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Il titolo di Kenin e Djokovic, la svolta si Kyrgios, l'addio di Caroline Wozniacki. Queste sono solo alcune delle immagini che rimarranno nella memoria di questo torneo. Ne abbiamo scelte dieci
di Marco Mazzoni | 03 febbraio 2020
Novak Djokovic si conferma imbattibile nella finale degli Australian Open, otto successi in otto apparizioni.
Ha lottato e sofferto cinque set contro un indomito Dominic Thiem, superando anche un momento di difficoltà fisica tra secondo e terzo parziale, ma alla fine è stato bravissimo a ritrovare il suo miglior tennis nella fase decisiva dell'incontro.
L'Australian Open è un torneo durissimo per le sue mutevoli condizioni, Novak dimostra ogni anno di esser il più pronto ad adattarsi e di possedere il tennis più completo.
La vittoria consegna a Djokovic il 17esimo Slam in carriera e il ritorno al n.1 del ranking ATP, e lo mette potenzialmente a caccia di un clamoroso Grande Slam. Sarebbe un'impresa titanica, ma il serbo è l'unico ad esserci andato davvero vicino nelle ultime decadi (vinse tutti e quattro i Major in fila tra 2015 e 2016, ma a cavallo di due anni solari) e questo successo ribadisce la sua superiorità su tutti i rivali. Nadal non molla, i giovani ci provano, ma l'uomo da battere resta Novak Djokovic.
L'australiano Nick Kyrgios è stato uno dei grandi personaggi dell'Australian Open 2020. Ha infiammato la Melbourne Arena con il suo tennis unico, ricco di istinto e giocate spettacolari, fino alla bellissima partita disputata contro Rafael Nadal negli ottavi, persa lottando alla pari contro il campione iberico.
Più del risultato tecnico, il Kyrgios ammirato nel primo Slam della stagione ha impressionato per un'insolita calma e focus sul gioco, proprio quello che gli è sempre mancato per passare da talento estemporaneo a tennista “da corsa” nei grandi appuntamenti. Chissà che la brutta faccenda dei disastri ambientali nel suo paese e il modo in cui lui si è speso per sostenere la causa dei soccorsi non l'abbia responsabilizzato, facendo scattare un “clic” dentro di lui, facendolo sentire parte di un qualcosa di più grande e importante, una causa da vincere anche grazie alle sue prestazioni.
Finora in carriera ha reso al meglio quando si è sentito parte di un team o ha trovato una sfida, un nemico, uno stimolo molto forte per dimostrare qualcosa, piazzando degli acuti memorabili. Avere un talento come Kyrgios competitivo per tutta la stagione sarebbe un'acquisto notevole per il tennis di vertice e per lo spettacolo.
Nick Kyrgios con la canotta dei Los Angeles Lakers in omaggio a Kobe Bryant
Uno dei protagonisti a sorpresa degli Australian Open è stato certamente l'americano Tennys Sandgren. Abbiamo scoperto l'ottimo stato di forma del 28enne del Tennessee nel secondo turno, quando ha superato in cinque set un Matteo Berrettini non al meglio con il suo tennis potente.
Quel successo gli ha conferito grande fiducia: dopo aver strapazzato Sam Querrey ha sfidato anche Fabio Fognini, superandolo in quattro lottatissimi set in un match assai complicato e ricco di tensione. “L'ammazza italiani” si è guadagnato un posto ai quarti e la sfida con Roger Federer, arrivando ad un passo dallo sconfiggere il campione svizzero in una Rod Laver Arena attonita. Non ce l'ha fatta di un niente, incapace di trasformare uno dei sette match point conquistati.
Bravo Federer, ma Sandgren in quelle occasioni non è mai riuscito a liberare la potenza della sua 'prima' di servizio o quel diritto pesante con cui ha tramortito i rivali nel torneo. Già nel 2018 Sandgren era sbarcato ai quarti in Australia, uno dei pochi acuti di una carriera costellata da infortuni e scadimenti di forma. Carattere non facile e personaggio “scomodo” per alcuni commenti non propriamente politically correct, è la classica mina vagante da evitare nei grandi tornei, vista la potenza dei suoi fondamentali.
Serena Williams rimanda l'appuntamento con la storia. La campionessa americana era sbarcata a Melbourne in ottima forma dopo il primo torneo vinto da mamma ad Auckland, pronta a strappare l'agognato 24esimo titolo Slam e così uguagliare il record assoluto di Margaret Smith Court.
È caduta improvvisamente al terzo turno sotto i colpi della cinese Qiang Wang, ma è caduta anche nella conferenza stampa post partita.
Molto nervosa per la sorprendente battuta d'arresto, ha risposto in modo scontroso alle domande della stampa nel post partita, con alcune allusioni poco eleganti. Una caduta di stile per una campionessa così grande e stimata, esempio di classe e combattività per tutte le giovani colleghe.
La rincorsa al record assoluto forse sta diventando un'ossessione che non la aiuta a giocare con serenità il suo miglior tennis.
L'addio al tennis di Caroline Wozniacki è stato uno dei momenti più toccanti nella prima settimana degli Australian Open. La danese, ex campionessa a Melbourne nel 2018, aveva annunciato che il primo Slam dell'anno sarebbe stato il suo ultimo torneo, per salutare il tour di fronte a quel pubblico che l'aveva vista alzare la coppa più importante della propria carriera. Ha corso e lottato come sempre, fino all'ultima palla out, quella che ha decretato la sconfitta nel terzo turno contro Ons Jabeur.
È uscita di scena con grande classe, sottolineando il suo amore per il tennis, il sogno di una ragazzina che dalla piccola Danimarca è riuscita ad arrivare in vetta al tennis femminile, con tanta fatica e sacrificio senza mai perdere il sorriso, pronta a concedere l'onore delle armi alle rivali, spesso più attrezzate di lei.
Caroline è stata una n.1 non tra le più forti, non ha mai posseduto un tennis straripante e nemmeno colpi mozzafiato, ma è stata un'atleta encomiabile, leale in campo e fuori. Si è dimostrata persona semplice in ambiente assai complicato, animato più da gelosie che da sincere amicizie, e forse proprio per questo nello spogliatoio dei tornei mancherà ancor di più.
Sofia Kenin con i suoi “soli” 170 cm di altezza conferma la tendenza degli ultimi Slam rosa: tutte vincitrici non molto alte.
Agli ultimi US Open la coppa era andata a Bianca Andreescu, alta 170 cm; Wimbledon 2019 è stato vinto da Simona Halep, alta 168 cm; l'edizione 2019 di Roland Garros dalla n.1 WTA Ashleigh Barty, la più piccola del lotto con “soli” 165 cm di altezza.
Una sorta di Grande Slam completato da tenniste piuttosto piccole se lo confrontiamo alla tendenza del recente passato, con la maggior parte delle campionesse nei Major piuttosto alte e dotate di un servizio importante come Naomi Osaka, Garbine Muguruza, Petra Kvitova e ovviamente Serena Williams.