Chiudi
L’azzurro rimonta una partita straordinaria contro il gigante Opelka che vive solo di ace. “Temo che il gioco vada in questa direzione ma per fortuna io avrò già smesso”. Intanto diventato uno dei 12 giocatori capaci di rimontare due set in tutti e quattro gli Slam
di Dario Castaldo, da Melbourne | 21 gennaio 2020
La partita di New York contro Nadal la ricorda perché è quella che lo ha fatto godere di più. Gli altri sei match in cui aveva vinto rimontando due set di svantaggio, invece, Fabio Fognini non li saprebbe proprio elencare. Eppure il dato è significativo e impressionante: grazie al 3-6 6-7 6-4 6-3 7-6 contro Reilly Opelka, il ligure entra infatti nel club dei 12 tennisti che hanno vinto un incontro al quinto rimontando da 0-2 in tutti e quattro gli Slam.
Dopo esserci riuscito una volta in Davis (in Argentina contro Pella), una a Parigi, due a Wimbledon e tre agli Us Open (compresa quella goduriosa del terzo turno 2015 contro lo spagnolo), Fognini ha ripetuto la remuntada per l’ottava volta in carriera, la prima nel major agli antipodi.
Il match contro il gigante del Michigan era stato sospeso nel primo pomeriggio di lunedì con l’americano avanti due set a zero, e Fabio non fatica ad ammettere che senza il diluvio provvidenziale probabilmente avrebbe già fatto le valigie, perchè Opelka stava semplicemente giocando meglio. Aggiungendo poi che il mercuro cromo sulla mano destra è una conseguenza dei pugni rifilati alla sua racchetta per la frustrazione.
Eppure, nonostante il deficit, nonostante il dolore e nonostante il precedente degli ultimi Open degli Stati Uniti - quando Fognini aveva ceduto ai missili del 22enne di 2 metri e 11 – martedì mattina l’azzurro è tornato in campo centratissimo, ottenendo il primo break nel quinto game del terzo set, il secondo break nel settimo gioco del quarto set e dominando il tie break del quinto set. Senza mai concedere ad Opelka opportunità sul suo servizio.
Fognini, che domani è atteso dal confronto con l’aussie Jordan Thompson, ha poi aggiunto senza peli sulla lingua che trova ‘noioso’ il gioco del vincitore 2015 di Wimbledon junior. “Se fossi il direttore di un torneo non lo vorrei in tabellone – ha spiegato schiettamente, rispondendo ai giornalisti americani – perché con quel servizio può battere chiunque, anche giocatori molto più bravi e belli da vedere. Temo che in tennis stia andando in quella direzione, ma per fortuna prima che ci arriverò io sarò gia un ex”.
Invece per il momento il 32enne di Arma di Taggia è ancora in attività. Anzi, per la precisione il n.12 ATP è il terzo giocatore per numero di comeback da 0-2, dopo Murray (9) e Federer (10) tra quelli che possono ancora ritoccare questa statistica. Fabio, che ha ammesso di avere poca dimestichezza coi numeri, non esclude che il successo a Perth contro Isner possa averlo aiutato a prendere le misure al bombardiere a stelle e strisce. Che infatti si e’ limitato a sparare appena 35 aces e che per il secondo anno consecutivo lascia Melbourne battuto da un azzurro al tie break del quinto – l’anno scorso a spedirlo a casa era stato Thomas Fabbiano, che di aces ne aveva incassati 67.