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In comune con Grigor Dimitrov, il 19enne nato a Sofia ha soltanto il passaporto. Il tennis, quello, è invece decisamente diverso. Ma le ambizioni sono ugualmente importanti: da quando vinse il Bonfiglio (battendo anche Musetti), il bulgaro è cresciuto e ad Antalya ha centrato la sua prima vittoria in un match Atp
di Cristian Sonzogni | 23 gennaio 2021
Al Tc Milano Alberto Bonacossa se lo ricordano benissimo. Siamo al Trofeo Bonfiglio 2018, un ragazzino terribile e con un'espressione estremamente sicura di sé si presenta al via e piano piano dimostra di essere il migliore di tutti: al secondo turno batte Lorenzo Musetti rifilandogli un 6-0 6-1 dopo aver perso il primo parziale, rispondendo colpo su colpo al talento toscano, persino quando c'è da imitarlo sul piano dello show, con due tweener concentrati in uno stesso scambio.
Poi prosegue nella sua corsa senza più cedere un set, controllando in finale l'argentino Sebastian Baez. Alza il trofeo, Adrian Andreev, e in quel momento apprende di essere il secondo bulgaro della storia a vincere gli Internazionali d'Italia Juniores. E apprende pure che il primo non fu Grigor Dimitrov, (mai vittorioso a Milano e anzi sconfitto all'esordio nel main draw nel 2007), bensì tal Todor Enev: best ranking da professionista a quota 252, nessuna presenza negli Slam dei pro.
Ecco, Andreev sembra – al momento, ma bisogna comunque andarci cauti – più vicino alle potenzialità di Dimitrov che a quelle di Enev. Non tanto per ciò che ha fatto tra i giovani, quanto per quello che sta dimostrando all'impatto con il circuito Itf dedicato ai professionisti. A 19 anni è numero 444 Atp, frutto di due titoli in altrettanti 15 mila dollari (Heraklion e Antalya), su due superfici diverse, cemento e terra, senza cedere un solo set.
Ma anche degli ottavi nel neonato 250 sempre ad Antalya (dove si è qualificato e ha giocato un buon primo set contro De Minaur) e di tanti piazzamenti, con vittorie di un certo peso su diversi coetanei di talento. Tra gli Juniores, invece, era arrivato addirittura a toccare il numero 2 del ranking, ma ormai quel mondo va dimenticato in fretta per calarsi in una parte nuova.
Ad aiutarlo, a inizio 2020, la convocazione per la prima edizione dell'Atp Cup, la manifestazione a squadre che ha visto al via anche la sua Bulgaria. E stare accanto a uno come Dimitrov non ha potuto che giovargli, dandogli la spinta per una crescita che nei termini in cui sta avvenendo era forse insperata. Adrian è un giocatore completo, destrorso con rovescio bimane, si affida al diritto per costruire il punto, ma è in grado di muoversi bene a tutto campo.
Negli ultimi mesi, ha imparato a vincere con la pazienza, ossia senza sparare tutto alla prima occasione (come faceva tra gli Under 18) ma costruendosi una ragnatela ad un ritmo sostenuto, fino a trovare la soluzione vincente al momento opportuno.
A rete non è esattamente a suo agio, ma l'istinto lo porta ad andarci con una certa frequenza, cosa che nel lungo periodo lo potrebbe aiutare a fare progressi. Per capirci, rispetto all'Andreev che vinse il Bonfiglio, quello odierno è un giocatore un po' meno spettacolare, ma parecchio più concreto. Cioè esattamente quello che si richiede a un professionista.
In Turchia, nel 250 di Antalya, ho giocato alcune delle partite più ordinate della mia carriera. Ma il livello è altissimo anche negli Itf. Devo continuare a vincere.
Con la Bollettieri Academy di Bradenton come punto di partenza per la sua formazione, nell'orbita del mondo Img, adesso all'angolo di Adrian c'è la mamma Mariana Savova, che “capisce di tennis come nessun altro – dice il figlio – e per me è una presenza fondamentale, sul campo e fuori”. Il primo torneo Atp della stagione gli ha dato fiducia, punti e morale. “Non cambia moltissimo – spiega – a livello tecnico, perché anche negli Itf la concorrenza è fortissima. Però nel Tour maggiore bisogna fare ancora maggiore attenzione. Quando ho battuto Marsel Ilhan (33 anni, ex 77 Atp, ndr) ho giocato probabilmente la partita più attenta in assoluto, ma fin dalle qualificazioni mi sentivo bene, ho capito di avere una chance e l'ho sfruttata”.
Giocare e programmare una stagione quando siamo ancora in piena pandemia, soprattutto per un ragazzo con poca esperienza, non è una vicenda facilmente risolvibile: “Ma mi ci devo abituare. L'obiettivo è continuare a frequentare gli Itf per costruirmi una classifica che poi mi consenta di entrare regolarmente nei Challenger”. Obiettivi specifici all'orizzonte non se ne vedono, di fare numeri manco a parlarne. Men che meno azzardare paragoni con il bulgaro più famoso, Dimitrov. “So solo che sono sulla strada giusta – chiude Adrian – ma per definire le ambizioni c'è tempo”.