il fatto di essere di aspetto piacevole (come dice con una certa frequenza mamma Murray) ad aumentare ulteriormente le attenzioni del pubblico, soprattutto di quello femminile.
Ma Feliciano Lopez resterà negli annali per un altro motivo: con 79 presenze consecutive, è il giocatore ad aver collezionato la striscia più lunga di partite negli Slam, staccando nettamente il connazionale Fernando Verdasco (67) e l'altoatesino Andreas Seppi (66). Insieme a Roger Federer, capeggia anche la classifica del maggior numero di partecipazione ai Major: 81. Numeri roboanti di una carriera durata oltre 20 anni, e cominciata in un'epoca lontana anni luce, se paragonata a quella attuale. Quando Feliciano entrava per la prima volta in classifica mondiale, il 7 di ottobre del 1996, in vetta al ranking mondiale c'era Pete Sampras, davanti a Michael Chang, Thomas Muster, Evgeny Kafelnikov e Goran Ivanisevic. Oggi, al momento del ritiro di 'Feli', al numero 1 del mondo c'è un ragazzo che sarebbe nato solamente circa sette anni più tardi.
In questi 26 anni, Lopez ha messo in bacheca sette vittorie nel circuito Atp, ha fatto segnare il numero 12 come best ranking in singolare, ha incassato oltre 18 milioni di dollari in soli premi, ma si è preso anche tante soddisfazioni in doppio e con la Nazionale spagnola, con cui ha vinto la Coppa Davis, non una ma cinque volte, l'ultima nel 2019. Non solo: mentre era ancora in attività, Feliciano aveva già cominciato a costruire la sua seconda parte di vita, sempre legata al tennis.
Il mancino di Toledo è infatti il direttore del Masters 1000 di Madrid, che come Roma crescerà quest'anno beneficiando dell'upgrade dell'Atp. Del resto Lopez si è sempre gestito in modo intelligente, e altrimenti sarebbe stato impossibile vederlo all'opera per quasi tre decadi senza particolari problemi.
“Era iniziato tutto come una bella suggestione e mi sono ritrovato a poter fare il lavoro più bello del mondo”, ha scritto lo spagnolo nel suo post di addio sui social network. “L'idea in questo 2023 è quella di poter giocare ancora qualcuno di quei tornei che per me hanno significato qualcosa di particolare. Poi saluterò. Ma sono grato al tennis per tutto quello che mi ha insegnato: è stata la migliore università possibile per affrontare la vita”.
Poi è tempo di ringraziamenti: “A tutte le persone che mi sono state vicine e mi hanno permesso di diventare quello che sono. E a mio padre, per quella volta che mi ha messo la racchetta in mano. A mia madre per aver supportato le mie decisioni senza farmelo pesare. A mia moglie Sandra e mio figlio Dario: spero che sia felice almeno la metà di quanto lo è stato suo padre negli ultimi 20 anni”.
Una dichiarazione d'amore, quest'ultima, che ne contiene due. Una per il piccolo Dario e l'altra per il tennis, lo sport che gli ha insegnato a stare al mondo. A prescindere dagli inevitabili chiacchiericci su un personaggio che in Spagna è tanto amato quanto invidiato, Feliciano per il tennis iberico ha segnato più di un'epoca. E lo ha fatto fino alla fine, se pensiamo che nel 2021 fu capace di battere Andrey Rublev in uno dei momenti clou della stagione, le Finals di Davis.
A racchetta lasciata da parte, almeno per ciò che riguarda il circuito pro, il mondo del tennis resterà comunque la sua prima attività. Con l'obiettivo di replicare da manager ciò che ha combinato sul campo. Le qualità di 'pierre' non gli dovrebbero mancare, con Madrid – dove ha vissuto tra un torneo e l'altro per tutta la vita – come punto di partenza per imparare un nuovo mestiere.