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Campioni internazionali

Peccato Jannik, nostro eroe e campione del riscatto e della rimonta!

La sconfitta di Sinner al quinto set contro Alcaraz, dopo 5 ore e un quarto di partita, non è una vera sconfitta, anche se brucia come la peggiore delle sconfitte. L’esempio dell’azzurro va ben oltre il risultato

di | 08 settembre 2022

Ci siamo svegliati col buio pesto, come quella volta che guardammo l’Uomo che sbarcava sulla luna, ci siamo riappisolati perché Swiatek-Pegula è durata più del previsto, per nostra fortuna alle 3.30 ci siamo scossi ancora e ci siamo presentati puntuali per la sfida fra Carlos Alacaraz e Jannik Sinner, i giovani fenomeni che più meritano oggi di venire paragonati ai Fab 3, Federer, Nadal e Djokovic.

E siamo stati premiati: abbiamo visto il tennis più moderno che già guarda al futuro, come un video game, carico di velocità, qualità e anche effetti speciali. Così perfetto che non aveva bisogno di una colonna sonora. E sicuramente non conosceva pause né fine. Infatti lo spettacolo non ci ha fatto chiudere la bocca, lasciandoci estasiati, meravigliati, anche sconvolti da tutti quei fuochi d’artificio dai colori sempre più vivaci, dai botti sempre più violenti, che si sono ripetuti ancora e ancora per 5 ore e un quarto. Quando a New York sono le 3 del mattino. 

L'angolo di Jannik Sinner con il preparatore Umberto Ferrara e i coach Darren Cahill e Simone Vagnozzi (Foto Getty Images)

IL NOSTRO EROE

Come non esaltarsi anche per la sconvolgente e irresistibile esuberanza e i prodigiosi recuperi del “nuovo Rafa”, per il diritto portentoso, per gli scatti a molla a rete e ogni qual volta era superato della palla? Come non chiedersi mille volte: ma come fa, ma quanti Alcaraz ci sono in campo? Come non domandarsi continuamente: ma davvero ha solo 19 anni? Bravo, bravissimo, merita di giocarsi le chance di salire già al numero 1 del mondo agli US Open, insieme a Casper Ruud e all’Extraterrestre Nadal.

Ma, al di là della bravura del numero 4 del mondo, che ha già battuto una marea di record di precocità, ci siamo soprattutto eccitati - ammettiamolo senza vergogna - per il nostro Jannik, un atleta che non abbiamo mai avuto, in assoluto, così capace di accendersi e rendere al meglio quando la situazione è drammatica, se non disperata, e che ha strappato letteralmente dalle mani, una, due, tre - quante volte? - tutte le occasioni che l’avversario si conquistava.

O forse no: al contrario, abbiamo rivisto in lui noi stessi, come popolo, che sembriamo sempre vinti e quasi defunti, e invece troviamo energie nascoste, condottieri impavidi e geniali, soluzioni insperate, ricchezze dimenticate in soffitta.

Guardando le imprese del 21enne rubato allo sci e alle sue montagne col passare delle ore incollati alla tv, due, tre, siamo arrivati a quattro, alla fine, che sconteremo nella nostra giornata di lavoro, abbiamo ritrovato il senso del miracolo. Ma il miracolo alla Sinner, colpo dopo colpo, “15” dopo ”15”, rimonta dopo rimonta, non nasceva dalla vincita alla lotteria o al lascito dello zio d’America - il famoso colpo di fortuna - ma dal lavoro, dalla applicazione, dalla concentrazione, dall’attenzione ai dettagli, dalla forza di volontà, dalla capacità di cancellare l’ultimo punto dalla testa e ripartire subito verso il successivo.

IL NOSTRO ESEMPIO 

Così, abbiamo visto il nostro eroe, il ragazzo della faccia pulita che non impreca e non urla, non protesta e non si scompone, che ha recuperato di continuo, sin dal break subito nel primo game del match, che ha inseguito sempre anche se stesso, cioé quel servizio che sta rinforzando ma che ancora gli costa sanguinosi doppi falli e comunque non gli dà quella sicurezza che caratterizza i primi della classe.

“Il suo servizio è la risposta”, chiosa Barbara Rossi dalla diretta tv. “E con quel colpo che mette pressione all’avversario”. Così, abbiamo sofferto insieme a Jannik, che ha gambe ancora da rinforzare e una varietà tecnica da costruire a tavolino insieme alla coppia di coach Vagnozzi-Cahill, che non ha il peso di palla e le soluzioni di Alcaraz, e quindi ancora di più merita plausi e partecipazione per la sua compostezza che tanto stride davanti all’esuberanza dello spagnolo. Che è più giovane di un anno e 9 mesi e si accende e si spegne nell’animo e nel gioco, e ad un certo punto sembra vinto. 

IL NOSTRO CAMPIONE

E’ successo dopo 4 ore 15 minuti, quando Sinner dopo l’ennesimo break e contro break, sul 5-4 del quarto set, dopo la palla break salvata con l’ace ha avuto il match point. Ma, costretto ancora a giocare una seconda di battuta, ha forzato il rovescio, l’ha sbagliato ed è stato travolto davvero, per la prima volta, ritrovandosi sul 3-6 7-6 7-6 5-7 0-1, con le gambe e il cuore molto meno saldi.

Che abbiamo pensato, noi umani, noi appassionati, noi tifosi, noi padri? E come avremmo reagito dopo quella micidiale spallata psicologia? Ma nei migliori match dei Fab 3, Federer, Nadal e Djokovic, i quei mitici scontri Slam che hanno caratterizzato un ventennio, l’epilogo era sempre stato al quinto set, e quindi è stato giusto e legittimo che anche questo succulento antipasto Slam della rivalità Alcaraz-Sinner avesse un esito analogo, dopo quasi 5 ore, fra due ragazzi ancora da rifinire in tutto ma già incredibilmente forti che non riuscivano a superarsi nettamente, alternandosi nel punteggio e continuando strenuamente a combattere, con le gambe sempre più molli, le braccia e la testa sempre più stanchi, ma la solita invincibile volontà a farli corre, saltare e scattare. Da super-eroi. 

LA  NOSTRA VITTORIA 

Fino al punto che, alla fine fine, il risultato - quel grande impostore che è il trionfo - sorride all’uno ma poteva ugualmente premiare l’altro. Al di là del 6-3 6-7 6-7 7-5 6-3 che premia l’allievo di Juan Carlos Ferrero, Alcaraz e Sinner sanno che si ritroveranno presto ancora nelle partite che contano, e noi tutti che siamo restati svegli per ammirarli non rimpiangeremo le ore di sonno che ci siamo rubati dopo questo spettacolo sportivo da sogno e quest’ennesima lezione di vita. Ricordandoci l’8-12 novembre di andare alle Next Gen di Milano coi primi 21 del mondo: Alcaraz e Sinner che si sono giocati questo indimenticabile quarto di finale agli US Open dei grandi sono stati gli ultimi vincitori del Super8 al Palalido.

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