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"Sento ancora - spiega il serbo - la voglia di mettermi degli obiettivi, di alzarmi la mattina e pianificare un certo lavoro. Ma lo faccio tenendo bene a mente il quadro complessivo. Quando riesci a farti un piano di azione sul lungo periodo per l'obiettivo fondamentale che hai in testa, diventa molto più semplice compiere le piccole azioni quotidiane"
02 giugno 2023
“Non ricordo l'ultima volta che ho giocato circa tre ore per completare due set. Probabilmente sarà stato in uno dei match contro Nadal...”. Dopo aver vinto i primi due parziali al tie-break contro Alejandro Davidovich Fokina, pareva che Novak Djokovic avesse vinto uno Slam. Ma aveva le sue ragioni, per essere felice.
“Se avessi perso uno di quei due set, sarebbe diventata una partita di quattro o cinque ore, e si sarebbe complicata parecchio. Ogni punto giocavamo al gatto col topo, tante corse non solo a destra e a sinistra, ma anche avanti e indietro. Il mio avversario mi ha messo a dura prova, mi ha costretto a un impegno assoluto. Sono contento di aver vinto in tre, ma onestamente sarebbe stato più giusto se questo match fosse finito almeno in quattro. Abbiamo avuto entrambi delle chance, lui avrebbe potuto prendersi sia il primo che il secondo. E sono successe cose strane, per esempio a un certo punto ho perso completamente la mia seconda di servizio, facendo tre doppi falli in un game. Che dire, è il tennis degli Slam, giornate come queste possono arrivare e bisogna essere pronti per affrontarle”.
La filosofia di Djokovic è chiara e viene ribadita a ogni occasione: vista l'età, visto quanto è duro il circuito, gli obiettivi sono pochi e dichiarati: gli Slam. “Voglio riservare tutta la mia attenzione, le mie motivazioni e il mio lavoro per raggiungere l'apice del rendimento in quattro tornei all'anno. E il Roland Garros è uno di questi. Sento ancora la voglia di mettermi degli obiettivi, di alzarmi la mattina e pianificare un certo lavoro. Ma lo faccio tenendo bene a mente il quadro complessivo. Quando riesci a farti un piano di azione sul lungo periodo per l'obiettivo fondamentale che hai in testa, diventa molto più semplice compiere le piccole azioni quotidiane, diventa più semplice andare avanti settimana per settimana attraverso tutte le difficoltà”.
L'obiettivo, in questo caso, si chiama Slam numero 23. O Roland Garros numero 3, restando in tema Parigi. “Sono sempre molto critico verso me stesso, ma devo anche auto-ricordarmi, e ricordare al mio team, tutto quello che c'è di positivo in quello che mi accade. Devo restare concentrato su quello che verrà con pensieri proiettati verso l'ottimismo. Sapendo che sarò in grado di gestire le situazioni che mi metteranno alla prova. Potrei giocare meglio di come sto facendo? Certamente sì. Tutti abbiamo dei dubbi, in ogni momento, ma sono fiducioso di poter crescere, ed entrare in questo modo nella seconda settimana del torneo è qualcosa di rassicurante”.
L'iron-man del tennis – come lui stesso si è autodefinito – è pronto per le prossime sfide. E non si preoccupa troppo dei piccoli acciacchi che il suo fisico gli presenta: “Dovremmo stare qui per ore a fare l'elenco degli infortuni piccoli e grandi che ho avuto nella mia carriera. Ma ho deciso di mettere in evidenza solo quelli che davvero influiscono chiaramente sulle mie chance di vincere o addirittura di scendere in campo. Per il resto me ne sto zitto: sapete quante volte chiediamo l'intervento del fisioterapista, oppure abbiamo bisogno di prendere una pastiglia perché non stiamo bene? Ma capita, andiamo avanti e facciamo i conti con la realtà del momento. La mia realtà oggi è diversa da quella di alcuni anni fa, è inevitabile. Devo adeguarmi, ma se finisco il match e vinco, va bene così”.