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Da giovanissimo, inseguiva un pallone sui campi di Trigoria sperando di imitare un giorno il suo idolo De Rossi. Poi, invece, ha deciso di impugnare una racchetta e di seguire le orme di papà Stefano, ex professionista e suo coach. Flavio, 18 anni e un Roland Garros già in tasca, sta cominciando a capire di aver fatto la scelta corretta
di Cristian Sonzogni | 15 aprile 2021
Che quella di preferire il tennis al calcio sia stata la scelta giusta, Flavio Cobolli non lo può ancora dire con certezza assoluta. Però almeno può cominciare a pensarlo, conscio del fatto che i grandi traguardi sono ancora lontani. Eppure, l'ex delle giovanili della Roma ha già lo sguardo orgoglioso di chi non vuole lasciarsi alle spalle nessun rimpianto.
In tutto questo, il primo titolo da professionista con racchetta è arrivato come benzina utile a far viaggiare la macchina ancora più veloce, ancora più decisa. Il 15 mila dollari sulla terra di Antalya non sarà l'evento dei sogni, ma intanto è un inizio. Un successo giunto non completamente a sorpresa, ma certamente accompagnato da una buona dose di adrenalina, considerato che in finale Flavio si è trovato sotto per 6-0 contro l'insidioso svedese Dragos Nicolae Madaras, prima di rimontare e vincere con un periodico 6-3.
Flavio Cobolli
“A volte – spiegava il 18enne della Capitale in un'intervista concessa ai canali social della Roma calcio – quando perdo qualche partita che potrei vincere mi viene spontaneo chiedermi come sarebbe andata se... Ma in fondo so di avere fatto la scelta corretta”. Una scelta non facile, peraltro. Perché contrariamente ai tanti che, da piccoli, hanno dovuto rinunciare a una disciplina senza essere propriamente delle future stelle, per Cobolli junior la carriera da calciatore era già ben avviata.
Al punto che l'ex campione del mondo Bruno Conti (oggi dirigente giallorosso) stravedeva per lui, e il percorso pareva quello che porta diretto in prima squadra, dove peraltro sono finiti diversi suoi compagni di allora. Adesso, tuttavia, il capitolo calcio è storia del passato. C'è invece da costruire un futuro che ha cominciato a farsi più chiaro lo scorso settembre: al Roland Garros, Flavio ha alzato al cielo il trofeo del doppio Juniores, insieme allo svizzero Dominic Stricker, pupillo di Roger Federer.
Poi, dopo aver abbracciato papà Stefano (ex pro, best ranking di numero 236 Atp e un paio di vittorie su dei giovani Fognini e Wawrinka), è tornato in campo per la premiazione esibendo il sorriso più bello. E ovviamente una sciarpa giallorossa al collo.
"Nel 2015 arrivò una chiamata di Boniek che mi parlava di questo ragazzo, così ci siamo messi d’accordo per un provino a Trigoria. Prima del suo tesseramento alla Roma aveva già il dubbio su cosa scegliere, ma studiammo una soluzione per farlo allenare sia a tennis che a calcio. Aveva un grande potenziale come calciatore, ma lui in realtà amava il tennis". (Bruno Conti)
Ottimo fisico, fondamentali equilibrati, tennis sempre in spinta e buona sensibilità, Cobolli junior è già abituato ai sacrifici che richiede lo sport di alto livello, ma adesso è consapevole che tutti questi sacrifici producono poi il loro effetto.
La classifica Atp è tutta da costruire, ma in realtà se guardiamo ai Next Gen, Flavio da lunedì prossimo sarà già tra i top 50 al mondo e numero 4 d'Italia: davanti a lui, solo Jannik Sinner, Lorenzo Musetti e Giulio Zeppieri. Non male, visto che l'annata in fondo è ancora lunga e con l'arrivo della bella stagione aumenteranno gli appuntamenti sulla terra, la superficie sulla quale Flavio è cresciuto e che, per adesso, gli dà maggiore sicurezza.
Il potenziale, tuttavia, è quello di uno che potrebbe far bene un po' ovunque. Perché le aperture non sono quelle troppo ampie tipiche di chi dal mattone tritato deve prendersi tutto; e inoltre perché la rete, per il romano, non serve solo per dividere il campo, ma pure per andarci a prendere punti. Non a caso, il suo primo Slam è arrivato in doppio.
Flavio Cobolli usa una Head Speed
“Il rapporto tra padre-coach e figlio – ha spiegato Flavio in un filmato girato per la Rome Tennis Academy, dove si allena – non è sempre stato semplice, perché in passato capitava spesso di punzecchiarsi in campo, magari intaccando così la bontà dell'allenamento della giornata. Oggi invece io e mio papà abbiamo un bellissimo rapporto, ci capiamo e ci confrontiamo: così lui può fare il suo lavoro in serenità e io posso continuare a crescere. Fare una carriera con lui al fianco è veramente un sogno”.
Mentre gioca, Cobolli junior può apparire a volte troppo sicuro di sé, magari poco incline al sacrificio. “Ma non è l'impressione corretta – spiega il diretto interessato – perché quello è solo il mio modo di stare in campo, poi chi mi conosce sa che fuori non sono proprio così, tutt'altro. Cerco solo di fare una vita che possa unire le necessità della mia età agli impegni di uno sportivo professionista”.
Tre tatuaggi sono il suo tratto distintivo. Uno è un fulmine, il primo della serie. Il secondo è legato al pallone: una scritta sul costato dedicata al suo amore per la Roma (la stessa incisa sulla fascia di capitano di Daniele De Rossi, idolo del Cobolli calciatore). E infine Brontolo: “Perché mi rappresenta: sembra sempre che io sia arrabbiato, che ce l'abbia con tutti. La verità è che mi piace molto stare da solo, o al più con le persone che amo”.
Per 'Brontolo' Cobolli, uno degli step fondamentali in vista del pieno sviluppo del suo potenziale è il lavoro con il mental coach, in questo caso con Lorenzo Beltrame. Perché il passaggio da Junior a pro nasconde sempre parecchie insidie, che troppe volte hanno frenato carriere potenzialmente importanti. L'obiettivo di breve periodo è dunque scavallare il prima possibile lo step del circuito Itf. Ma l'obiettivo di carriera? “Diciamo Top 100, e giocare gli Slam. Voglio volare basso – conclude Flavio – altrimenti sembra che io sia troppo sicuro di me stesso...”