Chiudi
Non solo Sinner: in quella che si presentava come la stagione più difficile tutto il movimento è cresciuto intorno alle conferme di Berrettini e Fognini, l’esplosione di Musetti e Martina Trevisan, i progressi di Sonego, Caruso, Cecchinato. L’importanza fondamentale del lavoro organizzativo della FIT, dagli Assoluti in giugno al Forte Village Sardegna Open di ottobre
di Enzo Anderloni | 15 novembre 2020
2020: un anno difficile, molto difficile e doloroso, ma le racchette italiane lo hanno affrontato con coraggio, mettendocela tutta. E i risultati sono arrivati, uno dopo l’altro, a rovesciare i pronostici, a dire che si può crescere, progredire e guardare al futuro con fiducia, tutti insieme, anche attraversando un’emergenza.
È questo il bilancio che oggi si può tirare a chiusura di una stagione del tennis italiano dove non c’è solo la stella di Jannik Sinner a brillare, lucentissima con il primo titolo conquistato a Sofia.
L’esplosione di Lorenzo Musetti, la consacrazione di Lorenzo Sonego, la rinascita di Martina Trevisan sono altre tre meraviglie di un movimento in cui sono cresciuti tutti, al maschile e al femminile oltre ogni logica previsione.
Le classifiche che usciranno domani e cui manca sostanzialmente solo l’esito delle Atp Finals di Londra (si giocheranno ancora alcuni ATP Challengers), fotografano una realtà azzurra che ha vissuto momenti straordinari ma soprattutto si è compattata verso l’alto rilanciando anche le ragazze che dopo alcune stagioni difficile si riaffacciano alla top 100 con buone prospettive per il domani.
Se nel ranking Atp abbiamo oggi 8 giocatori tra i primi 100 e 13 tra i primi 150, nella classifica Wta possiamo contare su 3 top 100 (Camila Giorgi n.75, Martina Trevisan n.84, Jasmine Paolini n.95) e 5 top 150 (alle tre sopracitate si aggiungono Sara Errani n.130 e Elisabetta Cocciaretto n.134). A fine 2019 tra le prime 100 del mondo c’era solo Camila Giorgi, al n.98. E scorrendo fino al 150 trovavamo ancora solo Jasmine Paolini, al n.117.
Il fatto più significativo è però che tutte e 7 le giocatrici italiane presenti tra le prime 200 del mondo (vedi tabella) sono migliorate, salite in classifica e la maggior parte in modo eclatante.
Un fenomeno che è ancora più evidente e significativo in campo maschile. Non ci sono solo i botti di Sinner, Sonego e Musetti: sono migliorati e saliti in classifica anche Travaglia, Caruso, Mager, Gaio, Giustino. Hanno perso terreno solo i super veterani, Andreas Seppi, 36 anni, e Paolo Lorenzi 38 anni: con due carriere ricche di successi come le loro e l’ottimo livello di gioco che sono ancora in grado di esprimere, meritano comunque gli applausi.
Ma andiamo con ordine provando a riavvolgere il filo della stagione.
Era difficile chiedere a Matteo Berrettini di salire ancora: il suo straordinario 2019 che l’aveva proiettato dal n.52 al n.8 era praticamente impossibile da migliorare in tempi di Coronavirus. Matteo è da oggi “alternate”, prima riserva, alle Atp Finals di Londra, come n.10 del mondo. I tornei che si sono potuti giocare non sono andati proprio come avrebbe desiderato e si è dovuto ‘accontentare’ dei quarti di finale agli Internazionali BNL d’Italia e degli ottavi agli Us Open. Due piazzamenti non proprio ovvi.
Non si poteva pretendere che Fabio Fognini migliorasse il suo posto n.12 di fine 2019 dopo l’intelligente e coraggiosa decisione di farsi operare ad entrambe le caviglie per togliere di mezzo i fastidi che ne avevano limitato il rendimento nelle ultime, pur eccellenti, stagioni.
Sonego, progressi… assoluti
Ma chi si sarebbe aspettato di vedere Lorenzo Sonego che batte il n.1 del mondo Novak Djokovic? E arriva in finale all’ATP 500 di Vienna partendo dalle qualificazioni? Il torinese, 25 anni, si è spinto anche fino agli ottavi di finale del Roland Garros, il suo miglior piazzamento Slam in carriera. Salire di 19 posti in classifica a quel livello, e in una stagione così, è un risultato importante e non va dimenticato che Lorenzo è stato il più pronto a scattare dai blocchi quando il tennis italiano, primo al mondo, è ripartito con la programmazione agonistica. E’ stato lui a cucirsi sul petto lo scudetto tricolore il 28 giungo, quando a Todi sono stati assegnati i titoli italiani, nell’anno della rinascita di una manifestazione storica pensata ad hoc dalla Federazione per dare la possibilità ai suoi giocatori migliori, bloccati dal lockdown, di tornare in campo.
Sonego ha vinto poi anche il torneo Open di Perugia e sfruttato al meglio lo slancio delle manifestazioni estive per arrivare ad esprimere nelle prove di alto livello il suo miglior tennis.
Martina, che sorrisi!
Dagli Assoluti di Todi è partita anche la grande rivincita di Martina Trevisan, infortunata e battuta in finale da Jasmine Paolini (bravissima anche lei con l’abbattimento quest’anno del muro ‘top 100’). Martina che a 16 anni aveva smesso di giocare e a 20 aveva deciso di riprovarci, quella Martina spesso condizionata da problemi fisici, ha trovato proprio in questa stagione strana, piene di incertezze, la solidità e l’atteggiamento positivo che le servivano per mettere in mostra tutto il suo talento.
Ha seguito il sentiero delle opportunità agonistiche offerte dalla Federazione e dal territorio: dagli Assoluti a Todi al torneo Wta di Palermo, prima prova professionistica a livello mondiale dopo il lockdown, fino alla finalissima di Serie A del 12 di agosto, quando con le compagne del Tc Prato ha dovuto cedere alle bravissime ragazze del Tc Lucca. Non si è demoralizzata, anzi. Ha gradatamente messo a punto quel tennis scintillante che l’ha vista arrampicarsi fino ai quarti di finale del Roland Garros, passando per le qualificazioni. Sette vittorie bellissime, una dopo l’altra con le chicche delle sfide al cardiopalma vinte con la stella emergente Cori Gauff e la top player greca Maria Sakkari, fino alla consacrazione del successo sulla n.8 del mondo Kiki Bertens e l’ingresso nel gruppo delle prime otto del campionato mondiale su terra battuta.
Il sorriso di Martina Trevisan a Parigi resta stampato nella memoria. Non l’ha perso mai, nemmeno mentre tirava i suoi colpi nei momenti più tesi. E’ il sorriso della ripartenza del nostro tennis femminile nell’anno in cui ripartire sembrava più difficile.
Musetti, che fuochi artificiali!
E c’è un altro sorriso del 2020 che rimarrà impresso per sempre: quello di Lorenzo Musetti, illuminato dai riflettori del Campo Centrale, deserto, del Foro Italico nella notte in cui esplode come un fuoco artificiale accecando Stan Wawrinka, impotente nell’altra metà campo.
Anche Musetti, anzi forse lui più di tutti, ha trovato sui sentieri agonistici ridisegnati dalla FIT nell’eccezionale estate italiana, la rampa di lancio ideale: ha cominciato agli Assoluti, battuto da Sonego nei quarti. Ha proseguito vincendo lo scudetto di Serie A1 con il Tennis Park di Genova. Poi si è lanciato nella cavalcata dei Challenger: Todi, Trieste, Cordenons. Quando è arrivato a giocarsi le ‘quali’ agli Internazionali BNL d’Italia era una mina vagante di cui nessuno si aspettava la potenza.
Qualificazioni superate di slancio, i giganti Wawrinka e Nishikori atterrati nella polvere rossa. Quando il presidente della FIT, Angelo Binaghi denunciava l’ingiustizia di avere un torneo con spalti deserti è questo tipo di teatro e di impresa che immaginava di poter offrire ai suoi giocatori e agli appassionati.
E da lì la sua fantasia di leader di un movimento vincente non si è posta limiti: il circuito Atp doveva ripassare dall’Italia. Così da Roma si partiva verso Parigi sapendo che, a fine Roland Garros, il tennis mondiale avrebbe trovato una tappa inedita sulla terra battuta del Forte Village Sardegna Open. Musetti, che al Roland Garros non poteva andare per motivi di classifica, intanto partiva per Forlì, dove vinceva il suo primo Challenger.
Jannik e Lorenzo sotto i riflettori
L’acuto di Lorenzo da Carrara bastava per togliere un po’ di riflettori a Sinner, un anno più vecchio di lui, che a Roma aveva battuto Paire e Tsitipas: l’altoatesino se li riprendeva triturando nell’esordio parigino David Goffin, un nome da cartellone.
Era solo lui la star nelle due settimane successive, quando si spingeva fino allo straordinario quarto di finale giocato alla pari contro Nadal (nella foto), con in tasca lo scalpo di Alexander Zverev.
Musetti però rilanciava, proprio all’ATP 250 Forte Village, sfruttando al meglio la wild card riservatagli dalla FIT e volando in semifinale. La sua prima semifinale a quel livello.
Il mondo scopriva che il futuro era tutto azzurro. Il sito dell’ATP rimbalzava da una homepage su Jannik ad un’altra su Lorenzo. Dal più forte ‘classe 2001’ del mondo al più forte ‘2002’.
Fino al suggello finale del successo di Sinner a Sofia, quello che ora gli impedirà di dire, come a chi si complimentava con lui per la prestazione al Roland Garros, che “in fondo non ho vinto ancora niente”.
Caruso, Cecchinato, Travaglia e le altre eccellenze
Che annata, questo 2020, per il tennis italiano. Eccezionale. Davvero fuori dall’ordinario per il fatto che in mezzo ai momenti di grande emozione per grandi prestazioni ci sono risultati eccellenti di tanti altri nostri fortissimi giocatori: per esempio quelli di Salvatore Caruso che si qualifica ai Masters 1000 di Cincinnati (battendo Sinner) e di Parigi-Bercy. E arriva al terzo turno degli Us Open, chiudendo la stagione con i quarti nel 250 di Sofia dove batte il n.21 del mondo Auger-Aliassime.
Abbiamo visto Marco Cecchinato tornare saldamente tra i primi 100 del mondo dopo esserne scivolato fuori con il lockdown. Il terzo turno raggiunto a Parigi (passando per le qualificazioni) e la finale al Forte Village Sardegna Open ci hanno restituito un giocatore competitivo ad alto livello.
E come non sottolineare i progressi di Stefano Travaglia, capace di battere Taylor Fritz e Borna Coric per spingersi fino agli ottavi di finale degli Internazionali BNL d’Italia e successivamente fino al terzo turno del Roland Garros. E Gianluca Mager finalista a Rio de Janeiro?
Si apre un quinquennio (o un decennio?) d’oro
Mai come in questa stagione, che ci lancia verso un 2021 con le ATP Finals a Torino per la prima di cinque edizioni, l’Italia ha dimostrato di essere una grande potenza del tennis mondiale. Ha messo in campo qualità e quantità e soprattutto una capacità, unica al mondo, di preparare il terreno perché chi ha le qualità possa emergere investendo non solo sui giocatori stessi ma anche sugli allenatori e sull’organizzazione delle manifestazioni necessarie a far esprimere i talenti. Il tutto in un momento in cui era più facile chiudere che far nascere qualcosa di nuovo.
Il presidente Binaghi ha presentato, nell’ultima assemblea elettiva, un grafico che mostra per il prossimo quadriennio una previsione di crescita del fatturato della FIT dal 389% del periodo 2000-2019 a un 759% (aggregando 2000-2019 e previsione 2020-2025).
Se consideriamo che nel 2025 Matteo Berrettini non avrà ancora 30 anni, Sinner ne compirà 24 e Musetti 23, beh, non sembra nemmeno esserci limite per i sogni. Anche per il 2026, 2027, 2028…