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Campioni nazionali

Next Gen Cobolli si guadagna l’Australian Open, superando papà

In poco più di sei mesi il 19enne romano ha scalato oltre 600 posizioni nella classifica mondiale: oggi è a un passo dai primi 200, con la certezza di un posto nelle qualificazioni del suo primo Slam. Ma la soddisfazione più grande è per aver superato – in anticipo sulle previsioni – il best ranking del papà-coach Stefano

22 ottobre 2021

Nel tennis la classifica non è tutto, ma in certi casi, come quello di Flavio Cobolli, parla da sola. Lo scorso 12 aprile era numero 837, mentre sei mesi (e spiccioli) più tardi occupa la 219esima posizione, oltre 600 gradini più in alto. Un risultato che stupisce per il valore, ma ancora di più per i tempi ristretti nei quali il 19enne romano si è lasciato alle spalle i tornei Futures e si è buttato – con successo – nei Challenger, dimostrando di avere i mezzi per occupare di diritto un posto nel gruppetto di azzurri destinati a un futuro brillante. Non a caso è n.14 nella Race To Milan, la classifica che designerà gli 8 giocatori qualificati per le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals, terzi italiano dietro Jannik Sinner e Lorenzo Musetti.

E pensare che a inizio anno il papà-coach Stefano parlava di “scalare la classifica in maniera graduale”, quando invece la crescita di Flavio è stata così repentina da polverizzare tutti gli obiettivi fissati a gennaio. I Cobolli puntavano a giocare più match possibile ed entrare nei primi 400 della classifica ATP, e invece con ancora qualche settimana per ultimare la programmazione c’è addirittura la chance di attaccare un posto nei 200, perché Flavio di partite ne ha giocate 68 e vinte 43. Un numero più che soddisfacente, specie perché ne ha disputate oltre tre quarti fra ATP e Challenger, dove il livello della competizione è altissimo.

Al giovane è bastata una finale, ad aprile al Garden di Roma: ha capito di poter già stare nei Challenger, e successo dopo successo ha spostato sempre più in là il suo traguardo stagionale, puntando alle qualificazioni dell’Australian Open. Troppo? Altroché: grazie a due semifinali negli ultimi tre tornei (a Murcia ed Ercolano) ha già messo in cassaforte anche quello, e a gennaio sarà in campo nel suo primo Slam.

Flavio Cobolli è nato a Firenze (città di mamma Francesca) il 6 maggio 2002, ma è cresciuto a Roma

Ipotizzare una crescita simile era difficile: i mezzi c’erano e in passato si è visto spesso, con un posto da top-10 del ranking mondiale under 18 e un titolo al Roland Garros juniores in doppio, che non varrà quanto il singolare ma è pur sempre uno Slam, roba per pochissimi. Tuttavia, da professionista Flavio aveva giocato molto poco, e spesso per bruciare le tappe non basta avere il tennis, perché le componenti in gioco sono tantissime e trovare la quadra da teenager non è un compito banale.

Cobolli ce l’ha fatta con l’aiuto di Matteo Fago e del mental coach Lorenzo Beltrame (“prima – ha detto – commettevo errori che mi costavano caro, mentre ora riesco a restare concentrato per tre set e sfruttare le occasioni”), e lunedì ha potuto festeggiare l’ennesimo ritocco alla classifica. Un progresso che stavolta vale doppio, perché gli ha regalato l’atteso sorpasso al best ranking di papà Stefano, ex buon professionista capace di arrivare al massimo al numero 236, nel 2003.

“Il giorno è arrivato, bye bye”, ha scherzato Flavio su Instagram, postando la foto della sua scheda ATP e a fianco quella del padre. Da giocatore Stefano non sarà felicissimo, ma da papà-coach è orgoglioso del lavoro fatto, anche perché si era capito da tempo che il primogenito l’avrebbe superato, ma che ci sia riuscito a soli 19 anni vale un sacco, e conferma che la scelta del tennis si è rivelata azzeccata.

L’altra opzione era il calcio, perché Flavio ci sapeva fare alla grande anche lì. Per cinque anni ha giocato nelle giovanili della Roma, ed era uno dei pupilli dell’ex campione del mondo Bruno Conti, fra i responsabili del settore giovanile giallorosso. I due si sentono ancora, così come gli capita di tenersi in contatto (e anche giocare qualche partita a padel) con degli ex compagni che hanno esordito in prima squadra, ma nel suo presente il calcio è solo da tifosissimo della Roma, allo stadio con papà ogni volta che ne ha l’occasione o in tv in qualsiasi parte del mondo si trovi. Tutto il resto è tennis.

Nel 2021 Cobolli ha raggiunto due finali a livello Challenger: al Garden di Roma e a Barletta

Nel 2021 di Cobolli, che ammira il tennis-pressing di Djokovic, ruberebbe volentieri il diritto Rublev, e condivide con Fabio Fognini un tatuaggio del nano Brontolo (che rispecchia il carattere di entrambi), ha sorpreso soprattutto la continuità. Capita spesso di vedere giovani che fanno faville azzeccando la settimana giusta, ma poi faticano a esprimersi costantemente a certi livelli, alternando buoni tornei a periodi avari di soddisfazioni. Lui, invece, con la finale al Garden ha inserito una marcia che sta tenendo da mesi, quasi ininterrottamente. È quella che gli ha permesso anche di vincere la sua prima partita nel circuito maggiore ATP al debutto (a Parma, battendo Marcus Giron), e poi di compiere un ulteriore step da metà estate in avanti.

Negli ultimi 11 tornei giocati Flavio ha ottenuto una finale a Barletta persa in tre set con l’altro giovane Giulio Zeppieri, più due semifinali e quattro quarti: per un 19enne che nei Challenger si trova (o trovava) di fronte solo avversari potenzialmente più forti di lui, vuol dire molto. Addirittura, negli ultimi cinque gli unici capaci di fermarlo sono stati dei giocatori nei primi 100 del mondo: lo spagnolo Pedro Martinez, due volte Stefano Travaglia e altrettante l’olandese Tallon Griekspoor.

Come a dire che fino a quel livello sa arrivare, mentre per fare di più gli manca ancora qualcosina, ma ha tutto il tempo per riuscirci, con l’opportunità di sfruttare la grande esposizione mediatica di Jannik Sinner e Lorenzo Musetti come una sorta di scudo. L’attenzione degli appassionati è quasi tutta per loro, quindi Flavio può giocare e lavorare senza troppi occhi addosso. Un privilegio non da poco.

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