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Campioni internazionali

Il tennis piange Bob Brett, coach di Becker, Ivanisevic e Cilic

Il grande coach australiano, vittima di un tumore, si è spento stamane a Melbourne. Aveva 67 anni. Allievo del mitico Harry Hopman ha fatto crescere tanti campioni ed è stato mentore di tanti tecnici. Aveva aperto una sua accademia a Sanremo. I messaggi di Riccardo Piatti e Patrick Mouratoglou

di | 05 gennaio 2021

Bob Brett con Nikki Pilic e Jon Tiriac nel 1988

Il team di Boris Becker nel 1988: Bob Brett (al centro) con Nikki Pilic e Jon Tiriac nel 1988

Il grande coach Bob Brett è mancato stamattina all'età di 67 anni. L'australiano, che in 46 anni di carriera, ha lavorato anche con vincitori di tornei del Grande Slam come Johan Kriek, Boris Becker, Goran Ivanisevic e Marin Cilic, combatteva da tempo con un tumore.

Erede di una grande tradizione di tecnici che si rifà al mitico Harry Hopman, Brett è stato mentore di centinaia di allenatori in tutto il mondo. Nel novembre 2020, era stato selezionato all'unanimità dai suoi colleghi come vincitore del Tim Gullikson Career Coach Award 2020.

La sua storia è splendidamente raccontata dal collega James Buddell sul sito dell’Atp Tour. Ve ne proponiamo un ampio stralcio.

Bob Brett, che ha sempre improntato il suo lavoro sulla pazienza, su una forte etica del lavoro e sull'impegno nei confronti del giocatore, è stato immerso nel tennis di alto livello sin dalla tenera età. E’ stato un seguace di Harry Hopman, il leggendario allenatore australiano,  suo mentore fino alla sua morte nel 1985.

Brett era noto per essere una persona premurosa, gentile, che non alzava mai la voce. E per essere in grado di non far trasparire le sue emozioni dal suo posto a bordo campo. Nativo di Melbourne ha insegnato ai suoi giocatori la vita, e non solo come colpire un diritto, e ha mantenuto ottime relazioni con tutti i componenti dei suoi team anche ben dopo la fine delle loro collaborazioni. Famoso per i suoi lunghi esercizi in cui contava le ripetizioni dei colpi (che ricominciavano da zero quando un giocatore commetteva un errore) Brett aveva aperto un'accademia, che porta il suo nome, a Sanremo, in Italia nel 2002.

Alla domanda su quale fosse suo stile di coaching (ATPTour.com 2008), Brett ha raccontò: “Ho tratto beneficio dalla mia lunga frequentazione con Harry Hopman. Non l'ho copiato, ma mi ha influenzato tantissimo. Il lavoro e la ripetizione sono la chiave di una partnership giocatore-allenatore. Un giocatore deve essere mentalmente solido, deve avere la capacità di esprimersi al meglio sotto pressione. La partita è sempre una battaglia tra il carattere di un giocatore contro quello dell’altro. Puoi quindi guidare, fornire loro esempi, raccontare esperienze e precendenti storici, ma alla fine devi tirare fuori le loro qualità. Inoltre, devi avere occhio per ogni minimo dettaglio".

Nel 1965, durante la partecipazione al campionato australiano e dello Stato del Victoria, che si tennero entrambi al Kooyong Lawn Tennis Club di Melbourne, Brett (allora dodicenne) seguiva le partite a bordo campo, cercando di ottenere l'autografo di Hopman. Un socio del club accanto al quale era seduto, visto il suo entusiasmo, gli chiese se volesse conoscere George MacCall, che era al suo primo anno da capitano della Coppa Davis degli Stati Uniti. Brett colse al volo l'occasione: il giorno successivo andò a incontrare MacCall e divenne immediatamente un raccattapalle per Arthur Ashe, Cliff Richey, Clark Graebner, Herb Fitzgibbon e Jim McManus durante le loro sessioni di allenamento.

"Dopo un po 'di tempo, Arthur mi chiese se volevo fare due scambi con lui", raccontò Brett ad ATPTour.com. “Passarono solo pochi minuti prima che il signor Hopman uscisse dalla clubhouse per fermarlo. Disse ad Arthur che non ero un socio del circolo e che giocare con me non era giusto nei confronti degli altri ragazzi. L'anno successivo, chiesi al signor Hopman se potevo fare il raccattapalle per la squadra australiana di Coppa Davis. E lui mi disse di sì".

La carriera da giocatore di Brett fu di breve durata e, nel 1971, su insistenza di suo padre, accettò due lavori: uno come postino dalle 6 del mattino alle 13.00, l’altro dalle 17. all'una di notte. Ma all'età di 20 anni, nel 1974, Brett scrisse una lettera a Hopman, che lavorava alla Port Washington Tennis Academy, situata a Long Island, New York. "Hopman mi disse di andare da lui quando volevo, ma non mi parlò dei documenti necessari per ottenere un visto", ha ricordato Brett. “Ottenni un visto turistico e lavorai al fianco del signor Hopman per 200 dollari a settimana, che ho calcolato essere 6,25 dollari un'ora di lezione. Mi disse di osservare Tony Palafox (che sarebbe stato l'allenatore di lunga data di John McEnroe) lo stesso John McEnroe, Vitas Gerulaitis, Peter Rennert, Mary Carillo e Peter Fleming ".

 

 

 

Brett ha ascoltato attentamente e ha osservato ogni mossa di Hopman, la sua tecnica e gli esercizi due contro uno che hanno affinato la velocità, i riflessi e il movimento di ogni allievo. Ha anche osservato come Hopman forniva la palla dal cesto: se un giocatore commetteva un errore, gli ridava la palla successiva nello stesso punto per vedere se trovava subito da sé la soluzione tecnica. Solo allora Hopman, capitano-allenatore di 22 squadre vincitrici della Coppa Davis australiana tra il 1939 e il 1967, avrebbe parlato con il giocatore. "Avere una conversazione con Hopman era sempre illuminante", ha detto Brett. "Inizialmente ho riempito cesti di palline per il lui, buttando via quelle sgonfie, ma ho imparato presto che ogni giocatore ha bisogno di qualcosa di diverso, tagliato su misura per lui."

Nel dicembre 1978, su raccomandazione di Hopman, Brett assunse la guida della prima squadra creata dal marchio Rossignol: Andres Gomez, Ricardo Ycaza e Raul Antonio Viver, su un progetto-pilota di sei mesi.

"Gomez era circa al n.240 [nella classifica FedEx ATP all'epoca] e nei sei mesi successivi arrivò al n. 68", raccontò Brett, che ha lavorato anche presso l'Accademia di Hopman a Saddlebrook, in Florida. "Rossignol mi ha poi chiesto di costruire una squadra più ampia e, dopo aver consultato Hopman, che mi consigliò sei giocatori, ho lavorato con Johan Kriek, che ha vinto gli Australian Open 1981, Fritz Buehning, Gomez, Tim Mayotte, Tim Wilkison, Viver, Jose-Luis Clerc e successivamente Mats Wilander, Guy Forget e Henrik Sundstrom. All’inizio non volevano allenarsi tra di loro, ma quando arrivò Mayotte, che giocava volentieri con tutti, la dinamica cambiò. Peugeot sponsorizzò il gruppo e mise in palio un'auto per il giocatore con il maggior numero di vittorie alla fine di ogni stagione. Quindi, naturalmente, li ha aiutati a giocare ed allenarsi insieme sempre di più ".

 

Brett, che aveva lavorato anche con Harold Solomon, John Lloyd, Peter McNamara e Paul McNamee intorno ai 20 anni, vide la sua fama crescere in quel periodo e,  quando Gunter Bosch si dimise da allenatore di Becker dopo gli Australian Open del 1987, una nuova opportunità gli si presentò, all'età di 34 anni.

Becker racconta, nella sua autobiografia del 2004, The Player, “Quando Bosch se ne andò dovevo trovare un nuovo allenatore, ma Tiriac era contro la mia scelta, l'australiano Bob Brett. 'Lui? Cosa ha di cui potresti aver bisogno? Non ha mai giocato una finale a Wimbledon! Come potresti avere rispetto per lui? Ma Brett era un duro, esattamente quello di cui avevo bisogno. Ha messo in chiaro cosa si aspettava da me: disponibilità, disciplina, forza di volontà, puntualità. Tre ore di allenamento al mattino, tre ore al pomeriggio. 'Quello che fai dopo non mi interessa.' Era un puro rapporto professionale. Brett mi ha trattato come un adulto. "

Brett ebbe il suo momento di maggiore successo come allenatore a tempo pieno di Becker dal novembre 1987 al febbraio 1991, culminato con la vittoria del tedesco agli l'Australian Open che lo fece diventare il numero 1 del mondo il 28 gennaio 1991.

Becker accettò subito l'etica del lavoro di Brett, cominciando con perfezionare la presa della racchetta per il servizio, che pure era già un’arma vincente. "Abbiamo giocato a golf e a scacchi e Boris era curioso", raccontò Brett nel 2008. "Era molto bravo nell’eseguire subito quello che gli chiedevo di fare. Anche la sua capacità di analizzare gli avversari era molto buona. L'ho incoraggiato a lavorare sodo, insistendo anche sul valore dei momenti di recupero ".

Vinsero il primo dei 18 titoli a livello di tour conquistati insieme al BNP Paribas Open del 1988 a Indian Wells (Boris battè in finale Emilio Sanchez) e Becker visse la migliore stagione della sua carriera nel 1989, quando conquistò Wimbledon (in finale su Edberg) e gli Open degli Stati Uniti (su Lendl) e riuscì a imporre il suo gioco potente su più superfici. Brett, che si svegliava alle 5 del mattino ogni giorno per andare a correre, era una personalità completamente diversa da Becker, ma la coppia trovò quel equilibrio ideale che permise al campione tedesco di raggiungere 26 finali a livello di ATP tour (18 vittorie) durante i tre anni e mezzo della loro collaborazione.

 

Alla fine del lungo sodalizio con Becker, Brett fu subito assunto dal padre di Goran Ivanisevic, Srdjan, nel 1991 e si impegnò nel mettere a punto i colpi da fondo campo e il gioco al volo del croato. "Goran era un atleta eccezionale, amava il suo paese e mostrava apertamente i suoi pensieri e le sue emozioni", raccontò Brett ad ATPTour.com. "Durante il nostro primo incontro non disse una parola, che ho pensato fosse strano, visto che per me era importante capire che cosa Goran voleva ottenere dalla nostra collaborazione. Non ho toccato il suo servizio, ma volevo canalizzare la sua energia in modo positivo".

In una partnership durata quattro anni, terminata alla fine della stagione 1995, Ivanisevic vinse nove titoli su 17 finali a livello di tour, raggiungendo due volte la finale a Wimbledon, nel 1992 (battuto da Agassi) e nel 1994 (sconfitto da Sampras). Ivanisevic procurò personalemente a Brett un biglietto per il Centre Court nel luglio 2001, quando il croato conquistò Wimbledon battendo in cinque set in finale l’australiano Patrick Rafter.

Brett era l’allenatore di Andrei Medvedev quando il russo arrivò alla finale del Roland Garros del 1999. Ha preso Nicolas Kiefer quando era fuori dalla Top 50 e l’ha seguito fino a diventare n.4 del mondo.

Nell'estate del 2004 Ivanisevic portò a Sanremo un promettente ragazzo di 15 anni, alto un metro e 90. La successiva partnership di nove anni (2004-2013) di Brett con Marin Cilic, ha visto il croato crescere sul piano tecnico e della forza fisica fino a vincere il titolo juniores al Roland Garros nel 2005 e a diventare n. 9 del mondo come professionista.

Quando Cilic ha conquistò la corona degli US Open 2014, Brett fu una delle prime persone che il croato chiamò appena tornato a casa.

Bob Brett, il vincitore del Tim Gullikson Career Coach Award negli ATP Awards 2020, è mancato alle 2:15 di martedì a Melbourne, con le sue due figlie, Katarina e Caroline, al suo capezzale.

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