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Campioni next gen

Nardi punta Milano, passando da casa Nadal

Se il 2021 lo ha fatto conoscere agli appassionati, il 2022 è stato l’anno dell’esplosione del 19enne pesarese. Luca Nardi ha già messo in bacheca 3 titoli challenger e qualche match da ricordare. Ora lo aspettiamo alla definitiva conferma che potrebbe arrivare a Milano…

08 settembre 2022

Effetto emulazione. Non è un concetto astratto da ricercare sulla Treccani ma una nozione molto semplice, basta guardare a quello che sta accadendo al tennis italiano: è il desiderio di imitare, eguagliare o superare altri in qualche cosa, che tradotto significa spingersi a vicenda l’uno con l’altro, facendo sentire il traguardo - quello di diventare un top player - più vicino.

Gli esempi da noi non mancano e l’ultimo della nidiata arriva da Pesaro, ha 19 anni e si chiama Luca Nardi. Dopo il titolo al Rafa Nadal Open, Challenger andato in scena sul cemento dell'Accademia del campione iberico a Maiorca, successo che si aggiunge ai precedenti conquistati a Forlì e Lugano, per il Next Gen azzurro si avvicina un nuovo best ranking (è stato n.167 a fine luglio, sarà intorno al numero 140 Atp).

Ovviamente il pensiero corre alla Race to Milan, dove il giovane marchigiano potrebbe avere un ruolo da protagonista se riuscisse a risalire gli ultimi gradini (oggi è 12° ma davanti a lui ci sono nomi illustri come Alcaraz e Sinner, che potrebbero essere impegnati nelle Finals dei big) e insediarsi tra gli otto migliori Under 21 che si qualificheranno per le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals di Milano in programma dall'8 al 12 novembre. Arrivano anche i primi scalpi eccellenti, come quello ottenuto proprio a casa Nadal contro il gigante polacco Jerzy Janowicz, semifinalista a Wimbledon nel 2013, ex n.14 al mondo ma crollato in classifica dopo una serie infinita di infortuni.

Un crescendo notevole per il marchigiano, dove non mancano nemmeno i match persi con merito. Pensiamo alla qualificazione agli Internazionali d'Italia e al match di 1° turno perso contro il britannico Cameron Norrie, allora numero 11 del mondo o alla sconfitta nel turno decisivo di qualificazioni al Roland Garros contro lo spagnolo Bernabe Zapata Miralles.

Ottima fluidità di braccio, visione tattica e spirito di sacrificio, da qualche tempo Nardi è cresciuto anche muscolarmente e questo lo ha aiutato ad alzare il livello. “In campo mi piace fare un po’ tutto, soprattutto sorprendere l’avversario facendo qualcosa che non s’aspetta e che lo mette in difficoltà, togliendogli i punti di riferimento”. Di diritto è capace di grandi accelerazioni. Parliamo di un giocatore completo, che sa trovare angoli e rotazioni insolite e ha un ottimo feeling con la palla. Alto un metro e 85, serve a una media di 195/200 all’ora.

A voler dare retta al sito ufficiale Atp, il suo idolo resta Roger Federer e qualche coach nostrano non certo alle prime armi - di cui non faremo il nome - si è anche sbilanciato nel notare qualche timida somiglianza tra il tennis di Luca e quello della leggenda elvetica. Lui però ha recentemente ammesso che: “il giocatore che più ho guardato all’inizio e che mi piace di più ancora adesso è Novak Djokovic”.

Il ragazzino che ha cominciato a giocare a tennis a 7 anni per imitare il fratello maggiore Niccolò e che non impugnava la racchettina se lì accanto non aveva la mamma Raffaella è ormai cresciuto. In campo invece le cose gli sono venute bene da subito. Per dirla con le parole del suo coach che è stato anche il suo maestro al Circolo Tennis Baratoff, il 32enne Francesco Sani, “la racchetta, come si suol dire, la muoveva bene”.

Ma non si diventa forti senza un team a sostegno: quello di Nardi è composto anche dall’altro coach Gabriele Costantini, dal preparatore atletico Matteo Baldini e dal fisioterapista Frank Musarra. Resta fondamentale il supporto della Federazione Italiana Tennis con figure di riferimento come il già citato Claudio Galoppini (storico coach di Paolo Lorenzi).

Quest'anno, le sue prospettive di carriera hanno preso velocità. Se si pensa che a 16 anni Luca non aveva ancora deciso cosa fare nella vita (“ho continuato a lungo a frequentare la scuola pubblica e a giocare, avevo due vite separate: lo studente e il giocatore. Poi ho scelto il tennis e ho deciso di frequentare una scuola privata”), si ha la misura del potenziale del ragazzo.

Ha iniziato la stagione da numero 364 del mondo. A Forlì ha vinto il primo titolo Challenger, a 18 anni e cinque mesi (meglio di lui tra gli azzurri solo Jannik Sinner a 17 anni e 6 mesi e Stefano Pescosolido 17 anni e 10 mesi). Poi si imposto, come detto, anche a Lugano e Maiorca. Il suo obiettivo per il 2022 dichiarato a Roma era di entrare tra i primi 150 al mondo. E lo ha ormai raggiunto. Ora manca l’ultimo sforzo per bussare definitivamente alla porta dell’élite del tennis che conta. Chissà che proprio Milano non possa tenere a battesimo l’ascesa di un nuovo top player azzurro.

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