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Il 17enne di Alghero è fra i migliori cinque under 18 nel ranking ATP e sta iniziando ad affacciarsi al circuito Challenger. A quasi cinque anni dalla scelta (non solo sua) di trasferirsi a casa Piatti a Bordighera, sta ottenendo risultati sempre più interessanti. Con Quinzi come coach e un obiettivo sposato dall’intera Sardegna
26 ottobre 2023
Leggendo le storie dei giocatori di tennis, si scopre che generalmente gli inizi con la racchetta sono da dividere in due categorie: c’è chi si è innamorato del tennis vedendolo in tv, e chi invece ha seguito le orme dei genitori o di altri parenti. Di certo, dev’essere capitato raramente che un tennista abbia scoperto la sua futura vita giocando… a racchettoni in spiaggia. È una delle particolarità nel percorso del sardo Lorenzo Carboni, uno dei nomi nuovi del nostro tennis, già a ridosso dei primi 700 della classifica ATP ad appena 17 anni.
Era l’estate del 2009, quando in riva al mare chiese a papà Sebastiano – ex buon calciatore a livello dilettantistico – di poter provare quel gioco che vedeva fare ad altri sulla battigia. Il padre, che immaginava di dover correre a destra e a manca a raccogliere la pallina, si rese subito conto che il figlio ci sapeva fare: era coordinato, non sembrava affatto un bimbo di tre anni e mezzo che non aveva mai preso in mano una racchetta, così penso bene di iscriverlo a dei corsi di tennis. Inizialmente al vecchio Parco Tarragona con la prima maestra Barbara Galletto, poi al Tc Alghero, con Giancarlo Di Meo.
Quest’ultimo è stato l’uomo che nel 2018, resosi conto che l’allievo ci sapeva fare sul serio, ha messo da parte l’orgoglio e gli ha suggerito il trasferimento al Piatti Tennis Center di Bordighera, luogo ideale dove intraprendere un’attività orientata al futuro professionismo. Quello che circa 5 anni più tardi è una realtà acquisita e sempre più interessante, con le prime esperienze a livello Challenger ormai all’ordine di giorno.
La decisione del giovane Lorenzo di trasferirsi da Alghero a Bordighera per sognare con la racchetta ha toccato l’intera famiglia, nonni compresi, diventando una scelta di vita comune. Per sposare le ambizioni del ragazzo, fin dal 2019 genitori e nonni si danno il cambio ogni due settimane in Liguria, così da potergli stare accanto. E lui, riconoscendone gli sforzi, ricambia come può, cioè spendendo ogni goccia di sudore sul campo da tennis.
"Il primo anno a Bordighera – ha raccontato Lorenzo – è stato molto difficile, senza i miei amici più cari e con mia sorella lontana. Ma è stato anche tanto utile. Devo dire grazie ai miei genitori: percepisco i loro sacrifici e sarò loro grato in eterno. In ciò che faccio c’è molto di loro, perché sono stati loro a trasmettermi la passione per lo sport”. Detto dei trascorsi calcistici del padre, da anni primario di otorinolaringoiatria all'ospedale civile di Alghero, anche mamma Maria Francesca è stata una sportiva di buon livello, nella pallacanestro.
Lorenzo, invece, ha scelto il tennis e porta sulle spalle anche una certa responsabilità, visto che fra le 20 regioni italiane la sua Sardegna è una delle sole cinque (con Basilicata, Calabria, Molise e Valle D’Aosta) a non avere mai dato al tennis italiano un giocatore o una giocatrice capace di arrivare fra i primi 100 della classifica mondiale. Per Carboni la strada è ancora lunga, ma intanto è già uno dei primi cinque under 18 nel ranking ATP e gli obiettivi sono di altissimo profilo, altrimenti alla corte di Riccardo Piatti non ci sarebbe mai andato.
Nel suo primo anno da professionista, Carboni ha già fatto tantissimo. Nel primo torneo Itf fra i grandi, a marzo in Tunisia, il 17enne sardo è arrivato in semifinale partendo dalle qualificazioni, e lì ha capito di poter già essere competitivo. Si è guadagnato l’ingresso nella classifica ATP, poi a luglio a Biella ha giocato la sua prima finale Itf e in seguito ha debuttato – con una vittoria – a livello Challenger, nello storico evento di Como. La scorsa settimana, invece, ha ottenuto una wild card per giocare a Olbia, mentre i prossimi due impegni sull’agenda sono Ortisei e Bergamo, a dimostrazione di come l’intenzione sia già di provare la strada dei Challenger, per confrontarsi a livelli più alti.
Cresciuto col mito di Novak Djokovic (“seguo tutti i suoi incontri, e ho guardato ore e ore di suoi video per studiarne il gioco”), il tennista sardo ha sempre raccolto di più col rovescio rispetto che col diritto, ma anche il colpo meno naturale sta crescendo a vista d’occhio. Idem il servizio: non è un gigante e dunque non diventerà un bombardiere, ma il circuito è pieno di ottimi battitori dalla statura comune. In generale, tutto è migliorabile e migliorerà, perché la base per gli allenamenti è una delle migliori al mondo e al suo angolo c’è sempre più spesso un certo Gianluigi Quinzi, che da quasi tre anni studia per riuscire da allenatore a ottenere quei risultati che ha mancato da giocatore, faticando nel passaggio da juniores a professionista. Proprio quello che Lorenzo ha iniziato quest’anno e ultimerà nel 2024.
“Lorenzo – ha detto di lui coach Quinzi, la scorsa settimana a Olbia – è uno dei ragazzi più forti al mondo fra i nati nel 2006, e può arrivare in alto. È ambizioso, determinato, mi piace il suo atteggiamento in partita. L’importante è non avere fretta. A questa età, nel tennis, non contano i risultati ma gli obiettivi”. Un modo di pensare (corretto) figlio anche della sua esperienza da giocatore, che ha trasmesso due sogni al Quinzi allenatore: portare un ragazzo in top ten oppure a vincere uno Slam”. Con Carboni ci può provare.