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Andre Agassi raccontava nel suo libro Open la sua paura della macchina sparapalle inventata da suo padre, il "Dragone". Ex pugile, Mike Agassi è morto a novant'anni. Scrisse a sua volta un'autobiografia per raccontare la sua versione dei fatti.
di Alessandro Mastroluca | 29 settembre 2021
Il tennis moderno deve molto al suo "Dragone", alla macchina sparapalle nera come la notte con cui ha curato la coordinazione del piccole Andre. Così Agassi raccontava nel libro Open del padre Mike, morto a novant'anni martedì sera.
Emanoul Aghassian, questo il suo vero nome di Mike Agassi che nel 2008 è stato indotto nella Nevada Tennis Hall of Fame, ha iniziato come pugile. Ha anche rappresentato l'Iran alle Olimpiadi nel 1948 e nel 1952, dopo ha seguito a Chicago il fratello Samuel. Solo una volta arrivato negli Stati Uniti ha cambiato il suo nome in Mike. Nel 1963 ha iniziato a lavorare nell'hotel-casinò Tropicana Las Vegas, e si è messo anche a dare lezioni agli ospiti sui campi da tennis della struttura altrimenti inutilizzati.
Insieme alla moglie Elizabeth ha avuto quattro figli, e a tutti ha cercato di insegnare il tennis. L'ha raccontato in uno dei capitoli di "Indoor", la sua autobiografia che per certi versi è la risposta a Open, il classico scritto da Andre insieme al premio Pulitzer J.R.Moehringer.
Rita, la primogenita, era caparbia e combattiva. Mike però ammette di averle rovinato la carriera mettendole addosso troppe pressioni. Il secondo figlio, Philip, giocava benissimo ma non aveva l'istinto killer, dice Mike. Agassi senior ha lasciato la terza figlia, Tami, libera di seguire la sua passione senza alcun tipo di pressione.
Andre, il più piccolo, ha mostrato da subito più ambizione dei quattro. E allora il metodo è cambiato di nuovo. Celebre la frase citata da Andre: se riuscirai a colpire 2500 palline al giorno, e dunque un milione di palline in un anno, sarai imbattibile. E' anche merito suo, in fondo, se "Flipper" Agassi ha vinto otto Slam ed è diventato il miglior interprete nella risposta della sua generazione e uno dei migliori nella storia del gioco.
Andre ha anche raccontato di una partita che Mike avrebbe organizzato contro Jim Brown, campione NFL appassionato di tennis. Brown voleva una partita vera, con soldi in palio, ma il suo avversario designato non si presentò. Mike sapeva di avere il giusto piano B. Mandò in campo il figlio Andre, che poi vinse.
In un'intervista al quotidiano La Repubblica, confessò che secondo lui, per un giocatore è meglio avere accanto un padre che un coach. Mike Agassi, ha detto il direttore della divisione del Nevada della USTA, Ryan Wolfington, ha ispirato tantissime persone. "E' una delle persone più dure che abbia conosciuto - ha detto - ma aveva un cuore enorme. Ha avuto un grande peso nella carriera di Andre che ha rivoluzionato il mondo del tennis".