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Campioni internazionali

Ricordi di Sinner a Bergamo, dove tutto è iniziato

Non sono passati nemmeno cinque anni da quando un Sinner 17enne trionfava a sorpresa al Challenger di Bergamo, da wild card numero 546 del mondo, emozionando in campo ma lasciando il segno anche fuori. Ricordi e testimonianze del successo che l’ha lanciato (foto di Antonio Milesi)

30 gennaio 2024

La storia sportiva (e non solo) di Jannik Sinner avrà un pre e un post Australian Open 2024, come ha avuto un pre e un post Challenger di Bergamo, il torneo che nel 2019 l’ha lanciato facendo capire al mondo che quel 17enne altoatesino dai capelli rossi non era affatto uno qualsiasi. All’epoca era possibile solamente crederlo sulla fiducia, mentre oggi è una certezza e fa un certo effetto rivivere l’evento di allora attraverso video, ricordi e testimonianze, scoprendo passaggi che – col senno di poi – dicevano già molto sul giocatore che Sinner è diventato.

Cinque anni fa, Jannik a Bergamo ci arrivò da numero 546 della classifica ATP, invitato grazie a una wild card della Fitp e seguito da Andrea Volpini, il coach del Piatti Tennis Center che più di ogni altro ne ha accompagnato la crescita. Partite vinte a livello Challenger prima di quel torneo? Una, sul finire del 2018 a Ortisei. Insomma, nulla lasciava immaginare quello che sarebbe successo e a Bergamo l’osservato speciale non era certo lui, bensì Lorenzo Musetti che l’Australian Open l’aveva appena vinto fra gli juniores. Per rendere l’idea di quanto (poco) Sinner fosse atteso, il suo match d’esordio fu programmato addirittura sul campo secondario del torneo, in provincia, nelle quasi indifferenza generale.

Lo vinse contro l’austriaco Miedler, poi fu promosso sul Centrale e il resto è storia: fuori in tre set Caruso e Galovic, con un tennis già dirompente ma anche qualche incertezza figlia dei 17 anni. Poi il cambio di passo: 6-2 6-3 ai quarti all’ex promessa Quinzi, 6-2 6-3 a Lamasine in semifinale (“è troppo forte”, strillò il francese rivolto al suo angolo dopo essere stato sbattuto per l’ennesima volta da destra a sinistra) e 6-3 6-1 – senza avvertire un briciolo di tensione – nella finale contro Roberto Marcora, davanti a 2.500 spettatori entusiasti e consapevoli di trovarsi di fronte a qualcosa di magico.

Partiva come favorito il lombardo, invece Sinner diventò il più giovane italiano di sempre a vincere un torneo Challenger e il rivale fu costretto a ricordare quando quattro anni prima, all’Isola d’Elba, Piatti gli disse che quel giorno l’avrebbe fatto allenare contro un ragazzino che nel giro di qualche anno gli avrebbe lasciato pochi game. “Ho sempre saputo che Piatti fosse uno dei migliori – scherzò Marcora –, ma non credevo fosse anche veggente”.

L’aneddoto più divertente di quel torneo l’ha raccontato Marco Fermi, che dell’evento bergamasco è direttore da sempre e di future star ne ha incoronate tante, come recita un albo d’oro da far invidia a vari tornei maggiori. “Ricordo – ha detto – che dopo il suo match dei quarti di finale da una delle sue scarpe si staccò la suola, ma Jannik voleva a tutti i costi continuare a giocare con quelle, senza sostituirle. Così, mia moglie corse a portarle da un calzolaio in città, che le riparò durante la notte fra venerdì e sabato”. Mossa vincente.

Di lui, a Bergamo ricordano anche l’umiltà. “Era l’unico – ha detto ancora Fermi – che non si lamentava mai degli orari degli allenamenti. Era disposto ad allenarsi anche alle 7 del mattino, pur di trovare un campo per giocare. Più di una volta aprimmo il palazzetto in anticipo solo per lui”.

Dopo il trionfo in finale, Sinner si concesse qualche minuto con degli appassionati altoatesini che per tutta la settimana ne avevano accompagnato le vittorie, festeggiandole (loro) a suon di birre all’esterno del bar del Palazzetto dello sport, malgrado le temperature di quel 24 febbraio non fossero delle più simpatiche. Lui, invece, di festa ne fece gran poca, sia lì sia a cena con Volpini e il preparatore atletico Dragoljub Kladarin, in un ristorante “all you can eat” della città.

“Non festeggiò affatto – ricorda il trainer –, mangiò poco e pareva non fosse entusiasta. Solo soddisfatto, ma senza esaltazione”. Segno che aveva capito fosse solo l’inizio, e poi non poteva fare troppo tardi perché la mattina successiva c’era un treno da prendere alle 5 con destinazione Trento, per un torneo Futures. Molti dopo aver vinto un Challenger vi avrebbero rinunciato, mentre lui ha puntualmente giocato e vinto, a mo’ di immediata conferma che no, Bergamo non era stato affatto un caso.

Oltre a fare faville in campo, dove in sette giorni batté sei giocatori fra i primi 500 del ranking Atp (statistica che vale se si considera che prima di quella settimana ne aveva sconfitti… zero), Sinner lasciò il segno anche fuori. Per i suoi modi gentili, per il contrasto fra il giocatore spietato in campo e il ragazzo qualsiasi fuori, più a suo agio con la racchetta che col microfono. Tanto che il discorso post trionfo iniziò con un sospiro, facendo subito scoppiare le risate del pubblico. Ma poi anche il freddo Jannik si sciolse. “Sono più teso adesso rispetto alla partita”, aggiunse, e poi si complimentò con Marcora per il torneo. “Tu e il tuo team – disse – siete sulla strada giusta”. Detto da un 17enne alle prime armi a un 30enne che invece quei livelli li frequentava da un pezzo fece sorridere.

Ma Jannik era già così: giovane ma maturo, ingenuo ma determinato, divertente e soprattutto sicuro di sé, anche davanti al pubblico più numeroso fin lì mai trovato in carriera. La prova è null’ultima frase pronunciata davanti agli spettatori, nel chiudere il suo discorso. “Forse ci vedremo l’anno prossimo”. In quel “forse” è racchiuso tutto il percorso di Jannik, ben definito sin dall’inizio. Gli erano bastati sette giorni da star per capire che la sua nuova dimensione era già un’altra e che presto i Challenger avrebbero fatto parte del passato. Non ha sbagliato: un anno più tardi era nei primi 80 del mondo, già troppo forte per ripresentarsi a Bergamo, e nemmeno cinque stagioni dopo ha un titolo Slam in una tasca, con tante altre ancora vuote e pronte ad accoglierne di nuovi.

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