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Campioni internazionali

Fritz, un nuovo amico del tennis Usa o un miraggio nel deserto?

Il primo ATP Masters 1000 vinto dal 24enne californiano riporta alla ribalta un talento giovanile che è cresciuto senza strappi: fu vera gloria quella contro Nadal infortunato e preoccupato? A Miami avremo la prima verifica

di | 22 marzo 2022

Taylor Fritz trionfante con la mamma Kathy May, che fu a sua volta n.10 del mondo

Taylor Fritz trionfante con la mamma Kathy May, che fu a sua volta n.10 del mondo (Foto Getty Images)

Era già tutto previsto. Fin dai geni di mamma May, erede dei grandi magazzini Macy’s - che aveva il campo da tennis nella sua casa da ricchi, a Beverly Hills, bassa California, ed è salita al numero 10 del mondo WTA. Fin da quando papà Guy, che gli aveva messo in mano la racchetta a due anni, lo portò, bambino, al mega torneo di Indian Wells, a due ore d’auto da casa, e gli comunicò: “Un giorno vincerai il titolo”.

Poi, Taylor, con la faccia da bambolotto, servizio e diritto sempre più importanti, crescendo e lavorando, irrobustendosi in tutto, cadendo e rialzandosi, ha scritto la sua storia da pro nel “Tennis Paradise”: 2015 prime qualificazioni Atp, 2016 primo match in tabellone Atp, 2017 primo top 10 battuto, 2018 primo ottavo “1000”, 2021 primo quarto e prima semifinale“1000”, 2022 prima finale e primo titolo “1000”. Sì, domenica, anche primo urrà importante in carriera, peraltro battendo Rafa Nadal, col brivido pre-gara della rinuncia per la caviglia che s’era storto contro Rublev. Un trauma tanto serio che, quando aveva saputo del parere negativo di medici e coach, il direttore del torneo, Tommy Haas, aveva addirittura allertato l’ex numero 1, Jim Courier, per intrattenere e distrarre la folla con un’esibizione tra loro, magari insieme al comico Ben Stiller, grande appassionato, immancabile sugli spalti.

Ma per la prima volta, Taylor ha sorpreso tutti con una reazione di personalità, da campione: “Penso di essere una persona estremamente testarda. Penso anche di avere una tolleranza al dolore molto alta e non valuto che posso farmi ancor più male se esiste una possibilità di scendere in campo e giocare. Inoltre stavo pensando a cosa avrei dovuto dire alla folla se mi fossi ritirato anche se il male che ho sentito nel mio primo riscaldamento è stato il peggiore che avrei mai immaginato di poter sentire. A quel punto ero sicuro che mi avrebbe tenuto fuori dal campo. Sinceramente non so come sia possibile che la mia caviglia sia passata da così conciata com’era a così a posto com’è poi stato. Ringrazio il fisioterapista e i sanitari, hanno fatto un gran lavoro, sono stato davvero fortunato. Prima di una partita non avevo mai sentito tanto dolore”.

PERPLESSITA’

La finale resta una parte fondamentale del sogno più bello che il ragazzo della California abbia mai potuto immaginare, concretizzando le mille promesse: dai successi giovanili successo agli US Open e finale al Roland Garros, col numero 1 del mondo di categoria), dall’etichetta di “Nuovo Sampras” alle prime fulminee apparizioni ‘pro’ all’ascesa al numero 1 dei tennis yankees nell’ATP dell’anno scorso. E’ lui la nuova star, è l’erede di Agassi e Sampras, è almeno il valido staffettista di ‘bum bum’ Roddick? Ahilui, Taylor è destinato a lasciare perplessi. Magari questo primo titolo “1000”, come suggerisce Nadal e come gli fa eco lui, gli darà la spinta decisiva: “E’ da tutta la vita che perdo contro i più forti, m’è sembrato che fossero imbattibili, per cambiare idea non c’era altro modo che farcela sulla grande ribalta, vincere un grande titolo, contro chi era imbattuto quest’anno”. Eppure, ancora alla vigilia della finale di Indian Wells, raccontando del precedente test contro Rafa, il ragazzo di casa aveva fatto autogol: “Avevo avuto la sensazione che se avessi alzato il mio livello anche lui avrebbe alzato il suo e ancora e ancora”.

Peggio ancora: “La cosa più negativa di Rafa è sapere che continuerà a lottare, sarà sempre presente in ogni momento, non gli piace regalarti nulla, è competitivo al massimo, vuole sempre la vittoria così tanto… La cosa migliore, direi, è forse solo che non ti sbatte fuori dal campo col servizio e posso pensare di rispondergli. Ma lui è così bravo a rispondere, a sua volta, che funziona al contrario e devo stare attento ai miei servizi”.

Metteva le mani avanti, eccome e si poneva dei limiti ben precisi, contro i favolosi Fab Four. Ora, invece, Indian Wells, almeno sulla spinta della finale appena vinta, diventa un trampolino, per lui come per gli amici di nazionale, i coetanei, gli amici di mille allenamenti e battaglie, nella speranza che il tennis a stelle e strisce rialzi finalmente la testa: “Penso che forse questa mia affermazione mostra a tutti gli altri ragazzi che è possibile. Io sapevo già che era possibile: l’anno scorso, Reilly (Opelka) ha fatto la finale di Toronto e io la semifinale qui. Penso che il livello sia lì. I margini nel tennis sono così piccoli, gran parte della differenza la fanno la fiducia e la convinzione di riuscire. Penso che questo gruppo che abbiamo sia fantastico, spero che ci saranno molti più grandi risultati tra tutti noi”.

BRAVO RAGAZZO

Queste parole dicono che Taylor è soprattutto un bravo, onesto, ragazzo, lineare, pulito, come la sua storia: dal nascere ricco, molto ricco, e bello, al figlio cui ha voluto dare il suo cognome sposandosi, giovanissimo (anche se poi le cose non hanno funzionato), alla scalata lenta e senza squilli di trombe, all’umiltà sbandierata senza mai alzare il volume, alla clamorosa partita quasi vinta contro Novak Djokovic agli Australian Open dell’anno scorso, quand’era avanti due set a zero e il serbo si mostrava ferito.

Taylor Fritz con la fidanzata Morgan Riddle a Indian Wells (Foto Getty Images)

Il destino gli ha dato un’altra possibilità, offrendogli un Rafa ancor più ferito e anche preoccupato e quindi titubante in vista della stagione sulla terra rossa e il suo amato Roland Garros. Ma sinceramente, anche se a 24 anni vecchio di sicuro non è, malgrado i bagliori di Indian Wells - “soprattutto quello contro Rublev”, sottolinea Nadal - non riusciamo a predire a Taylor Fritz un futuro così straordinario. E lo stesso vale per i compagni di merende, dai coetanei Opelka, Paul e Cressy al 20enne Nakashima, ai 21enni Korda e Brooksby che, sempre per citare Rafa: “Fa molte cose molto bene, con uno stile speciale, fa cose molto difficili e le fa facili. Probabilmente anche lui avrà un grande futuro”.

In attesa poi, già da domani a Miami, senza Djokovic e Nadal, la risposta della giovane Europa (da Medvedev a Zverev, da Tsitsipas a Rublev, Sinner, Alcaraz e Berrettini) e dei due canadesi, Aliassime e Shapovalov. Tutti, sulla carta, superiori a Taylor e compagni. Cosicché Indian Wells resterà probabilmente un miraggio nel deserto. Sembra proprio che Fritz e gli altri americani possano fare scintille ma non con continuità e non nei tornei maggiori. Anche perché gli aspiranti stregoni sono davvero tanti e tutti agguerriti. E, per arrivare al traguardo delle 7 partite che bisogna attraversare per vincere uno Slam, bisogna anche essere agonisticamente cattivi, affamati, duri. 

Taylor Fritz con Morgan Riddle sul profilo Instagram di lei

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