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Fra il BNP Paribas Open e il tennis italiano c’è un rapporto contrastante. Nel maschile Jannik Sinner nel 2023 è stato il primo azzurro arrivato ai quarti e poi in semifinale. Ma fra le donne ha regalato al nostro tennis una delle soddisfazioni più grandi, col successo di Flavia Pennetta nel 2014
02 marzo 2024
Da un lato della medaglia, quello femminile, c’è una delle vittorie più importanti nella storia del nostro movimento. Dall’altro, quello maschile, un record negativo unico fra i nove Masters 1000 interrotto per la prima volta nel 2023. Si può riassumere così il rapporto fra il tennis italiano e il BNP Paribas Open di Indian Wells, l’evento californiano che grazie alle finanze pressoché illimitate del magnate Larry Ellison propone oggi standard di altissima qualità, non lontani a quelli dei tornei del Grande Slam.
Lo sanno bene i giocatori, per i quali la settimana nel deserto di Palm Springs (o le due settimane per i più fortunati) sono fra le più attese del calendario. Vale lo stesso per i portacolori del tennis italiano, che all’evento dell’Indian Wells Tennis Garden deve uno dei successi più importanti della sua storia, ossia il trionfo di Flavia Pennetta nell’edizione 2014.
All’epoca quella vittoria era addirittura seconda solamente al Roland Garros 2010 di Francesca Schiavone, poi è scivolata di un posto quando la stessa Pennetta ha vinto lo Us Open nel 2015 e oggi deve dividere il gradino con la vittoria di Camila Giorgi a Montreal nel 2021, ma il podio rimane garantito e doveroso, per un successo che in qualche modo ha gettato le basi del successivo trionfo Slam della brindisina.
In quel 2014, Flavia si era presentata in California sulla scia di tre Slam di fila da migliore delle azzurre, con gli ottavi a Wimbledon, la semifinale a New York e i quarti in Australia che l’avevano rilanciata fra le top-20, dopo che meno di un anno prima era sprofondata (anche causa infortuni) fuori dalle prime 150. Ma da lì a credere che potesse vincere il titolo la strada era lunghissima, anche perché non è che avesse chissà quale rapporto col cemento della Coachella Valley, dove nelle undici apparizioni precedenti era riuscita solamente una volta ad arrivare agli ottavi di finale, cioè a vincere due partite.
Ma in quelle due settimane, iniziate con altrettante laboriose vittorie contro Taylor Townsend e Sam Stosur, Flavia riuscì a trovare un tennis mai visto fino a quel momento. Al quarto turno lasciò le briciole a Camila Giorgi (svuotata dall’impresa contro Maria Sharapova), poi mise in fila anche Sloane Stephens, Li Na e in finale rifilò un secco 6-2 6-1 a una acciaccata Agnieszka Radwanska, frenata da un problema al ginocchio ma comunque chiusa fuori dal match dalla pugliese, che si meritò il trionfo.
Curiosamente, proprio alla cavalcata di Indian Wells risalgono anche le prime foto social in compagnia di Fabio Fognini, che la seguì per tutto il torneo. All’epoca lei lo definì “assistant coach of the week”, ma chi ci vedeva qualcosa più di un’amicizia non ha sbagliato, con i due che sono felicemente sposati da quasi sette anni, con tre figli.
Oltre a quel risultato, l’Italia al femminile a Indian Wells vanta altri tre quarti di finale: da quello di Silvia Farina nel 2001 al secondo della Pennetta, a dodici mesi dal trionfo. In mezzo, l’approdo fra le ultime otto di Sara Errani (2013). Un paio di ottavi di finale a testa, invece, come il miglior risultato per le altre due top-10 azzurre, Schiavone e Vinci.
Nel maschile, invece, fino al 2023 il BNP Paribas Open rappresentava una macchia nei record dei nostri giocatori, perché era l’unico fra i nove Masters 1000 nel quale mai nessun italiano aveva saputo raggiungere i quarti di finale. L'anno scorso, però, Jannik Sinner ha rotto il tabù. Ha raggiunto prima i quarti e poi la semifinale, persa contro Carlos Alcaraz, l'undicesima di un giocatore italiano nella storia dei Masters 1000, il circuito creato dall'Atp a partire dal 1990.
Sinner aceca disputato anche due ottavi, nel 2021 e 2022, più di qualunque altro italiano nella storia del torneo. Oltre a lui ci sono riusciti una volta solamente Matteo Berrettini (2022), Fabio Fognini (2014) e prima di tutti Renzo Furlan, che nel 1996 superò “Pippo” Rosset e poi vinse il derby con Andrea Gaudenzi, ma fu fermato dall’olandese Paul Haarhuis.
Tuttavia, la storia della Pennetta insegna che non è necessario avere chissà quale feeling con un torneo per trasformarlo in un terreno di conquista: l’exploit, a volte, arriva senza avvisare.