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Eventi internazionali

New York, Pella e Dellien in quarantena. Djokovic si oppone alla decisione

Guido Pella e Hugo Dellien sono stati precauzionalmente messi in isolamento. L'unica persona risultata positiva dopo i primi due giri di test, infatti, è il loro preparatore JJuan Galvan. Djokovic raccoglie firme perché siano riammessi in tabellone

20 agosto 2020

L'argentino Guido Pella in campo a Buenos Aires 2020

L'argentino Guido Pella in campo a Buenos Aires 2020

L'argentino Guido Pella, numero 35 del mondo, e il boliviano Hugo Dellien, numero 94, sono stati esclusi dal Western&Southern Open e messi in quarantena. Sarebbe a questo punto a rischio anche la loro partecipazione allo US Open che inizierà il 31 agosto.

Gli organizzatori hanno preso questa decisione in quanto l'unico positivo dopo i primi 1400 controlli effettuati a New York è il loro preparatore  Juan Galvan. "A causa del prolungato contatto avuto con lui durante la settimana di allenamento a Miami, da parte mia e del mio coach José Acasuso, sono stato escluso dal torneo" ha detto Pella su Instagram. 

Pella e l'ex tennista diventato suo coach stanno bene, non hanno sintomi e sono risultati negativi a due tamponi. Ma il protocollo della USTA prevede, per chi sia entrato in contatto con una persona positiva, una quarantena di 14 giorni, considerato il tempo limite di incubazione del coronavirus. La decisione, si legge in un comunicato del torneo, è stata presa "su input del team medico del Western&Southern Open e dello US Open, in accordo con il Dipartimento di Sanità e Igiene Mentale della città di New York".

Secondo quanto riporta Marca, la decisione avrebbe fatto esplodere le proteste in una chat fra giocatori. Oltre agli altri sudamericani, Pella e Dellien hanno ottenuto un forte, e da loro per certi versi inatteso, sostegno dal numero 1 del mondo Novak Djokovic. Il serbo avrebbe anche avviato una raccolta firme per ottenere la riammissione dei due giocatori, già sostituiti però da alternates nel main draw e nel tabellone di qualificazione.

La protesta nasce dal fatto che Galvan non era alloggiato insieme ai due giocatori. Però, stando a quanto scrivono i giornalisti Cristopher Clarey, firma di punta del New York Times, e Sebastian Torok, collega argentino che collabora con La Nacion e la versione latino-americana di ESPN, Galvan condivideva l'alloggio con Acasuso. 

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