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Lo spagnolo, n.4 del mondo (prossimo avversario di Jannik Sinner), ha vinto un altro match epico dei suoi contro Marin Cilic e, tra rimonte e rincorse, si è qualificato per i quarti di finale a New York per il secondo anno consecutivo
di Enzo Anderloni | 06 settembre 2022
E’ un Alcaraz scintillante quello che si è qualificato per i quarti di finale degli Us Open per il secondo anno consecutivo e sarà il prossimo avversario di Jannik Sinner. La vittoria contro un veterano del grande tennis in grand forma come Marin Cilic, vincitore di questo torneo nel 2014, non è solo importante per il risultato in sé, che consente al giovane murciano di rimanere in corsa per la prima posizione mondiale, ma per la brillantezza che esprime.
Le famose mille luci di New York erano ormai accese quasi solo per lui, alle 2.24 di notte quando ha chiuso la sua maratona di 5 set, 6-4 3-6 6-4 4-6 6-3, dopo 3 ore e 53 minuti di lotta. Ma si può dire che chi aveva resistito sulle tribune del gigantesto Arthur Ashe Stadium (con il tetto chiuso per la pioggia) lo aveva fatto perché ormai era elettrizzato dalle scosse energetiche di Carlos Alcaraz, uno che fa e disfa, attacca e difende, picchia e accarezza la palla ma sempre con la vitalità di uno che ha troppa carica dentro per stare fermo.
L’emblema del suo tennis è la rincorsa impossibile con cui recupera una stop volley di Cilic per fare il contro break dell’1-1 al quinto set con cui salva la partita prima di sprintare per vincerla.
Sa fare tutto con la racchetta, e lo fa in effetti, ma di fondo è un po’ troppo difensivo per attitudine e dunque lascia spesso agli altri lo spazio per attaccarlo, fino a metterlo alle corde. La sua massima soddisfazione (e il massimo divertimento a giudicare dai sorrisi) è la sovrumana capacità di salvarsi nelle situazioni che appaiono disperate (grazie a una velocità e agilità uniche). Quando ci riesce aggiunge sempre al gesto tecnico quello della sua esuberanza adolescenziale e la gente in tribuna si fa trascinare, impazzisce.
In qualche modo questa caratteristica che lo rende fenomenale è anche il suo punto debole: anche nei momenti importanti lascia spesso il gioco in mano all’avversario e se quello non sbaglia sono dolori per lui. Certo, con la profondità dei suoi colpi, le mille variazioni e la rapidità con cui arriva sulla palla, non è facile cogliere l’angolino scoperto dove indirizzare un missile imprendibile anche per lui. Ma è proprio in quegli angolini che Jannik Sinner ha dimostrato (a Wimbledon e a Umago) di sapersi infilare. Dunque la sfida è quantomai aperta e affascinante.
Le condizioni a New York la rendono ancora più incerta. Non solo il campo (un hard court di media velocità) e il clima umido, ma il clima che si verrà a creare nel catino dell’Arthur Ashe Stadium: se in tribuna ci sono più di 20.000 spettatori (lo stadio nel può contenere 23.711) il loro schieramento può fare la differenza. La povera Anett Kontaveit, scoppiata in lacrime in conferenza stampa dopo la partita persa contro Serena Williams, lo può spiegare meglio di chiunque altro. Il calore della gente sarà un fattore, ed è indiscutibile la capacità di Alcaraz di tirare il pubblico dalla sua parte.
Lo scorso anno il giovane Carlos aveva lasciato a bocca aperta il mondo proprio con una superperformance a New York, i cinque set stellari nei quali aveva superato in potenza e velocità un giovane campione come Stefanos Tsitsipas al terzo turno.
Era la sua prima grande corsa in un grande Slam: arrivato ai quarti di finale il suo fisico non aveva retto: un infortunio muscolare alla coscia destra aveva lasciato via libera a metà del secondo set a Felix Auger-Aliassime suo avversario quel giorno. Aveva solo 18 anni ed era arrivato al torneo da n.55 del mondo, mina vagante in un tabellone in cui non era testa di serie.
Ora che ne ha compiuti 19, ed è salito al n.4 del mondo, è una stella di prima grandezza e il suo modo di fare, l’esultanza quasi ad ogni quindici, il dinamismo incontenibile, i brufoletti da teenager e l’atteggiamento di uno che non si arrende mai (in questo sì che è davvero simile al giovane Rafael Nadal) ne fanno facilmente il beniamino della folla, che finisce per volerlo veder vincere.
Il quinto faccia a faccia sarà dunque per Jannik Sinner una prova davvero difficile, un nuovo capitolo di una rivalità che è già una realtà ai vertici del tennis mondiale.
Qualcosa che scivola sul personale da quella primissima volta che si sono incrociati, nell’aprile del 2019 al primo turno del Challenger di Alicante, sulla terra battuta di spagna.
Sinner era appena “esploso”, vincendo a sorpresa il Challenger di Bergamo cui aveva partecipato grazie a una wild card. Aveva 17 anni ed era n.546 del mondo. A quel successo ne aveva fatti seguire altri due in altrettanti tornei ITF (Trento e Santa Margherita di Pula). Arrivato ad Alicante con una striscia di 16 partite vinte consecutive si è trovato dall’altra parte della rete un ragazzino un anno più giovane di lui, senza classifica ATP, che l’ha battuto 6-2 3-6 6-3, ottenendo quel giorno la prima vittoria a livello Challenger. E aprendo già allora la sfida.
Poi Jannik aveva proseguito quel suo primo splendido 2019, culminato con il successo alle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals. E, causa pandemia, il discorso sarebbe stato ripreso solo lo scorso anno, con la piena esplosione di Alacaraz. E una nuova vittoria spagnola, al primo turno del Masters 1000 di Bercy, sul duro indoor, un 7-5 76 che pareva mostrare una superiore velocità da parte dello spagnolo.
Le vittorie di Sinner del 2002, sull’erba di Wimbledon (negli ottavi) e sulla terra battuta di Umago (in finale) non hanno solo riequilibrato le sorti sul piano aritmetico. Il 2 a 2 di oggi negli scontri diretti è l’equilibrio da cui parte la sfida di domani, sotto tutti gli aspetti. Una partita che con una posta pesante in palio che però è destinata a essere la quinta di una lunga serie.