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19 maggio: buon compleanno Hyeon, ma che fine hai fatto?

Oggi il coreano vincitore delle Next gen Atp Finals 2017 compie 24 anni da n.142 del mondo. Ma pochi mesi dopo il successo di Milano era arrivato al n.18. 18 anni fa Serena Williams conquistò il suo primo titolo sulla terra battuta: a Roma

di | 19 maggio 2020

Hyeon Chung vincitore della prima edizione delle Next Gen Atp Finals di Milano nel 2017

Hyeon Chung vincitore della prima edizione delle Next Gen Atp Finals di Milano nel 2017

Oggi è il 24° suo compleanno, ma che fine ha fatto? L’ultima volta che abbiamo sentito parlare di Hyeon Chung era per sentirci dire che contro l’Italia, nel primo turno di Coppa Davis 2020 a Cagliari, tra Italia e Sud Corea, non ci sarebbe stato. Ancora acciacchi? Speriamo che fosse solo un eccesso di prudenza (che a noi non è dispiaciuto) perché l’occhialuto ragazzone di Suwon, città a mezz’ora di auto dalla capitale Seul, è uno dei talenti più brillanti emersi negli ultimi anni.

Classe 1996, si era meritato il premio Most Improved Player of The Year dell’Atp, come giocatore che aveva mostrato i più ampi miglioramenti, nel 2015. In una stagione cominciata da 18enne era salito dal n.167 del mondo al n.54, divorandosi alcuni Challenger dimostrando di essere già adeguato al confronto nel circuito che conta. Velocissimo, grande timing, volava sui campi duri da Bournie in Australia a Savannah negli Usa, dalla coreana Busan alla cinese Kaohsiung. Tutte vittorie confortate poi da successi a livello Atp su gente come Aljaz Bedene, Benoit Paire, Albert Ramos-Vinolas.

Insomma l’omino di gomma coreana, con gli occhiali e ancora i brufoli, nelle gambe due anni di IMG Academy a Bredenton (dai 13 ai 15 anni), saliva, saliva. Lo avremmo scoperto definitivamente a Milano, nella prima edizione delle Next Gen Atp Finals, quella del 2017. Sapevamo che era bravo ma eravamo più colpiti dal principino russo isterico Rublev, dal puledro canadese Shapovalov, con quel suo rovescio monomane impressionante e il dinamismo di un giovane McEnroe. O dall’imperforabile croato Borna Coric. O ancora da Daniil Medvedev, russo fumantino dal cervello finissimo, o dai muscoli del suo conterraneo Karen Khachanov.

Vinse lui, Hyeon Chung. Vinse tutte le partite, dal girone in poi. Mostrando al nostro Gianluigi Quinzi, l’italiano in gara, che cosa voleva dire crescere dal quel giorno del 2013 a Wimbledon in cui era stato il marchigiano ad alzare il trofeo del vincitore under 18 e Hyeon ad accontentarsi del piattino del finalista.

Ci ricordiamo che cosa avvenne poi, ai successivi Open d’Australia, nel gennaio del 2018? Aiutino: Chung infilò uno dopo l’altro Daniil Medvedev, Alexander Zverev, Novak Djokovic e Tennys Sandgren prima di arrendersi in semifinale a Roger Federer. Contro il quale dovette ritirarsi all’inizio del secondo set, perché aveva i piedi devastati dalle vesciche.

Quella di Melbourne fu la dimostrazione del potenziale. E insieme delle fragilità. Alla fine del torneo era n.30 del mondo. E avrebbe raggiunto i quarti di finale sia a Indian Wells che a Miami. Era un top player: il 2 aprile facava registrare un best ranking di n.18 del mondo. Certi suoi recuperi in spaccata ricordavano il miglior Djokovic, al cui gioco pareva in qualche modo ispirarsi.

Ma poi la caviglia destra. E poi la schiena. Lo scorso anno è sparito. E’ stato fermo da febbraio a luglio. Poi qualche segnale di ripresa ma la classifica era crollata. Alla vigilia degli Us Open 2019 era n. 170 del mondo. Sì è qualificato ed è arrivato al terzo turno, fermato da Nadal.

Nel 2020 ha giocato solo una partita, al Challenger di Indian Wells. Nella classifica congelata a marzo è n.142. La Grande Sosta gli permetterà di tornare pienamente integro e di mantenere tutte quelle aspettative che aveva suscitato? Glielo auguriamo di cuore. Buon compleanno.

Hyeon Chung con Novak Djokovic appena battuto agli Australian Open 2018

ACCADDE OGGI

Il 19 maggio del 2002 Serena Williams vinse il suo primo titolo sulla terra battuta agli Internazionali BNL d’Italia di Roma. Era bionda con le treccioline, aveva 20 anni, era già n.4 del mondo e quello era il suo 14esimo titolo ma, come dicevamo, il primo sul mattone tritato. In finale superò in due set la belga Justine Henin, n.5, ma la partita più tosta era stata la semifinale in cui l’aveva spuntata solo 7-5 al terzo contro Jennifer Capriati, americana come lei, n.2 della classifica mondiale. Serena avrebbe vinto al Foro Italico altre tre volte: nel 2013, 2014 e 2017.

Serena Williams vincitrice a Roma nel 2002 con la finalista Justin Henin

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