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Si è fatto notare anche in singolare, ma è in doppio che Andrea Vavassori ha ottenuto i risultati più brillanti. Tra gli italiani, è il corregionale Lorenzo Sonego a fare spesso coppia con lui. "Abbiamo un team straordinario - spiega - e io voglio fare di tutto per farmi trovare pronto in caso di necessità"
11 gennaio 2022
Una carriera costruita silenziosamente, tra sacrifici e rinunce. Nato ventisei anni fa a Torino, Andrea Vavassori è stata una delle tante sorprese nello splendido 2021 del tennis italiano. Numero 71 del mondo in doppio, ha vinto a Cagliari il suo primo titolo Atp insieme a Lorenzo Sonego. Qualche mese dopo, a Stoccolma, ha bagnato al meglio l’esordio anche in singolare. Le competizioni a squadre degli ultimi tempi hanno evidenziato l’importanza di creare coppie rodate, in grado di dare il giusto supporto al momento opportuno. Vavassori c’è, la storia parla per lui.
A tennis, Andrea, ha iniziato a giocare presto. Dopo una vita di sacrifici nonno Arduino riesce a costruire un campo da tennis a Tetti Neirotti, un paesino nel comune di Rivoli (Torino), dando inizio a una storia che manca ancora di troppi capitoli per potersi ritenere completa. Deve ancora spegnere quattro candeline, Andrea, che già inizia a sognare in grande sotto lo sguardo attento di papà Davide, maestro di tennis e uomo di sport.
A Tetti Neirotti ci sono poco più di mille abitanti e quel campo diventa presto un punto di riferimento per tutti i bambini del paese. Fino ai 14 anni si allena solamente tre volte a settimana. Si allena per diventare un professionista e pian piano aggiunge anche i weekend, sempre più ricchi di libri e partite. È iscritto al Liceo Scientifico Statale è non è raro che mamma e papà lo vedano studiare di notte, con i muscoli a pezzi e il cervello che gira a mille. Una lo accompagna ai tornei, l’altro lavora al circolo senza soste. Genitori modello che non fanno mancare nulla e che trasmettono i valori giusti della vita.
Andrea Vavassori
Il dado è tratto. Nel 2016 raggiunge tre finali Itf in singolare e conquista 6 titoli in doppio. Qualche anno fa si definiva un giocatore “situazionale”, pronto a fare la prima mossa, magari attaccando presto la rete. Si ispirava a Feliciano Lopez e Misha Zverev, dopo aver visto decine di vhs con Pat Rafter in azione. L’anno dopo, sempre in doppio, arrivano altri sei titoli e uno di questi è un challenger, ad Andria. Il primo. Accanto a lui c’è l’amico e corregionale Lorenzo Sonego, un nome che in questa storia tornerà. Non sempre è facile ma Andrea accetta costantemente i consigli di papà. Viaggiano insieme. Parlano. Si confrontano.
Nel 2018 ‘Wave’, così si fa chiamare dagli amici, è già un giocatore vero. Vince tre challenger in Italia insieme a Julian Ocleppo, figlio del Gianni davisman negli anni 80. Il doppio è una passione che coltiva sin da bambino, favorito dalle caratteristiche fisiche e tecnico-tattiche. Dall’alto dei suoi 192 centimetri serve bene e la mano, come si suol dire, è molto educata. Il 2020, per tutti, è un anno difficile a 360 gradi. Andrea Vavassori butta giù lo stesso il muro della top 100. In doppio è una realtà e i sogni che faceva da bambino, sul campo in cemento di Tetti Neirotti, li ha trasformati in qualcosa di concreto.
Ad aprile dello scorso anno, a quattro di distanza dal titolo di Andria, sorride ancora insieme a Lorenzo Sonego. Succede a Cagliari, al Sardegna Open. Questa volta, per la prima volta, è un titolo Atp. “Il 2021 è stato un anno importante – racconta Andrea – sia in singolare che in doppio. Il tennis italiano è cresciuto in modo incredibile e i risultati li abbiamo visti tutti. Coppa Davis e Atp Cup sono state competizioni importanti per molti motivi".
"Anzitutto ci siamo resi conto di avere ‘riserve’ che in realtà non lo sono. Jannik Sinner e Matteo Berrettini hanno espresso un tennis fenomenale e in panchina c’erano giocatori del calibro di Lorenzo Sonego e Fabio Fognini, nessuno ha una rosa di questa caratura. Il doppio? Sono tanti i ragazzi nel mondo che ci si dedicano già da giovani e arrivano presto a togliersi delle belle soddisfazioni. Chi sceglie la strada del college, ad esempio, ha grandi vantaggi. In America le competizioni a squadre sono l’essenza del tennis e si fa tesoro delle esperienze in questa disciplina”.
Il torinese Andrea Vavassori e il ceco Zdenek Kolar
Un doppio collaudato può essere utile e nel 2022 c’è la possibilità di creare delle basi importanti. “Capire questo aspetto è fondamentale. Disponendo di giocatori così forti in singolare potrebbe essere importante formare una o due coppie collaudate, in grado di disputare insieme almeno cinque o sei tornei durante l’anno. Dovremo essere bravi noi ad incastrarci con le programmazioni. Ho parlato con Sonego in questi giorni e abbiamo deciso di giocare insieme sulla terra sudamericana a Cordoba e a Buenos Aires, dopo gli Australian Open. Personalmente mi aspetto una stagione particolarmente intensa. L’obiettivo, in singolare, è prendere parte più spesso possibile alle qualificazioni dei tornei Atp dove sono iscritto in doppio. Sarà dura ma lavoro molto per questo. Per farmi trovare pronto”.