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Campioni internazionali

Norrie verso i top 10? Ecco perché l'impresa è possibile

Il britannico nato in Sudafrica è uno degli uomini più caldi del momento. Da un'analisi del suo ranking, è chiaro che abbia concrete chance di puntare all'ingresso nei primi 10 del mondo nei prossimi due o tre mesi. E pensare che fino al 2021 qualcuno dubitava delle sue chance di stare stabilmente nei 50...

03 marzo 2022

Nello sport i numeri non dicono tutto ma raccontano tanto. Quelli del 2021 di Cameron Norrie, tennista britannico nato in Sudafrica nell’agosto del 1995, fanno obiettivamente strabuzzare gli occhi. Di partite ne ha giocate addirittura 81, vincendone 56. Cinquantasei. Due titoli (Los Cabos e Indian Wells), quattro finali (Estoril, Lione, Queen’s e San Diego) e la prima partecipazione alle Nitto ATP Finals entrando dalla porta secondaria.

Papà David, scozzese, e mamma Helen, gallese, giocano entrambi a squash a livello universitario. Volati a Johannesburg come microbiologi, scelgono di trasferirsi in Nuova Zelanda dopo aver subito un furto. Il piccolo “Cam” ha soltanto tre anni e fino ai sedici cresce nella patria del rugby, imparando presto a giocare a tennis. Sulle pareti della cameretta ci sono i poster di Andre Agassi, che nel 2015 vengono piegati e riposti in valigia, direzione Stati Uniti d’America. Alla Texas Christian University di Fort Worth, Norrie conosce colui che diverrà il suo allenatore: Facundo Lugones. La notte studia, il giorno suda in campo. Lunedì 26 giugno 2017 vince il suo primo match nel main draw di un torneo ATP, sull’erba di Eastbourne, con il maratoneta argentino Horacio Zeballos. Il primo di una lunga serie.

Quasi cinque anni più tardi, archiviate oltre 200 partite nel circuito maggiore, Cameron è più consapevole. Più maturo. “Ora come ora non penso troppo, mi concentro solo sul gioco, e soprattutto sul servizio che so essere importantissimo. In passato, ho fatto qualche errore di esecuzione e qualche scelta sbagliata, avevo sostanzialmente la tendenza a diventare troppo passivo. Giocavo un po’ come al college, mettevo la palla in campo e poi cercavo di cavarmela con le giocate giuste, invece adesso cerco di applicarmi sul colpo che voglio giocare. Essere in fiducia aiuta”. La nuova stagione era iniziata con il freno a meno tirato, con quattro sconfitte nei primi quattro incontri. L’ingranaggio ha ripreso a girare sul veloce indoor di Rotterdam, oliato dai successi su Humbert e Khachanov prima della battuta d’arresto nei quarti di finale con il futuro campione Auger-Aliassime. 

In Florida, sul veloce outdoor di Delray Beach, Norrie ha conquistato il suo terzo titolo nel circuito maggiore. Qualche giorno più tardi, nel caldo torrido di Acapulco, ha disputato con Stefanos Tsitsipas quello che forse è il suo miglior match in carriera.

La striscia di vittoria consecutive si è fermata ad otto, in finale, interrotta da chi quest’anno ancora non vuole saperne di perdere: Rafa Nadal.

Andy Murray dice di lui: “Mentirei se dicessi che mi attendevo questi risultati. Ma Cameron può essere un esempio per tutti i giocatori, perché è un lavoratore straordinario, che dà sempre il cento per cento. Se riesci a trovare continuità nel lavoro e fai le scelte corrette, puoi arrivare molto molto lontano. Lui è la dimostrazione concreta di questo concetto”. Una benedizione.

I numeri, dicevamo, ora più che mai interessano Cameron Norrie da vicino. Il mancino britannico, che al momento ricopre la dodicesima posizione nel ranking Atp, ha la possibilità di guardare alle prossime settimane con giustificato ottimismo. Marzo e la prima parte di aprile hanno tutte le carte in regola per essere un periodo d’oro, visto che l’unica “cambiale da pagare” nel mese corrente scade lunedì 21 ed in totale non va oltre i 110 punti (relativa ai tornei di Marsiglia e di Acapulco della passata stagione).

In primavera inoltrata le cose cambieranno, certo, ma al momento Cameron ha poco o nulla da difendere. I due “1000” nordamericani mettono in palio un bottino non indifferente. Miami in particolare avrà un peso importante, visto che Hurkcaz e Sinner avranno il difficile compito di confermare, rispettivamente, titolo e finale. Hubert e Jannik, proprio loro, che al momento precedono Norrie di appena una manciata di punti (171 e 170), sono avvisati. La top-10, e relativo best ranking, conti alla mano sono avvero ad un passo.

I 3325 punti di Norrie, in questo momento, sono così composti:

  • Wimbledon 90
  • Roland Garros 90
  • Australian Open 10
  • Indian Wells 1000
  • Parigi Bercy 90
  • Roma 70
  • Acapulco (2022) 300
  • Queen's 300
  • Rotterdam (2022) 90
  • Barcellona 90
  • Acapulco (2021) 90
  • Rotterdam (2021) 65
  • Vienna 45
  • Washington 45
  • Delray Beach 250
  • Los Cabos 250
  • San Diego 150
  • Lione 150
  • Estoril 150

Dunque, cosa potrà accadere a breve? Intanto, c'è alle porte Indian Wells, il torneo dove Norrie è detentore del titolo. Ma con una postilla non da poco: i punti del successo del 2021 non gli usciranno alla fine del torneo del 2022, bensì il 17 di ottobre, la data effettiva della conclusione dell'ultima edizione. Inoltre, tra i risultati da scartare prima di fine maggio, Cameron conta soltanto i 70 punti di Roma, i 90 di Barcellona e di Acapulco 2021, i 65 di Rotterdam. In totale, perderà dunque 315 punti.

In compenso, potrà guadagnarne parecchi, considerato la sua attitudine ai campi in duro e la fiducia mostrata di recente. Vederlo tra i top 10 sembra solo questione di tempo. E pensare che in tempi recenti, qualche pseudo-esperto da social (ma pure qualche tecnico e qualche collega) lo vedeva troppo poco competitivo per restare stabilmente nei primi 50. 

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