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Campioni internazionali

Da Karatsev a Safiullin: un'altra arma letale russa

Come dalla tradizionale matrioska, i campioni in carica dell’ATP Cup scovano un altro protagonista a sorpresa. Con un bel pedigree da junior, un angelo custode e una motivazione extra…

di | 06 gennaio 2022

Da un’arma segreta, e letale, all’altra, da Karen Karatsev che esplode nell’ATP Cup del gennaio 2021 a Roman Safiullin che balza alla ribalta nell’ATP Cup 2022. Ogni anno Daniil Medvedev fa lo stesso discorsetto al microfono in campo, col suo fare ironico e beffardo, elogiando il Carneade di turno aggregato alla squadra in extremis che diventa clamorosamente decisivo, e fa festa insieme alla sua Russia sempre a spese dell’Italia: dodici mesi, in finale, stavolta nello spareggio per le semifinali.

POTENZA E CORAGGIO

Il Karatsev che faceva scalpore all’alba del 2021, era appena 114 del mondo, aveva una storia particolare, era cresciuto un po’ in Israele e un po’ in Russia, un po’ in Germania e un po’ in Spagna, nel 2017 s’era fermato un paio d’anni per un brutto infortunio al ginocchio, e finalmente ha usato la Coppa come trampolino per diventare il primo semifinalista era Open al primo Slam agli Australian Open e poi salire fino al numero 15 del mondo. Con due polpacci da poster, grinta e solida contraerea da fondocampo, s’è costruito una classifica importante, ha fatto parte della nazionale che ha firmato la coppa Davis e oggi è numero 18 del ranking. Ma ha dovuto disertare la ATP Cup per Covid, e non ha potuto sventolare il premio di Giocatore più migliorato dell’anno dell’ATP Tour.

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EX TALENTO JUNIOR

Mentre il pedigree da junior di Karatsev era povero, quello di Roma Safiullin era piuttosto ricco, con il successo al prestigioso Bonfiglio di Milano del 2014 quando superò in finale il connazionale Andrey Rublev, salendo al numero 2 del mondo under 18, e poi nel 2015 anche quello agli Australian Open di categoria.

Però, anche lui ha avuto i suoi problemi nel farsi un nome da pro, tanto da presentarsi a Sydney per la ATP Cup solo per il forfait dei connazionali più illustri dallo stesso Rublev, a Karatsev, da Khachanov a Donskoy, tanto che per far numero, dopo Evgeny Karlovskiy (n. 269), il capo-squadra, il numero 2 del mondo, Medvedev, ha chiamato addirittura l’abituale compagno di playstation, Alexander Shevchenko, classe 2000, appena 328 dell’ATP Tour.

E quindi ha rovistato nella sua memoria, rispolverando il vecchio avversario Safiullin: “Da junior, pensavo che fosse super difficile da battere, quando vedevo il suo nome dalla mia parte del tabellone tremavo, abbiamo giocato molte finali e semifinali, molte partite, alcune di tre ore e tre set”.

Safiullin che non è così avanti con l’età, compie 25 anni solo ad agosto, ha un tennis completo, sembra più piccolo del suo metro e 85, così come sembra più debole scorrendo i risultati che lo costringono nel limbo fra i tornei Challenger e le qualificazioni negli Slam. Ma a Sydney è tornato il protagonista che i compagni conoscevano e temevano da junior e si è dimostrato giocatore solido, capace di reggere all’urto psico-fisico da singolarista numero 2 della squadra e poi anche di spalla di Medvedev in doppio.

CHERCHEZ LA FEMME

Perché Roman riesce solo ora a rendere al meglio? Perché, grazie alla sua Liudmyla, che ha portato all’altare, ha trovato l’equilibrio che ha cercato inutilmente dopo le prime delusioni nell’impatto col professionismo.

“Ovviamente è una bella sensazione essere al top. Si trattava sempre di migliorare qualcosa per rimanerci. Ma il tennis giovanile e quello dei grandi sono un po’ diversi. Lavorare sul fattore mentale è la parte più difficile per me. Non so come sia per gli altri ragazzi, forse per qualcuno è facile, io ultimamente sto insistendo proprio su questo. E sto cercando di migliorare alcune cose. Quando perdo la concentrazione, infatti, si nota subito, in partita”.

DA SAFIN A FEDERER A DJOKOVIC

Safiullin ha preso la racchetta in mano grazie a papà Rishat, che insegna tennis: “L’ho sempre adorato”. E’ cresciuto guardò il connazionale Marat Safin e poi transitando dall’esempio-Djokovic all’”incredibile” Federer” . La spinta dei connazionali è forte, forse determinante: “Daniil, Andrey, Aslan e Karen sono ad un livello davvero alto nella Top 30. Quattro ragazzi della Russia, sono incredibili. Voglio esserci anch’io, perciò sto lavorando ancor più duramente e sto facendo del mio meglio. Spero raggiungerli prima possibile”.

A Sydney ha battuto Riderknech (n. 58 del mondo) e insieme a Medvedev ha vinto il doppio decisivo, cancellando contro la Francia il passo falso d’acchito di Daniil contro Humbert, ha superato Duckworth (n. 49) e s’è imposto anche in doppio sugli specialisti australiani Peers e Saville, quindi si è arreso a Sinner (n. 10) fallendo un set point nel tie-break, perso solo 8-6, e quindi è stato un baluardo del doppio decisivo per qualificarsi alle semifinali, sempre accanto a Medvedev. Sono prestazioni più che confortanti sulla strada di una nuova carriera pro. Alla Karatsev, da “nuova arma letale russa”.

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