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Campioni internazionali

Taylor d'Arabia, un sorriso da un milione di dollari: ma restano le accuse di sportwashing

Fritz ha battuto Medvedev nella finale della Diriyah Tennis Cup, torneo esibizione in Arabia Saudita che ha scatenato molte critiche per i montepremi elevatissimi offerti ai campioni per giocare in una nazione in cui vengono violati i diritti umani

di | 10 dicembre 2022

Taylor d'Arabia, per gli appassionati di tennis semplicemente Fritz, torna da Diriyah con un milione di dollari in più. Lo statunitense, che quest'anno ha raggiunto per la prima volta gli ottavi e poi i quarti in uno Slam, ha debuttato in Top 10 e alle Nitto ATP Finals, ha vinto la Diriyah Tennis Cup. In finale, ha sconfitto l'ex numero 1 del mondo Daniil Medvedev 7-6 (5) 7-6 (3). E ha incassato l'assegno a sei zeri previsto per il campione della Diriyah Tennis Cup, torneo-esibizione che si è concluso nella città saudita patrimonio dell'UNESCO.

"Giocare contro Medvedev è sempre difficile. Cercherò di dormire bene, di assorbire il jet-lag di cui ancora un po' risento e di servire bene come ho fatto nei primi due giorni del torneo" diceva Fritz alla vigilia della finale.

Il piano ha funzionato, anche se lo statunitense è stato l'unico a fronteggiare palle break nel corso della partita. Sei volte si è trovato sull'orlo dei break nel solo primo set, ma si è sempre salvato. Per niente scontato contro uno dei migliori interpreti della risposta, capace perfino allo US Open 2021 di infilarne una vincente facendo passare la pallina a lato del paletto della rete.

Anche se non ha mai avuto chance di break a favore in tutta la partita, Fritz ha fatto la differenza giocando meglio i punti decisivi dei due tie-break. 

"L'ultima volta che abbiamo giocato mi aveva battuto. Oggi lui è stato migliore di me, sono stato fortunato in qualche punto chiave" ha ammesso Fritz.

Nel torneo di doppio di consolazione fra i quattro giocatori eliminati al primo turno in singolare, lo svizzero Dominic Stricker e il polacco Hubert Hurkacz hanno sconfitto Matteo Berrettini e Andrey Rublev 7-6 4-6 10-7. Ai vincitori vanno 250 mila dollari, ai finalisti 125 mila.

Comuni e unanimi, fra tutti i giocatori arrivati a giocarsi il titolo seppur di un torneo esibizione, le dichiarazioni di entusiasmo dei giocatori.

Un mese fa, dunque ben prima dell'inizio del torneo e delle dichiazioni dei giocatori, Felix Jakens, dirigente di Amnesty International in Gran Bretagna, parlava con un certo cinismo dell'oraganizzazione della Diriyah Tennis Cup. "L'Arabia Saudita in queste manifestazioni cerca star sportive sorridenti che evitino attentamente di parlare di diritti umani" diceva. Manifestazioni come questa, sosteneva l'organizzazione non governativa, si possono definire tentativi di "sportwashing", ovvero tentativi di migliorare la reputazione internazione della nazione attraverso lo sport. 

Secondo un'altra organizzazione che si batte per la difesa dei diritti umani, Grant Liberty, l'Arabia Saudita ha investito un miliardo e mezzo di dollari per gli eventi sportivi sul territorio nazionale, dalla Formula 1 al golf, dalla boxe al tennis.

Le critiche hanno coinvolto anche Cameron Norrie che però ha provato a schermarsi dietro l'ormai trita frase secondo cui sport e politica non dovrebbero mischiarsi. "Non penso che sia giusto per me essere coinvolto in certe questioni - diceva a inizio dicembre -. Il mio lavoro è giocare a tennis e questo torneo mi permette di allenarmi con i migliori del mondo e prepararmi per potenzialmente vincere l'Australian Open".

La Diriyah Tennis Cup potrebbe essere solo il primo passo verso una presenza maggiore dell'Arabia Saudita nel calendario del tennis mondiale. Dopo un torneo junior che inizierà fra due settimane, l'obiettivo di Mutagabani è organizzare dei Challenger e, magari, se ci sarà l'opportunità, anche eventi del circuito maggiore. Se in futuro dovesse accadere, dopo gli investimenti a Doha e Dubai, il Medio Oriente si affermerebbe come uno dei nuovi mercati forti per il tennis mondiale. 

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