Chiudi
Jannik Sinner sfida in semifinale Stefanos Tsitsipas all'ATP 500 di Barcellona. Sono gli ultimi due vincitori delle Next Gen ATP Finals. I precedenti, le racchette, le grandi sfide in carriera. Le chiavi della partita fra l'erede designato di Roger Federer e il Novak Djokovic 2.0
di Enzo Anderloni e Alessandro Mastroluca | 24 aprile 2021
A diciannove anni, Jannik Sinner è il più giovane semifinalista a Barcellona dal 2005, quando il diciottenne Rafa Nadal vinse il primo dei suoi undici nel torneo. Non a caso, gli hanno intitolato il campo principale dello storico impianto che ospita l'ATP 500, il più antico della capitale catalana. L'altoatesino punta a diventare anche il primo teenager a conquistare un titolo in questa categoria di tornei da quando sono stati introdotti in calendario nel 2009.
Nei quarti, sfida per la terza volta Stefanos Tsitsipas, numero 1 della Race to Turin, che ha vinto le ultime otto partite e gli ultimi quindici set giocati. Ha così eguagliato le sue serie più lunghe di sempre. Nonostante sia alla sua undicesima semifinale in un ATP 500 e abbia alle spalle sei finali in questa categoria di tornei, non ne ha ancora mai vinto uno.
Sinner e Tsitsipas hanno vinto le ultime due edizioni disputate delle Next Gen ATP Finals, saltate l'anno scorso per la pandemia, e di nuovo in programma nel super novembre italiano di quest'anno insieme alle Nitto ATP Finals e ai gironi delle Davis Cup Finals a Torino.
Il trionfo del 2019 ha lanciato la carriera dell'azzurro che nel corso di quella stagione è entrato per la prima volta in Top 10. Oggi è il più giovane giocatore ad aver vinto due titoli ATP dai tempi di Novak Djokovic nel 2006. Vincere a Milano nel 2018 ha portato evidentemente bene a Tsitsipas, che un anno dopo è diventato il più giovane vincitore delle Nitto ATP Finals dopo Lleyton Hewitt nel 2001.
I due si sono già incontrati due volte, sempre agli Internazionali BNL d'Italia di Roma. Nel 2019, al suo quarto match ATP, l'altoatesino non aveva ancora le spalle abbastanza larghe.
L'anno scorso era già cambiato tutto. Tsitsipas, al primo incontro dopo i sei match point non sfruttati contro Borna Coric allo US Open, in un match in cui ha servito due volte per la vittoria e ha litigato il mondovisione con il padre Apostolos, disputa una partita anonima colorata solo dalla divisa rosa shocking.
Sinner, in un elegante completo total black brilla per efficienza e vince 61 67 62. "Ho servito per il match nel secondo, ho perso il servizio, siamo andati sul 6-6 poi abbiamo sbagliato tanto tutti e due. Comunque sentivo di fare la cosa giusta, anche se sbagliavo il colpo" ha detto a caldo Sinner.
Poi, in conferenza stampa, spiega: "In carriera avrò giocato con superficialità una ventina di palle". Negli ultimi sei mesi, non se ne è aggiunta nessuna alla lista.
Quando Sinner l'ha battuto a Roma, Tsitsipas era numero 6 del mondo. Da un mese, è il primo greco ad essere mai entrato in Top 5. E questo, almeno dal punto di vista statistico, cambia le cose. L'altoatesino non ha mai battuto uno dei primi cinque giocatori del mondo in carriera. Quattro le sfide finora: le due con Daniil Medvedev a Marsiglia negli ultimi due anni, lo storico quarto di finale del Roland Garros contro Rafa Nadal, il secondo turno contro Novak Djokovic al Masters 1000 di Montecarlo.
Molto diversa, anche per comprensibili ragioni anagrafiche, l'esperienza di Tsitsipas contro i top player. Ha battuto due volte Roger Federer (Australian Open e Nitto ATP Finals 2019), due volte Rafa Nadal, di cui una particolarmente significativa sulla terra rossa a Madrid 2019. Quell'anno ha sconfitto anche Djokovic e Medvedev. Complessivamente, ha ottenuto nove vittorie in 27 sfide contro i Top 5.
Tsitsipas ha l’incordature più fitta
Stefanos Tsitsipas, da quando abbiamo imparato a conoscerlo, cioè con la vittoria al Trofeo Bonfiglio, gli Internazionali d’Italia juniores, del 2016 al Tc Milano ha sempre avuto in mano una Wilson Blade. Un telaio molto diffuso tra i professionisti ma anche tra i giocatori agonisti di buon livello, dalla Terza categoria in su. È un telaio asciutto, con un profilo sottile (21 mm), rigidità media, in cui spiccano maggiormente le doti di controllo rispetto a quelle di potenza. Piace dunque soprattutto a chi picchia forte, senza eccessi di rotazione. O a chi necessita di una racchetta che non tradisca in termini di precisione: la spinta ce la mette lui.
La Wilson Blade di serie è disponibile in molte versioni. I modelli centrali hanno il piatto corde da 98 pollici quadrati, e sono disponibili con due diversi pattern d’incordatura: a maglia più larga (16x19) e più fitta (18x20). Tsitsipas ha scelto quest’ultimo, che accentua maggiormente le caratteristiche di controllo e precisione rispetto al 16x19, più votato alla potenza e allo spin.
Ma veniamo all’incordatura: il campione di Atene fa montare un sintetico monofilamento Luxilon 4G, una corda in copoliestere che viene proposta dal marchio belga, best seller in questo segmento di mercato, come un modello ‘top’: non perde tensione e offre buone doti di confort. Minimizzerebbe quindi i due limiti classici di questo genere di corde che in generale sono dure e si lasciano andare dopo poche ore di gioco. I professionisti possono permettersi di cambiarle spesso e così ne colgono solo i lati positivi. In particolare Tsitsipas ha scelto il calibro più sottile tra i due disponibili, quello da 1,25 millimetri (esiste anche in versione 1,30).
La tensione richiesta all’ultima edizione degli Internazionali BNL d’Italia, i dati sono quelli degli stringer ufficiali guidati da Marco Rossani, è stata di 25 kg sia per le corde verticali che per quelle orizzontali.
Sinner: impugnatura piccola e tensione esagerata
La racchetta di Jannik Sinner è una Head Speed MP, stessa famiglia del modello che utilizza Novak Djokovic (Speed Pro), il fuoriclasse cui più spesso Jannik viene paragonato.
Ovale da 100 pollici quadrati, peso a nudo (nella versione di serie) 300 grammi, bilanciamento a 32 centimetri dall’estremità del manico. Il profilo costante è di spessore medio (23mm), lo schema corde è un classico 16 verticali per 19 orizzontali.
Il peso degli esemplari di Jannik si discosta pochissimo da quelli degli attrezzi che si trovano nei negozi: 310 grammi, considerando anche la presenza di un overgrip (aggiunge 4/5 grammi) che l’azzurrino avvolge sopra il grip originale e di strisciolne di piombo al’interno del piatto a “ore 3” e “ore 9”.
Per quanto concerne la scelta dalla corda Sinner segue l’onda giovane, prediligendo un sintetico monofilamento, non troppo rigido: si tratta di Head Hawk Touch calibro 1,30 (mm).
In fatto di tensione è invece in totale controtendenza rispetto al mondo intero: 28 kilogrammi sia sulle verticali che sulle orizzontali, un valore molto elevato. Superiore ai 24/25 kg di Federer e Djokovic, ai 25 di Nadal. Questo significa, per chi non ha dimestichezza con questi aspetti tecnici, che il suo piatto è più rigido, la sua racchetta spinge meno di quella dei fenomeni sopracitati a parità di energia generata col braccio. Però ha il massimo del controllo.
Un’ultima curiosità: Jannik utilizza un’impugnatura molto piccola, n.2, anche se poi la riveste sempre con un’overgrip, ingrossarla leggermente. Quella del grip ridotto (il n.2 è molto diffuso in campo femminile) è comunque una tendenza che si va diffondendo nel circuito.
Quella fra Tsitsipas e Federer è una sfida fra due eredi designati. Il greco “ha un tennis simile a Roger Federer come stile, ma deve iniziare a lottare per vincere gli Slam” diceva a gennaio, alla vigilia di questa stagione, lo statunitense Andy Roddick. Ma con otto centimetri in più (è alto un metro e 93 centimetri) e un fisico potente e veloce forgiato dal preparatore Frederic Lefebvre.
Secondo il suo mental coach Kostas Pergantis, “in questo momento [Tsitsipas] è l'atleta più forte del tour. Medvedev, ad esempio, che lo precede in classifica, è più alto ma non ha le caratteristiche antropometriche di Stefanos, le proporzioni e la forza che questo ragazzo sa tirare fuori e non ha il gioco a tutto campo che Stefanos riesce ad esprimere”.
Dopo la finale di Montecarlo, in un intervento per Eurosport, Patrick Mouratoglou ha analizzato lo stile di gioco del greco, che spesso si allena nella sua accademia. “Stefanos colpisce con un'incredibile violenza ma allo stesso con molta scioltezza, due aspetti che sembrano opposti e gli permettono di generare molto spin insieme al ritardo della testa della racchetta prima dell'impatto tipica dei migliori del mondo – ha detto -. Il suo dritto mi fa pensare a quello di Juan Martin Del Potro ma con la palla che gira molto di più”.
Anche dal punto di vista tecnico, dice, è migliorato molto. È un eccellente difensore, ma sulla terra è allo stesso tempo rapido a passare dalla fase difensiva a quella offensiva. Su questa superficie, il suo rovescio incrociato, profondo, curvo e pesante mette in difficoltà gli avversari. Con questo colpo, può entrare con i piedi in campo e “sfondare” di diritto.
Secondo le statistiche presentate in tv nel corso dei match a Montecarlo, solo Sinner ha impresso alla palla più giri al minuto di rovescio rispetto a Tsitsipas (2800 contro 2760). Ma le traiettorie utilizzate, il modo di stare in campo mettendo insieme la velocità di spostamenti e la decontrazione nell'impatto, rendono per molti Sinner la naturale evoluzione del tennis di Djokovic.
“Credo che abbia sciato anche lui da piccolo ed è stato allenato da Riccardo, alla stessa età che ho io adesso” ha scherzato l'azzurro prima della sfida di Monte-Carlo. “Io mi devo ancora sviluppare in tutti gli aspetti del mio gioco, per cui è difficile dire che sono simile a un altro giocatore. Poi il bilanciamento in campo può essere simile, ma lui è più agile, riesce ad arrivare meglio alla palla, di diritto e di rovescio è più solido di me”.