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La psicologa ti aiuta a resistere/8: nuove abitudini da imparare

Siamo tornati in campo ma oltre alle regole del gioco e ai nostri soliti rituali ci sono altre norme da rispettare. Abituarsi non è automatico e può richiedere tempo. Cominciamo subito

di | 27 maggio 2020

Un maestro inglese fa lezione con il guanto sulla mano sinistra

Un maestro inglese fa lezione con il guanto sulla mano sinistra

Finalmente con la riapertura dei campi da tennis i giocatori possono sfogare il loro desiderio represso da mesi.

Tuttavia, quando si sta un po’ senza fare qualcosa di abituale, come una partita di tennis, è facile perdere, oltre all’allenamento, anche le abitudini legate alla pratica del proprio sport: tra tutte per esempio, la preparazione del borsone, dove spesso ci si dimentica di mettere anche cose essenziali, come calze, palle, overgrip, asciugamani, magliette di ricambio o polsini.

Oggi riprendere a giocare non significa solo ritrovare gesti automatici sul campo e in preparazione alla discesa in campo, ma anche assumere nuove abitudini, che per qualcuno possono sembrare pesanti, inderogabili ‘costrizioni’.

Bisognerà infatti ricordarsi di portare con sé guanti (ora sono nati anche quelli specifici, fatti apposta per giocare a tennis), gel e overgrip, oltre alla mascherina, ormai una seconda pelle.

Non ci si potrà fermare ai cambi di campo a fare due chiacchiere con l’avversario visto che le panchine non saranno più dallo stesso lato, si dovrà giocare con una mano inguantata, niente stretta di mano finale...

Insomma si dovrà prestare attenzione a tanti aspetti che a qualcuno potrebbero togliere un po’ del piacere di giocare e di socializzare e che, inevitabilmente, renderanno tutti schiavi di regole imposte dal di fuori.

Per qualcuno si aggiungeranno alle regole ‘imposte da di dentro’, ossia ai rituali personali, alle azioni ripetitive non finalizzate al gioco, che molti giocatori mettono in atto con la specifica finalità di favorire la concentrazione e di scaricare la tensione legata alla gara.

Da spettatori conosciamo benissimo l’apparentemente inutile ritualità  che mette in mostra Nadal in campo: dalla meticolosa posizione delle bottigliette davanti alla sua panchina, ai vari “toccamenti” prima di servire (della faccia, del pantaloncino); da giocatori, tutti siamo soggetti, in modo più o meno consapevole, a abitudini  che caratterizzano per esempio l’entrata in campo, la scelta della panchina, la posizione dell’asciugamano, il modo di usare il tempo ai cambi, la ricerca dell’una o dell’altra pallina per servire ecc.

Si può ipotizzare che i giocatori maggiormente legati a ritualità possano adeguarsi più facilmente ai nuovi comportamenti da seguire sui campi da tennis, rispetto a chi li considera un attacco alla propria libertà più che un’espressione di salvaguardia della propria sicurezza. 

Tuttavia nel caso in cui entrassero in conflitto con i loro rituali potrebbero fortemente osteggiarli anche loro, sentendoli una minaccia a un personale e consolidato sistema di abitudini che aiuta a scaricare la tensione e favorisce il divertimento.

Questa è però una nuova condizione che ci è imposta e con cui dobbiamo imparare a convivere. Meglio cominciare subito l’allenamento.

*già campionessa d’Italia e nazionale azzurra nel tennistavolo, Marcella Marcone è psicoanalista e psicoterapeuta. Ha scritto, con Marco Mazzoni, i libri: “Racchette & abitudini, aspetti psicologici di rituali e scaramanzie” e “Tennis sul divano”

Il saluto con le racchette che sostituisce la stretta di mano a fine partita

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