-
Eventi internazionali

Erano quattro amici al club. Ora c’è anche Matteo. 100 anni fa il primo italiano ai Championships

Raggiungendo i quarti di finale Berrettini entra a far parte di uno dei club più esclusivi del tennis, il Last Eight Club di Wimbledon: solo 4 italiani ci erano riusciti prima di lui (e cinque italiane)

di | 05 luglio 2021

Il distintivo del Last Eight Club di Wimbledon

Il distintivo del Last Eight Club di Wimbledon

Si chiama “Last eight club” ed è uno dei più esclusivi del tennis. Non tutti sanno che tra le piccole grandi cose che rendono i Championships di Wimbledon un torneo unico c’è anche il fatto che chi raggiunge i quarti di finale del singolare (maschile e femminile) viene inserito di diritto e a vita nel “Club degli ultimi otto”, gli otto che sopravvivono ogni anno alla selezione del torneo che parte con 128 giocatori (uomini e donne) inseriti nel tabellone principale.

Da oggi ne fa parte anche Matteo Berrettini e come gli altri soci sarà invitato tutti gli anni dall’All England Lawn tennis Club ad assistere al torneo. Avrà posti riservati in tribuna e ospitalità all’interno del circolo in una tenda apposita, con bar e tavolini, in cui potrà rilassarsi tra una partita e l’altra e incontrare vecchi amici (o conoscerne di nuovi). Tutta gente che è arrivata almeno una volta negli “otto”.

Il conte Gino De Martino, primo italiano a giocare a Wimbledon nel 1911

Per quanto riguarda i giocatori di casa nostra, solo 4 tennisti erano stati ammessi al club: il barone Umberto De Morpurgo, Nicola Pietrangeli, Adriano Panatta e Davide Sanguinetti. Quattro amici al club cui ora si aggiunge, come dicevamo, Matteo Berrettini (in attesa di vedere come andrà a finire la sfida tra Roger Federer e Lorenzo Sonego).

A Wimbledon, che è il torneo più antico, si gioca dal 1877. Il primo italiano a partecipare arrivò solo nel 1911, esattamente 100 anni fa, e fu il conte Gino De Martino, nobile romano che aveva vinto nel 1895 la prima edizione dei Campionati Italiani di tennis e un anno prima era stato eletto presidente della Associazione Italiana di Lawn Tennis, che durò solo tre anni e fu premessa alla fondazione, nel 1910, della Federazione Italiana Tennis.

La sua avventura a quello che si chiamava The All England Lawn Tennis and Croquet Club, durò un solo giorno, il 26 giugno 1911, quando incontrò al primo turno l’inglese Augustus Hendriks (lo racconta nel suo libro ’Italiani Grande Slam’ l’indimenticato Viviano Vespignani). De Martino perse in quattro set: 3-6 6-3 6-4 8-6. E tornò a casa, dove vinse ancora il titolo italiano alla bella età di 36 anni.

Il barone Uberto De Morpurgo, primo italiano a raggiungere i quarti di finale a Wimbledon nel 1928. Fu battuto da Rene Lacoste

Il primo acuto da “Last eight Club” sarebbe arrivato molto più in là, nel periodo tra le Due guerre. Autore un altro nobile con la passione della racchetta, il barone Uberto De Morpurgo, nato a Trieste quando la città era ancora parte dell’impero Austro-Ungarico. Divenne infatti italiano a pieno titolo solo dopo il 1918. La mamma era inglese e lui studiò a Oxford. Il tennis lo aveva imparato lì, dato che fu un campioncino junior proprio in Gran Bretagna nel 1911.

In seguito sarebbe diventato uno dei migliori giocatori del mondo, capace di giocare alla pari con campioni leggendari come lo statunitense Bill Tilden (fu tra loro due la finale della prima edizione degli Internazionali d’Italia a Milano nel 1930), di battere il moschettiere di Francia Jean Borotra nello spareggio per la medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1924 a Parigi.

A Wimbledon nel 1925 raggiunse la finale del doppio misto, insieme alla statunitense Elizabeth Ryan ma fu battuto dalla formidabile coppia francese formata da Jean Borotra e dalla divina Suzanne Lenglen.

Nicola Pietrangeli, nei quarti a Wimbledon nel 1955, in semifinale nel 1960

Il posto nel club degli “ultimi otto” se lo conquista nel 1938 quando arriva appunto ai quarti e cede solo al mitico coccodrillo Rene Lacoste: 6-2 6-3 6-4 il punteggio. Una sconfitta netta che però va valutata considerando che Lacoste sarebbe stato il vincitore del torneo, dopo aver superato Bill Tilden in semifinale e Henri Cochet in finale. Tilden, Lacoste e Cochet erano allora un po’ come Federer, Nadal e Djokovic di oggi: i dominatori dell’epoca.

Per avere un altro azzurro ammesso al “Last Eight Club” bisogna arrivare fino al 1955, quando fu Nicola Pietrangeli il protagonista dell’impresa, battuto dal danese Kurt Nielsen al quinto set (1-6 6-3 5-7 6-2 7-5). Nielsen poi si sarebbe arreso solo in finale allo statunitense Tony Trabert. Lo stesso Pietrangeli rafforzò la sua tessera di socio cinque anni dopo, nel 1960, quando si arrampicò fino alle semifinali (il miglior risultato di sempre per l’Italia) prima di essere battuto in cinque set (4-6 6-3 8-10 6-2 6-4) dall’australiano Rod Laver.

Il terzo membro italiano del club arrivò nel 1979, quando Adriano Panatta raggiunse i quarti ma venne battuto (3-6 6-4 6-7 6-4 6-3) dallo statunitense Pat Dupre, un outsider che colse quel giorno il miglior risultato della carriera.

Quarto e ultimo socio (sul versante maschile) ammesso per sempre al club di Wimbledon (prima dell’arrivo di Berrettini), lo spezzino Davide Sanguinetti che nel 1998, in un momento non molto florido per il nostro tennis, approfittò di un buon tabellone per raggiugere i quarti prima di essere stoppato in tre set (6-2 6-3 6-4) dall’olandese Richard Krajicek.

A titolo di curiosità è giusto ricordare che in campo femminile le socie ammesse al Last Eight Club sono cinque: Lucia Valerio che arrivò nei quarti nel 1933 perdendo con l’inglese Dorothy Roumd (6-3 6-2); Laura Golarsa che nel 1989 giunse a un passo da battere la statunitense Chris Evert (6-3 2-6 7-5 il punteggio a favore dell’americana); Silvia Farina battuta nei quarti del 2003 dalla belga Kim Clijsters (5-7 6-0 6-1); Francesca Schiavone stoppata dalla russa Elena Dementieva nei quarti del 2009 (6-2 6-2) e Camila Giorgi, fermata solo da Serena Williams nel 2018 (3-6 6-3 6-4 il punteggio) .

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti