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Lunedì 5 dicembre l'Atp pubblicherà la 50esima classifica di fine anno, la prima con tre azzurri nei top 25. Ripercorriamo la storia del grande tennis italiano analizzando decennio per decennio: 1983-1992 (seconda parte).
di Luca Marianantoni | 02 dicembre 2022
Lunedì 5 dicembre l'Atp pubblicherà la 50esima classifica di fine anno della storia. Sarà un ranking speciale che vedrà per la prima volta 3 giocatori azzurri tra i primi 25 del mondo. Per festeggiare il mezzo secolo di vita delle classifiche computerizzate dell'Atp, ripercorriamo la grande storia del tennis italiano analizzando decennio per decennio. Questa è la seconda puntata che copre dal 1983 al 1992, il decennio della grande depressione, addolcito in parte dalla classe sopraffina di due bolognesi dal braccio d'oro, Paolo Canè e Omar Camporese.
RANKING - Le presenze complessive nei top 100 passano da 34 a 30. Dal decennio precedente sopravvive per un anno Barazzutti e Ocleppo, per due Claudio Panatta. I volti nuovi sono tanti: Francesco Cancellotti, Paolo Canè, Simone Colombo, Claudio Pistolesi, Omar Camporese, Cristiano Caratti, Renzo Furlan, Diego Nargiso, Stefano Pescosolido e Gianluca Pozzi. Un totale di 13 giocatori capaci di chiudere almeno una stagione nei top 100 contro gli appena 6 del decennio precedente.
Le successioni al vertice del ranking nazionale sono tantissime: 27 in 10 anni. I numeri 1 d'Italia sono 10 e Paolo Canè è il giocatore che trascorre più settimane (191) al vertice della classifica nazionale. In questo periodo sono 10 i giocatori a ottenere il loro best ranking: Camporese 18 nel 1992, Cancellotti 21 nel 1985, Canè 26 nel 1989, Caratti 26 nel 1991, Pescosolido 42 nel 1992, Panattino 46 nel 1984, Colombo 60 nel 1986, Nargiso 67 nel 1988, Pistolesi 71 nel 1987 e Narducci 77 nel 1988.
TORNEI - I titoli Atp conquistati dal 1983 al 1992 si dimezzano rispetto al decennio precedente: da 22 passano a 13. Francesco Cancellotti apre la serie con la doppietta Firenze-Palermo 1984, poi tocca a Claudio Panatta a Bari 1985. Vanno a segno anche Colombo a St. Vincent 1986, Pistolesi a Bari 1987, Narducci a Firenze 1988 e Pozzi a Brisbane 1991. Il più vincente è Paolo Canè: l'estroso campione dal turbo rovescio vince Bordeaux 1986, Bastad 1989 e Bologna 1991. Accanto a lui cresce un altro bolognese doc, Omar Camporese, che di turbo ha l'accelerazione di dritto: Camporese vince tornei pesanti contro avversari top: a Rotterdam 1991 annulla un match point e batte Lendl ancora sulla cresta dell'onda, al Forum di Milano nel 1992 batte in finale Goran Ivanisevic. L'ultimo torneo del decennio va a un altro giocatore dotato di enorme talento: Stefano Pescosolido, campione sul cemento di Scottsdale nel 1992 sull'ex top 4 mondiale Brad Gilbert.
SLAM - La parte più nera riguarda i tornei del Grande Slam. Tra il 1981 e il 1994 l'unico tennista italiano a raggiungere i quarti di finale in uno Slam è Cristiano Caratti; è la punta di diamante dei "Piatti Boys", la nidiata di campioncini, cresciuti da Riccardo Piatti, che comprende anche Renzo Furlan, Cristian Brandi e Federico Mordegan.
A Melbourne Caratti batte Dyke, Engel, Layendecker e il giovane Richard Krajicek in cinque set per poi arrendersi in cinque set a Patrick McEnroe. Il bilancio del decennio è ridotto ai minimi termini: un solo quarto di finale e appena tre ottavi di finale: due di Cancellotti al Roland Garros 1984-1985 e uno di Camporese all'Australian Open 1992.
DAVIS - La Coppa Davis, come gli Slam, è avarissima per l'Italia. Nel 1983 Panatta e Bertolucci salutano la nazionale con la sconfitta per 5-0 del Foro Italico contro l'Argentina di Vilas e Clerc. Nel 1984 Gianni Ocleppo diventa l'eroe di Telford: l'Italia batte la Gran Bretagna fuori casa: ma i quarti di finale sono il traguardo massimo, raggiunto nel 1983, 1984, 1986 e 1988. Nel 1990 a Cagliari, Paolo Canè firma i tre punti dell'impresa del decennio: l'Italia batte la Svezia di Mats Wilander per 3-2, ma nei quarti l'Italia è punita 5-0 dall'Austria. Infine nel 1992 l'Italia supera alla grande la Spagna, ma a Maceio, contro il Brasile, viviamo un'autentica disfatta.