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Nell’ennesima prova di bravura, che lo ha visto battere il francese Simon a Colonia, Sinner ha evidenziato quanto questo gesto sia ancora in formazione nel suo bagaglio. A un certo punto gli è persino sfuggita la racchetta durante l’esecuzione. Eppure batte lo stesso i top 10
di Enzo Anderloni | 23 ottobre 2020
Alla fine della bellissima sfida di colpi e cervelli, tra Jannik Sinner e Gilles Simon, resta impressa una domanda provocatoria: lo smash è diventato un colpo inutile?
Noi che ci siamo innamorati del tennis iperbolico di Jannik, e di quel ghiaccio bollente che porta in campo insieme alla zazzera rossa (e a un inedito progetto di barbetta altrettanto rossa), abbiamo piena consapevolezza che sulle palle alte c’è ancora molto lavoro da fare. Moltissimo lavoro. Come sulle volée, sulle palle corte, ecc.ecc….
In questi quasi due anni dal primo botto all’Atp Challenger di Bergamo, gli abbiamo visto disegnare il campo con fendenti laser, da ambedue i lati che hanno trafitto tutti. Compreso Nadal all’ultimo Roland Garros, in alcuni frangenti.
Gli abbiamo anche visto ‘non chiudere’ una grande quantità di spioventi elementari per giocatori che non hanno un mignolo delle sue qualità e potenzialità. Si nota in quell’esecuzione che l’esplosività fisica necessaria alla maturazione completa del gesto richiede ancora un po’ di tempo.
Sinner è un gigante filiforme che non ha ancora finito di crescere. Quando lo avrà fatto, l’occhio tecnico di Riccardo Piatti e il lavoro in palestra di Dalibor Sirola, distilleranno dal suo braccio tali fulmini, quando si tratterà di schiacciare pallonetti, che probabilmente Zeus ne sarà invidioso.
Nel frattempo, da Colonia, dove il ragazzo di Sesto Pusteria si è qualificato per la sua seconda semifinale a livello Atp, arrivano immagini paradossali ed emblematiche: quelle di Jannik che su un lob per niente irresistibile, ‘smeccia’ con apparente decisione ma nel gesto si lascia sfuggire la racchetta di mano, quasi fosse una saponetta, e sul successivo recupero del francese, un altro lob, non può che guardarsi intorno sconsolato e colpire la palla… di testa.
Un momento di comprensibile frustrazione per Sinner, l’ennesima presa di coscienza che su quel tipo di esecuzione deve esercitarsi ancora parecchio.
Noi che l’osserviamo davanti al televisore cominciamo a chiederci invece se, con l’avvento di nuovi fenomeni della balistica come lui, lo smash non stia diventando un colpo accessorio, non indispensabile.
Sinner vince lo stesso contro fior di campioni giocandolo come un terza categoria.
Batte gente come Tsitsipas e Zverev, Goffin o il fosforico Simon di oggi, ex n.6 del mondo, giostrando talmente bene con le sue sassate da fondo campo che non basta agli avversari identificare in quello smash tenerello il punto debole nel quale cercare di infilarsi.
Con la sua aggressività, il suo anticipo violento e le angolazioni che ti portano a spasso, Jannik non ti lascia tempo, spazio e fiato per alzare un buon lob. E dunque, a che gli serve oggi lo smash, se il problema lo risolve… di testa?