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Campioni next gen

La rinascita di Zeppieri, tra Roma e Parigi

Il mancino di Latina centra una doppietta clamorosa: due qualificazioni nei tornei più importanti al mondo su terra battuta. Un risultato che mette in luce i grandi miglioramenti fatti di recente. Dopo un periodo difficile, Giulio ha tenuto duro e si è ripreso: il primo Slam è un segnale concreto della sua maturità

20 maggio 2022

Giulio Zeppieri esulta felice (foto Fioriti)

Giulio Zeppieri esulta felice (foto Fioriti)

Ha lo sguardo da duro ma ciò non significa che non sappia sognare. Che fosse un cavallo di razza se ne erano accorti in molti, certo, ma per convincerli tutti serviva l’allungo finale. Giulio Zeppieri non è mai banale e per urlare al mondo “Io ci sono!” ha scelto uno tra i più prestigiosi palcoscenici di tutto il mondo.

La vittoria in due set (6-3 6-4) ai danni del giovanissimo francese Sean Cuenin (18 anni, n. 595 Atp, attenzione perché ne risentiremo parlare) gli ha spalancato le porte del tabellone principale del Roland Garros, il primo Slam della sua vita. Un cammino impeccabile, iniziato interrompendo il record di 66 partecipazioni consecutive nei Major di un autentico totem come Andreas Seppi (6-3 6-4) e proseguito con il successo comodo (6-2 6-3) ai danni di una vecchia volpe del circuito maggiore come il rumeno Marius Copil (oggi 246 ma in passato numero 56 del mondo).

Giulio Zeppieri esulta (foto Sposito)

Lo hanno fischiato prima, durante e dopo il match con Cuenin. Ma se pensate che uno come ‘Zeppo’ possa farsi distrarre da qualche fischio, siete fuori strada. Dal Foro Italico, dove ha superato le qualificazioni battendo per la prima volta due top-100 come lo slovacco Alex Molcan e lo statunitense Maxime Cressy, a Parigi: in pochi giorni il grintoso mancino di Latina si è ritrovato catapultato nel tennis dei grandi, quello che forse troppo presto gli era stato cucito addosso in un mondo in cui la cosa più complicata da fare è proprio prendere l’orlo.

A marzo, aveva preso la decisione più difficile, quella di cambiare “sarto” passando dallo storico coach Piero Melaranci al giovane Giuseppe Fischetti dell’Enjoy Sporting Center di Roma. Una scelta che per il momento si sta rivelando vincente.

Da piccolo ho provato un po’ tutti gli sport”, raccontava il classe 2001 tempo fa. “Calcio, basket, nuoto, baseball, mi piaceva muovermi, correre, fare attività. A 6 anni ho iniziato a giocare a tennis al Capanno Tennis Academy, il circolo affiliato alla mia scuola elementare per i corsi pomeridiani. Dovevo scegliere uno sport, ci portavano con il pullmino della scuola: mi buttai sul tennis”. Giulio è stato numero 12 del mondo under 18, un momento della sua vita in cui spicca senza dubbio la semifinale agli Australian Open persa contro l’amico di sempre, Lorenzo Musetti.

Nel 2019, a Parma, ha raggiunto la prima semifinale a livello Challenger dopo aver battuto al secondo turno un osso duro come Paolo Lorenzi. Da agosto del 2020 a marzo del 2021 ha gestito con grande maturità una striscia di otto sconfitte consecutive, preoccupandosi della crescita personale più che dei risultati. Il titolo di Barletta (agosto 2021), arrivato grazie alla vittoria in finale sul corregionale Flavio Cobolli, è stata una tappa fondamentale di un percorso che oggi prosegue a vele spiegate.

Il diritto di Giulio Zeppieri (foto Sposito)

Il movimento di chiusura del diritto di Giulio Zeppieri (foto Fioriti)

Ora, sotto alcuni punti di vista, arriva la parte più complicata del sentiero. Non è tanto la prima volta nel tabellone principale di un torneo dello Slam o il dover fare i conti con un match al meglio dei cinque set.

È che adesso, come mai prima d’ora, si è finalmente materializzato quel momento in cui nella vita da atleta professionista di Giulio non c’è più spazio (o quasi) per la spensieratezza tipica di un ragazzo della sua età. Per diventare un campione so di dover vivere in un certo modo, restando lontano da tante cose che non servono e mantenendo la gestione di altre che sono determinanti”, rifletteva l’attuale numero 215 del mondo ai tempi in cui era ancora fuori dai primi 450. 

Come accade spesso, è all’improvviso che si diventa grandi. Il tempo di mettere il cappellino all’indietro e continuare il viaggio.

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