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Campioni internazionali

Iga sogna il 'Poland Garros'

Swiatek ha raggiunto un obiettivo mai realizzato da Aga Radwanska: essere la prima polacca in finale al Roland Garros dal 1939. Appassionata della serie Mad Men e dei grandi classici del rock, sogna di trionfare a Parigi. Magari insieme all'idolo Rafa Nadal

di | 10 ottobre 2020

Iga Swiatek chiama gli applausi

Iga Swiatek chiama gli applausi

In sei partite, ha perso 23 game. Ha firmato il percorso più dominante per una finalista del Roland Garros in singolare femminile dopo Mary Pierce. L'ha fatto con la forza di un combattente e il sorriso di quei vent'anni che rischiano di svanirti dalle mani se non li afferri dentro i confini certi di una fotografia. Iga Swiatek ne avrà tante di fotografie da conservare e rivedere. Diciannove anni, è arrivata dove nemmeno Agnieszka Radwanska, la polacca migliore nell'era Open, era mai giunta a Parigi. 

Nella storia, infatti, la Polonia vantava una sola finalista, Jadwiga Jedrzejowska, di Cracovia che nel 1939 perse 63 86 da Simone Mathieu, a cui hanno intitolato l'anno scorso il nuovo stadio-serra integrato nel giardino botanico del Roland Garros. Insieme quell'anno vinsero anche il titolo in doppio. Considerata fra le migliori 10 del mondo dai giornalisti Wallis Myers e John Oliff tra il 1937 e il 1939, veniva descritta come un tennista dal dritto d'attacco, colpito davanti al corpo, che sarebbe stato moderno anche oggi.

Swiatek, completa e fluida, con un rovescio con cui può raggiungere ogni angolo del campo, è la settima non testa di serie in finale a Parigi nell'era Open. "Sono sorpresa, prima del torneo non credevo che avrei potuto giocare così bene" ha detto dopo il 6-2 6-1 in semifinale a Nadia Podoroska, l'argentina protagonista di una delle grandi favole del torneo: a 23 anni entrerà in top 100 e guadagnerà più di quanto incassato finora in tutta la carriera.

Swiatek, sicura di salire almeno al numero 24 del mondo dopo aver iniziato il Roland Garros al numero 54, è solo al suo settimo Slam. Ha iniziato il percorso sorprendendo la finalista della scorsa edizione, la ceca Marketa Vondrousova. Ha poi sconfitto l'ex numero 1 di doppio Su-wei Hsieh e al terzo turno la canadese Eugenie Bouchard, che a Parigi non vinceva due partite di fila dalla sua semifinale del 2014.

Negli ottavi ha vendicato la sconfitta dell'anno scorso, nello stesso punto del torneo, contro la numero 2 del mondo Simona halep. Non aveva mai battuto un'avversaria fra le prime 15 al mondo. Ha giocato la partita perfetta, lasciando appena tre game. Nei quarti, ha chiuso il fantastico torneo di Martina Trevisan. A fine partita, terminata l'intervista di rito, ha chiesto: "Ma Nadal contro Sinner gioca ancora, vero?". Il sorriso di gioia quando le hanno risposto che sì, avrebbe giocato nonostante fosse quasi mezzanotte, ha rivelato al mondo a quale dei Fab 3 va il suo tifo.

Il suo successo, nella forma più ancora che nella sostanza, si deve anche al lavoro con una psicologa dello sport, che Swiatek non ha mancato di ringraziare in conferenza stampa dall'inizio del torneo. Da due anni, infatti, nel suo staff è entrata Daria Abramowicz, ex velista 33enne di Cracovia. "Volevo saperne di più di sport e di psicologia, ora posso capire meglio le mie sensazioni - ha detto -. E' strano, ma è come se Daria riuscisse a leggere nella mia mente. Grazie a lei, ora ho molta più fiducia".

La sua curiosità non si ferma allo sport e alla psicologia. Prima del Roland Garros, si era data due anni per decidere se continuare a tempo pieno con il tennis o iniziare l'università. La doppia finale raggiunta a Parigi dice chiaramente che lo studio per ora aspetterà.

Durante il lockdown ha completato l'esame di maturità e si è concessa una vacanza nella terra dei laghi Masuri, nel nord-est della Polonia insieme al coach Piotr Sierzputowski e a Daria Abramowicz.

L'acqua è l'altro elemento che ha sempre fatto parte della tradizione di famiglia insieme allo sport. Suo padre, Tomasz Swiatek, ha disputato finali olimpiche e mondiali nel canottaggio. Faceva parte dell'equipaggio del quattro di coppia settimo a Seoul '88. Una specialità in cui oggi la Polonia ha vinto l'oro alle ultime olimpiadi.

Anche la sorella maggiore di Iga, Agata, aveva iniziato con il tennis ma dopo qualche apparizione nei tornei ITF ha scelto una carriera lontana dallo sport. Iga, invece, vincitrice della Fed Cup junior nel 2016, campionessa under 18 a Wimbledon nel 2018 e oro in doppio alle Summer Youth Olympics di Buenos Aires, è esplosa negli ultimi due anni.

Ha chiuso il 2018 da numero 175 del mondo avendo vinto quattro titoli ITF, e il 2019 al numero 61 grazie alla prima finale in carriera a Lugano e all'ottavo al Roland Garros.

Amante dei gatti, vorrebbe aggiungerne altri all'unico che possiede e ha chiamato Grappa, ha rivelato gusti musicali variegati con una certa predilezione per il vintage. Ascolta Pearl Jam, Red Hot Chilli Peppers, Pink Floyd, Santana, Coldplay, AC/DC, la musica che le hanno fatto conoscere i suoi coach. La colonna sonora del suo Roland Garros 2020, che continua ad accompagnare le sue routine pre-partita a questo punto anche per scaramanzia resta "Welcome to the Jungle" dei Guns'n'Roses, classico rock del 1987.

Le piace anche la serie Mad Men, "per quell'atmosfera cool e retro", su un gruppo di pubblicitari newyorchesi degli anni Sessanta. Legge romanzi a sfondo storico, come la Cattedrale del Mare di Ildefonso Falcones su un servo della gleba che fugge e scala la piramide sociale nella Barcellona del XIV secolo. Ma nei libri di stroria, almeno quelli del tennis, è destinata a finirci da protagonista.

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