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Termina nei quarti il primo Roland Garros di Jannik, che mette alle corde per oltre due ore il campione spagnolo, a caccia del 13° trionfo parigino: “E’ stata davvero dura contro un ragazzo che spinge ogni colpo”
di Gianluca Strocchi | 07 ottobre 2020
Una battuta d’arresto che in prospettiva vale tanto quanto una vittoria. E non è per nulla un paradosso o una frase fatta. La fantastica corsa di Jannik Sinner al Roland Garros si interrompe nei quarti di finale, di fronte a chi su questi campi non ha rivali come Rafa Nadal (76 64 61 lo score, in due ore e 49 minuti), però il 19enne vincitore dell’ultima edizione delle Next Gen ATP Finals ha giocato per oltre due ore alla pari con il campione spagnolo, uno che – vale la pena ricordarlo – ha alzato dodici volte il trofeo dei Moschettieri e ha tutte le intenzioni di farlo di nuovo, anche per eguagliare il record di 20 titoli Slam di Roger Federer.
“E’ stata davvero dura, contro un giovane talento emergente capace di spingere tutti i colpi”, le parole a caldo del maiorchino a suggellare la prestazione del giovane azzurro, al termine del match che entra nella storia come quello conclusosi più tardi nella storia di Parigi (all’una e 25 di notte).
Riuscirà il ragazzo di Sesto Pusteria, numero 75 ATP, a reggere l’urto del 34enne maiorchino, indiscusso re di questa superficie? Era la domanda che un po’ tutti gli appassionati si chiedevano. Ebbene la risposta l’ha data il campo, dove l’allievo di Riccardo Piatti ha costretto il mancino di Manacor, alla 100esima partita sul rosso di Bois du Boulogne (due sole sconfitte), 14esimo quarto di finale nel Major sul rosso (su 16 partecipazioni), a dare il meglio di sé, sia dal lato tennistico che atletico.
Affrontare il “re della terra” in quella che è un po’ casa sua come il Centrale “Philippe Chatrier” poteva essere destabilizzante per chiunque, anche giocatori navigati, invece Jannik è sceso in campo senza alcun timore reverenziale o paura, con personalità, giocando la partita che aveva preparato e studiato con il suo team.
Ci ha provato, nel tentativo di imitare l’impresa del 19enne Roger Federer che mandò gambe all’aria il quattro volte campione in carica Pete Sampras a Wimbledon 2001.
Con la faccia tosta dei suoi 19 anni e 56 giorni, che ne fanno il più giovane nei quarti di uno Slam dopo Novak Djokovic a Parigi nel 2006 e il primo a spingersi così avanti all’esordio al Roland Garros proprio dopo Rafa Nadal (2005). Ma anche con la consapevolezza di chi ha le doti per essere tra i protagonisti principali su questo palcoscenico.
Nei primi tre turni di battuta Sinner ha perso appena due punti con altissima percentuale di prime (il 68% alla fine, con il 56% di resa, contro il 67% dell’iberico, che in campo ha messo il 65% di prime di servizio), è riuscito a portarsi avanti di un break per due volte, purtroppo in entrambi i casi subito restituito (sul 6-5 nel primo set e poi sul 3-1 nel secondo).
Si è persino preso il lusso di una magia, quasi un colpo da golf, con piroetta su se stesso, per issarsi sul 4-3 nel secondo, una frazione che gli è sfuggita di mano per un pizzico di sfortuna e soprattutto per la capacità del mancino di Manacor di alzare ulteriormente il livello nel momento chiave.
Poi, dopo due ore abbondanti praticamente alla pari con Nadal, nel terzo set il giovane azzurro ha un po’ perso lucidità e smalto, ma come è normale che sia per un talento che deve ancora completare la sua maturazione di atleta.
Non va dimenticato che quando Rafa ha iscritto il suo nome nell’albo d’oro di questo torneo per la prima volta Sinner aveva tre anni. E quando il leggendario mancino spagnolo ha vinto il suo nono titolo al Roland Garros nel 2014, l’altoatesino era ancora concentrato sullo sci. Poi, però, ha scelto la racchetta. Per sua fortuna, ma non solo.
Certo, ci sono aspetti su cui il giovane azzurro deve crescere e migliorare, e il primo a saperlo è lui, che della cultura del lavoro, quotidiano, fa una delle sue qualità per eccellenza. Ed ecco perché la sconfitta contro un campione di questo calibro lo aiuterà a capire ancor meglio che cosa serve e dove focalizzarsi (37 vincenti per lo spagnolo e 31 per l’italiano, che ha commesso 46 errori contro i 33 del rivale). Intanto
Intanto, il suo debutto a Parigi è stato da applausi: nel corso del suo cammino ha eliminato due top 15 (David Goffin, n.13, e Alexander Zverev, numero 7 del mondo e sesto favorito del torneo, finalista meno di un mese fa agli Us Open), confermando quel che di buono tanti – a cominciare dai colleghi del circuito – dicono di lui e del suo avvenire.
Intanto, dalla capitale francese, al termine del terzo Slam di una stagione martoriata dalla pandemia (e ancora il coronavirus non ha mollato la presa…), Jannik ripartirà con ulteriore convinzione, rafforzata anche dall’ingresso fra i top 50 – al momento è virtualmente numero 46 – ulteriore nuovo best ranking. In attesa di ritrovare dall’altra parte della rete magari proprio Nadal e vedere – nemmeno troppo di nascosto – l’effetto che fa.