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Campioni next gen

Sinner-Musetti, si può sognare un paragone con Agassi-Sampras?

I due ragazzi azzurri dalle grande promesse somigliano tecnicamente ai due assi statunitensi che hanno caratterizzato il tennis mondiale. E’ un parallelo azzardato? Sì, forse, ma…

di | 27 settembre 2020

Jannik Sinner e Lorenzo Musetti (foto Giampiero Sposito)

Jannik Sinner e Lorenzo Musetti (foto Giampiero Sposito)

Se il tennis italiano sogna, da Marco Cecchinato che va in semifinale al Roland Garros a Matteo Berrettini che irrompe al numero 8 del mondo e riporta un azzurro al Masters, da Fabio Fognini che strappa il primo trionfo in un Masters 1000 DOC come Montecarlo al bum degli Internazionali BNL d’Italia a Roma e delle Next Gen Finals  a Milano, dalle prossime ATP Finals a Torino al vertice ATP Tour nelle mani della coppia tutta italica, Andrea Gaudenzi-Massimo Calvelli, perché non possono sognare anche gli appassionati italiani? Perché, non intravedere in Jannik Sinner e Lorenzo Musetti i due gemelli del Rinascimento italiano che riscrivono la storia? Perché non azzardare il paragone con la straordinaria coppia Agassi & Sampras che ha esaltato il tennis statunitense? E’ prematuro, pressante, sicuro, quasi sicuramente eccessivo, oggi. Ma, se i sogni aiutano a vivere, i due ragazzi sono due certezze e promettono moltissimo, per una serie di validissimi motivi.

Jannik Sinner ha sognato a occhi aperti per tutto il 2019, e continua a sognare quest’anno in un futuro da top 10 e anche meglio. Lorenzo Musetti sogna, sempre ad occhi aperti, in questi scampoli di 2020 di fare come se non ancora meglio dell’amico.

Sognano con cognizione di causa perché sono forti, di fisico e di tecnica, di spirito e d’età, di dedizione e di progressi, e anche di risultati: l’altoatesino, che Massimo Sartori ha portato alla scuola di Riccardo Piatti, è nato il 16 agosto 2001, e l’anno scorso ha scalato la piramide partendo da numero dal numero 553 della classifica e dai tornei Satellite fino ad aggiudicarsi le NextGen Finals di Milano e chiudere l’anno al 78 del mondo, battendo record di precocità a raffica nel tennis di casa nostra e si sta facendo le ossa a livello più alto, lui che nel febbraio 2018 non aveva ancora una classifica ATP; il toscano, che coach Simone Tartarini sta crescendo spalleggiato dal settore tecnico FIT, è nato il 3 marzo 2002, ha iniziato la stagione da 357 ATP e, dopo la doppia impresa degli Internazionali BNL di Roma contro Wawrinka e Nishikori, ha appena vinto il primo Challenger, a Forlì, garantendosi un notevole passo avanti in classifica, entrando nei primi 150.

Lorenzo Musetti

Jannik Sinner

Jannik, Il barone rosso, è una roccia, di testa e di colpi da fondo, la riedizione, rivista in meglio e modernizzata del grande guerriero Corrado Barazzutti, l’ultimo grande protagonista azzurro nei grandi tornei, trent’anni fa, con in più una transizione difesa-attacco che può farlo esplodere a livelli imprecisabili; Lorenzo il Magnifico, somiglia ad Adriano Panatta per la sfrontatezza che gli viene dal talento e quindi dalla capacità di far sembrare semplici i colpi più difficili e di esaltarsi contro i più forti, sfoderando una personalità da campione, e una bellezza propria dei marmi di Carrara, dov’è stato forgiato. Sono due ragazzi composti, con la faccia pulita, sono alti, servono bene, sono competitivi ad alto livello, giocano su tutte le superfici, sono una bella fotografia di tutto lo sport italiano. 

D’accordo, le loro premesse sono buone, e credibili, ma come possono reggere all’eclatante paragone con la formidabile coppia Andre Agassi-Pete Sampras, i mitici statunitensi che hanno caratterizzato il tennis mondiale anni 1990-2000, firmando complessivamente 22 Slam e salendo entrambe al numero 1 del mondo?

Tecnicamente, a ben guardare, il parallelo ci sta, sempre con rispetto per i due indimenticabili campioni a stelle e strisce che hanno caratterizzato una delle rivalità più appassionanti del tennis. Sinner si inserisce infatti nella specie degli attaccanti da fondocampo, del “corri e tira” di scuola Nick Bollettieri, che è stato esaltato proprio da Agassi e, come l’ex punk di Las Vegas, è più anziano dell’amico Musetti. Che, invece, come caratteristiche tecniche, si può avvicinare proprio a “Pete the pistol”, per il gran servizio e la ricerca di soluzioni più veloci, con forte propensione a rete. 

Certo, a pari età, Agassi aveva già stupito il mondo da fenomeno di precocità, vincendo il primo titolo ATP a 17 anni, firmandone altri 11 entro i 19 anni quando giocò due finali Slam nel 1990. L’anno in cui esplose Sampras, con quattro titoli, fra cui gli Us Open, anche lui a 19 anni.

E sicuramente, a parte qualche incidente di percorso di Andre e il buco di Pete sulla terra rossa – fra i grandi tornei sul rosso si è aggiudicato solo Roma - , la super-coppia di campioni Usa è davvero lontanissima non solo per i gemelli Sinner & Musetti ma per tutti gli aspiranti stregoni del tennis. Però quella luce che i due ragazzi italiani ci regalano dopo tanti anni bui può diventare davvero un bagliore accecante.

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