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Campioni next gen

Dove porterà la rivalità dei “gemelli d’Italia”?

Sinner e Musetti, divisi da 8 mesi, rappresentano un dualismo inedito per il tennis azzurro di vertice. Che promette un esaltante traino nazionale e uno stimolo decisivo interno a livello massimo

di | 22 marzo 2021

Lorenzo Musetti e Jannik Sinner

Sogniamo, inutile negarlo. Marco Cecchinato, Matteo Berrettini, Fabio Fognini e Lorenzo Sonego hanno aperto coi loro acuti altisonanti il Rinascimento del tennis italiano, lanciando addirittura nove giocatori fra i primi cento del mondo nella classifica odierna dell’ATP Tour. Così tutto il movimento ha rialzato la testa con continuità nei grandi come nei piccoli tornei, e promette di fare sempre di più e sempre meglio.

Al di là degli ottimi risultati, i diciannovenni Jannik Sinner e Lorenzo Musetti non solo promettono un ulteriore scatto in avanti nelle ambizioni personali ad avvalorare le evidenti possibilità tecniche e psico-fisiche a livello massimo ma sollecitano tutti i connazionali mettendo in mostra straordinaria precocità, stupefacente tenuta del campo ed impressionante gestione delle emozioni. E se questo non bastasse rilanciano una parola praticamente sconosciuta al tennis nostrano maschile. Una parola stimolante ed eccitante, una parola che è alla base stessa dello sport: la rivalità. Una parola che non era stata già evocata dal passaggio di testimone generazionale fra Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta della finale dei campionati italiani del 1970 alla Virtus Bologna, vinta al quinto set dal ventenne contro il trentasettenne e quasi replicata l’anno dopo a Firenze.

 Poi non si sono più verificate le condizioni per un dualismo degno di questo nome: l’Italia ha vissuto qualche fiammata, da Francesco Cancellotti a Paolo Canè, da Omar Camporese a Diego Nargiso, da Cristiano Caratti a Renzo Furlan, da Andrea Gaudenzi a Filippo Volandri, da Fabio Fognini ad Andrea Seppi. Fiammate singole e fugaci, almeno come punte massime, mai caratterizzate da rivalità.

E questo mentre all’estero Jimmy Connors e John McEnroe facevano scintille in casa-Usa, emulati più tardi dall’altra coppia d’assi Andre Agassi-Pete Sampras. Binomi prolifici, con risultati straordinari dettati moltissimo dal desiderio e dalla necessità di superare l’avversario  diretto. 

Anche gli svedesi Mats Wilander e Stefan Edberg, pur con la compostezza e le caratteristiche del loro popolo, hanno avuto un grandissimo merito non solo nello stimolarsi l’un l’altro al vertice arrivando entrambe al numero 1 del modo e firmando più Slam ma anche nel motivare i connazionali, creando una vera e propria epopea della scuola scandinava negli anni 80-90. Discorso valido anche in Spagna dove l’esempio di Rafa Nadal ha scatenato una grande rivalità per la palma di numero 2, da Feliciano Lopez a David Ferrer da Fernando Verdasco a Nicolas Almagro.

Questa rivalità da ricaduta s’è vista anche in Italia con la semifinale del Roland Garros 2018 di Cecchinato, così come con quella degli Us Open 2019 e l’approdo al numero 8 del mondo e al Masters di Londra di Berrettini.

Quei risultati hanno stimolato l’orgoglio di Fognini, che ha firmato il suo primo Masters 1000 ed ha toccato la classifica-record di 9 ATP, e hanno rilanciato le ambizioni di tanti altri, da Travaglia a Sonego, da Caruso a Seppi a Mager a Gaio. Della serie: “Se ce l’ha fatta lui ci possono riuscire anch’io”.

Matteo Berrettini alle ATP Finals di Londra 2019

Il diritto di Jannik Sinner (foto Getty Images)

Il rovescio a una mano di Lorenzo Musetti (foto Getty Images)

Ma la rivalità che fa sognare l’Italia, da sempre bisognosa di schierarsi per i suoi protagonisti, è quella interna, ancora in nuce, fra i due promettenti ragazzi, Sinner e Musetti. Ideale perché i due sono totalmente diversi, dall’aspetto fisico al carattere al tipo di gioco, anche se in fondo sono vicinissimi come radici familiari.

E’ una rivalità che oggi i due ragazzi non immaginano nemmeno, anzi, che rifuggono perché si sono sempre trovati bene fra loro, si rispettano sinceramente e hanno sempre espresso pubblici elogi per le qualità dell’altro. 

Bello così, deve restare così per sempre, figuriamoci. Quello che gli sportivi si augurano sentitamente, però, è che, per superarsi nei risultati e anche come numero uno di un’Italia di nuovo grande, Sinner e Musetti, “Il barone rosso” e “Muserati”, l’emulo di Novak Djokovic e il tennista dal gioco classico che s’ispira a Roger Federer, si impegnino allo spasimo, compiano progressi sempre maggiori e si fronteggino su palcoscenici sempre più importanti per la conquista di successi che l’Italia non vede dal 1976.

Per diventare i “gemelli d’Italia”, come i mitici “Sydney Twins” australiani Lewis Hoad e Ken Rosewall degli anni 30, e oggi magari le matrioske di Russia, Daniil Medvedev ed Andrey Rublev. 

 Sogniamo, inutile negarlo. E sogniamo in grande.

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