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Berrettini, primo italiano al Masters in singolare in quarant'anni, paga la tensione dell'esordio. La sua prima sfida contro Djokovic ricorda l'incontro con Federer a Wimbledon. Ma da quella partita, per l'azzurro è cambiata la stagione.
di Alessandro Mastroluca | 10 novembre 2019
Due occhi enormi di paura, sono gli specchi di un'avventura. Non è facile avere occhi diversi, se ti trovi di fronte Novak Djokovic per la prima volta e stai per giocare la tua prima partita alle ATP Finals. Matteo Berrettini, maglia azzurra e pantaloncini blu, sfida la tensione con il cappellino come sempre girato all'indietro. Ma perde i primi sei punti del match e chiude il primo set con 17 gratuiti, che pesano eccome sui 29 punti totali che vince il serbo. E quell'ansia da prestazione, il timore di un esordio che avrebbe desiderato diverso, gli restano addosso per tutta la partita, fino al 6-2 6-1 di Djokovic. Il serbo ha vinto cinque volte le ATP Finals: solo Federer ha più titoli nella storia del Masters che festeggia l'edizione numero 50. Berrettini, il top 10 che ha guadagnato più posizioni rispetto all'anno scorso (46, da numero 54 a numero 8) qui non aveva mai giocato nemmeno una partita, e fino a mese fa non avrebbe nemmeno immaginato di poterci essere.
Djokovic, alle ATP Finals per la dodicesima volta negli ultimi 13 anni, raggiunge l'ex coach Boris Becker al terzo posto per numero di successi nel torneo, 36. Solo una volta, contro Ferrer nel 2007 al suo primo match nel torneo, ha perso il match d'esordio nel girone.
E' solo l'inizio per Matteo Berrettini, che ha ancora due chances, contro Roger Federer e Dominic Thiem, di regalare all'Italia la prima vittoria in singolare alle ATP Finals: in doppio c'è già stato il successo di Bolelli e Fognini nell'ultima partita del girone dell'edizione 2015. Una lezione a Londra, contro Federer a Wimbledon, gli ha fatto bene: alla lunga gli ha cambiato la stagione. E' successo lo stesso anche dopo la prima volta agli Internazionali BNL d'Italia: Berrettini ha bisogno di ambientarsi, di sbattere la testa una volta per trovare la giusta sicurezza nell'affrontare la situazione. E' un pensatore che si chiede tanto, difficile aspettarsi una sfrontatezza spavalda dal primo punto. Per questo, come spesso è successo, la sua seconda volta è più bella della prima.
"Continuo a mettermi in situazioni difficili e a imparare da queste esperienze" ha detto Berrettini, che sbaglia meno ma non toglie a Djokovic il controllo dello scambio medio-lungo. "Nole" allunga 4-0, il numero 1 azzurro fatica a recuperare campo e misura nei colpi soprattutto dal lato del dritto. Ma anche una macchina da vittorie come Djokovic, che a Londra insegue i punti necessari per finire la stagione da numero 1 del mondo per la sesta volta, si distrae.
Un doppio fallo e due errori di fila interrompono una serie di otto game di fila e consegnano il controbreak a Berrettini. Djokovic, per quanto in controllo della partita, è nervosissimo: sbotta, sbraita, si lamenta, sorride sardonico al cambio campo.
Lo scenario del match non cambia. Berrettini, l'aveva raccontato nella nostra intervista alla vigilia, temeva il debutto contro Djokovic. "Ci siamo allenati insieme a Cincinnati. Abbiamo parlato un po’ anche fuori dal campo. E’ una persona piacevole, molto disponibile" diceva il numero 1 azzurro che completa un suo piccolo ciclo personale: dopo aver incontrato a Pechino Andy Murray e aver sfidato Nole a Londra, adesso ha giocato contro tutti i Fab Four. Dalla prossima sfida, le icone che hanno scritto la storia moderna del gioco metteranno un po' meno paura.
GRUPPO BORG (vittorie - set vinti/persi - game vinti/persi)
Novak Djokovic 1-0 2-0 12-3
Roger Federer
Dominic Thiem
Matteo Berrettini 0-1 0-2 3-12