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Campioni next gen

Le ambizioni di Rune, il danese che studia da Nadal

Il nuovo numero 1 al mondo fra gli under 18, Holger Rune, ha abbandonato l’attività juniores da oltre un anno, ed è lanciatissimo tra i “pro”. Ha già vinto tre titoli, non ha paura a porsi ambizioni da brividi e a detta di Mouratoglou non ha punti deboli. Nel 2021 è tra i giovani da tenere d’occhio

06 gennaio 2021

“I 13 successi di Nadal a Parigi? Posso battere il record”. Il consiglio di tenersi lontano da pressioni e aspettative Holger Vitus Nødskov Rune l’ha stracciato dopo lo scorso Roland Garros, con una sparata destinata ad accompagnarlo per tutta la carriera, visto che a meno di miracoli il suo obiettivo non si concretizzerà mai.

Tuttavia, presunzione dei 17 anni a parte, la frase buttata lì in mezzo a parole al miele per il suo idolo Rafa la dice lunga sul carattere del giovane danese, il cui doppio cognome da dividere fra papà Anders (Nødskov) e mamma Aneke (Rune) è da tempo fra i più chiacchierati dagli appassionati di mezzo mondo. Tirando in ballo gli Slam di Nadal ha esagerato, ma un pizzico di presunzione nel tennis non guasta, specie se abbinata a delle qualità importanti come le sue.

Lo dicono i risultati: da poche ore Rune è tornato numero 1 del ranking mondiale under 18, grazie all’uscita dalla classifica dei teenager nati nel 2002, ma col tennis giovanile non ha più nulla a che vedere già dal 2019, anno del successo al Roland Garros juniores. Dopo il titolo al Masters giovanile di Chengdu decise di voltare pagina e dedicarsi solo al professionismo, e ha rispettato la promessa. Un 2020 a metà non gli ha permesso di raggiungere quel posto fra i primi 300 al mondo fissato come obiettivo, ma può essere comunque soddisfatto del numero 473, con tre titoli a livello ITF che a 17 anni non sono per niente male, specialmente dal punto di vista della continuità. Perché azzeccare un torneo da sogno è un’impresa riuscita a tanti baby fenomeni (Chang, per esempio, vinse un Challenger a 15 anni e 7 mesi), ma mettere insieme tre titoli in due mesi e mezzo vale forse anche in più, anche a fronte di un livello degli eventi non eccelso come quello trovato fra Klosters, Valldoreix e Antalya.

Oltre alle vittorie Itf, nel 2020 del talentino di Charlottenlund, piccolo paese affacciato sul Mare del Nord, c’è stata anche qualche esperienza a livello Challenger, l’esordio Atp ad Auckland (nelle qualificazioni) e una comparsa all’Ultimate Tennis Showdown della Mouratoglou Academy, dove ha rimpiazzato Matteo Berrettini.

Tutte occasioni per confrontarsi con i più grandi, e testare se quel tennis che fra gli under 18 funziona a meraviglia è già all’altezza di obiettivi importantissimi e idee ben chiare sul èfuturo.

“Ci sono numerosi top-20 che potrebbero vincere un torneo del Grande Slam – ha raccontato –, ma mentalmente non sono forti a sufficienza. È quello su cui sto lavorando. Prima o poi per ogni tennista arriva un punto in cui migliorare il proprio gioco è impossibile. È in quella fase che per fare la differenza serve essere preparati mentalmente e fisicamente. Il mio è un percorso, e mi sto impegnando per completarlo. Credo di poter raggiungere i traguardi che mi sono prefissato”.

A guidarlo nella giungla del circuito ci sono i tecnici della Mouratoglou Tennis Academy, dove fa base ormai da quattro anni, la mamma-manager e una famiglia che lo segue col giusto mix fra sostegno e distacco. Compresa la sorella Alma, che oggi fa la modella ma anni fa era stata la prima a prendere in mano la racchetta, spingendo il fratello minore a preferirla al pallone.

“La cosa che più mi è sempre piaciuta del tennis – ha aggiunto – è che a differenza degli sport di squadra nel tennis vinci o perdi soltanto per te stesso. Mi avrebbe dato fastidio perdere per colpa di un compagno che quel giorno non era in condizione. Preferisco essere l’unico responsabile dell’andamento dei miei incontri”.

Nel tennis vinci o perdi soltanto per te stesso. È l'aspetto che più mi piace

Secondo Patrick Mouratoglou, nel tennis di Rune è davvero difficile trovare un punto debole, e il carattere è quello buono per guardare molto molto lontano. Intanto, coi 18 anni da compiere il 29 aprile, il prossimo obiettivo a breve termine del ragazzo è quello di crescere nel corso del 2021, e aggiudicarsi un posto alle prossime Next Gen Atp Finals di Milano.

Le ha già assaggiate nel 2019, quando mentre Sinner trionfava al PalaLido lui si aggiudicava l’evento parallelo organizzato da Red Bull, e voleva già raggiungerle nel 2020. Qualora si fossero giocate non ce l’avrebbe fatta, ma con ancora quattro stagioni di tempo a disposizione vien da pensare che prima o poi (e più prima che poi) a Milano ci sarà posto anche per lui. Perché ha tutto per emergere, e le aspettative invece che spaventarlo sembrano divertirlo.

A proposito di aspettative: Rune ha comunque la fortuna di poterle dividere con la connazionale Clara Tauson, che a dodici anni lo spalleggiava nel titolo di doppio misto ai campionati nazionali, e oggi è insieme a lui la grande speranza del tennis danese. Anche lei ha vinto uno Slam under 18, anche lei è stata numero uno juniores, e anche lei è lanciatissima fra le professioniste. Persino più di lui, visto che – seppur abbia un anno in più – è già numero 152 al mondo, col secondo turno al Roland Garros come ciliegina sulla torta del 2020, e i record di Caroline Wozniacki nel mirino.

A giudicare dalle sue ambizioni da leggenda sbandierate ai quattro venti, il biondino griffato Nike preferirebbe avere tutte le attenzioni per sé. Ma quando arriverà quel momento in cui le cose andranno meno bene, inevitabile anche per i più grandi campioni, ringrazierà di non essere solo.

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