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La difficile e indimenticabile seconda giornata di Slovacchia-Italia che promuove le azzurre alle Finals di novembre esalta le qualità della panchina
di Vincenzo Martucci | 16 aprile 2023
Capitano, mio capitano! Ieri a Bratislava siamo scesi dai banchi dell’università del film L’attimo fuggente, dai vibranti versi di Whitman, e dal memorabile professor Keating interpretato magistralmente da Robin Williams, e siamo passati a un palasport, a una panchina e ad un’altra, sublime, interpretazione, quella di Tathiana Garbin, capitano ideale della memorabile ciurma che ha firmato un’impresa indimenticabile del tennis italiano.
Dopo il 2-0 di venerdì, la squadra è stata raggiunta sul 2-2 dalla Slovacchia, il doppio decisivo è arrivato sull’orlo del baratro, sotto 3-5 al terzo e decisivo set del confronto, ma col doppio delle indomite Martina Trevisan ed Elisabetta Cocciaretto ha rovesciato il destino, firmando la qualificazione alle Finals di Fed Cup, ritargata Billie Jean King, di novembre.
Qualsiasi allenatore onesto, e quindi bravo, nel farsi da parte per lasciare la ribalta ai protagonisti, sottolinea sempre questa verità: vincono e perdono sempre gli atleti. Ancor più in uno sport individuale come il tennis sono loro ad assumersi gli oneri e gli onori, e soprattutto le scelte di attimi fatali, in campo. Ma nelle gare a squadre la situazione si complica, si moltiplica, migliora o peggiora a seconda dei momenti, e abbisogna di un metronomo, di un pilota, di una persona che tenga il timone quando il mare è in tempesta e tutti corrono sotto coperta.
In quei momenti gli arditi si contano sempre sulle dita di una mano, come gli entusiasti, i generosi, i puri. Fra questi, anche se a volte può sembrare fin troppo dolce e generosa verso le sue ragazze, spicca Tathiana Garbin. Che ieri nell’acme della lotta saltava come un grillo in campo, accompagnava da bordo campo le sue ragazze, le incitava, le rincuorava, le indirizzava, non le abbandonava mai, con la voce e coi gesti. Non s’è fermata un attimo. Ha dato il meglio di sé, portando anche il suo cuore in campo, e ha meritato la storica vittoria come, se non di più - per una volta - delle atlete.
Dopo il 2-0 di venerdì che è sembrato semplice, la capitana ha passato una notte insonne. Le avversarie non erano fenomeni ma sul veloce indoor, la superficie di casa che si erano scelte, davanti alla loro gente e ad una simile occasione, avrebbero sicuramente reagito alle prime due sconfitte e, per via dei precedenti diretti con le italiane, nelle condizioni specifiche, erano ancor più temibili.
Nel primo match poi, la numero 1 azzurra, la fantastica Trevisan dal sorriso aperto di chi è contento di esserci, aveva scricchiolato due volte, anche se, bravissima, aveva comunque portato il suo punto. Quant’è stato difficile per la capitana decidere, per scelta tecnica, di avvicendare la giocatrice, la prima scelta, la migliore in classifica (20) di tutte le giocatrici di Bratislava, dal primo singolare di sabato? Quant’è stato delicato spiegarlo alla giocatrice e alle compagne per via del doppio che al momento sembrava lontanissimo ma che era possibile nella sua drammaticità nell’ottica di una gara come la Fed Cup? Quanti ragionamenti, e dubbi, e pensieri, e contro deduzioni hanno accompagnato la decisione della Garbin?
BJK Cup: Martina Trevisan abbraccia Tathiana Garbin (foto Sposito)
In una giornata campale, cominciate in campo alle 12, ma molto molto prima per le protagoniste, e finita soltanto alle 21, le emozioni sono state tantissime sin dal primo match, con Jasmine Paolini che aveva battuto 6 volte su 7 Schmiedlova ma che sul veloce indoor proprio non è riuscita a confermarsi, crollando quando sembrava vicinissima ala meta, sul 3-0 del terzo set. Nel riscaldamento, poi, Camila Giorgi, che nella prima giornata aveva letteralmente dominato il suo match con Schmiedlova, ha denunciato il riacutizzarsi di un problema al ginocchio ed ha richiesto la sostituzione da parte della ben più giovane ed inesperta Cocciaretto. Che, pur impegnandosi come sempre al massimo, proprio non è riuscito a battere Kuzmova e a portare il terzo e decisivo punto che venerdì sera era vicinissimo e che sabato pomeriggio è diventato all’improvviso non lontano ma addirittura invisibile all’orizzonte, trasformandosi sempre più in un miraggio, una chimera.
BJK Cup: Camila Giorgi colpisce di rovescio (foto Sposito)
Quant’è stato difficile in quei momenti il compito della capitana nel rinsaldare il gruppo, nel rincuorare, nel ristabilire le sicurezze, nell’affidarsi al cuore, all’orgoglio, alla grinta delle sue giocatrici? Quant’è stata sollecitata la sua attenzione su tutte le mille situazioni tecniche ed emotive del gruppo a soppesare?
La scelta della formazione decisiva forse è stata la cosa già facile, date le circostanze: accanto alla Trevisan che aveva salvato proprio per quell’ultimo, drammatico, match, ha schierato la Cocciaretto. Che era stanca, emotivamente e fisicamente, ma che la capitana - sempre lei - ha rivitalizzato con le parole che solo un’ex giocatrice può trovare. Perché ha vissuto momenti analoghi, perché sa che cosa pensa un’altra giocatrice e sa quali tasti toccare del suo animo e, soprattutto, come.
Per fare tutto ciò, devi essere un essere umano vero, uno di quelli che si guarda allo specchio e si fa un esame di coscienza autentico, sincero, crudo, fine, senza scorciatoie e senza bluff. E Tathiana è una donna vera, che conosce se stessa e ha fatto scelte decise, che ama quel che fa e ci crede pienamente, senza nascondere la sua euforia.
Era così anche quando giocava e proprio per questo tirava fuori anche più del suo valore intrinseco di tennista. E, da capitana è anche più brava. Corrado Barazzutti è stato uno straordinario condottiero, rimarrà per sempre nella storia del nostro tennis, ha vinto più di quanto potranno mai vincere i suoi successori della coppa Davis al femminile e anche al maschile. Non era facile gestire gli equilibri di superstar come Schiavone, Pennetta, Errani e Vinci, coi loro caratteri, le loro personalità e i loro blasoni. Ma poteva schierare un’autentica un’armata, non una semplice squadra, aveva campionesse e finaliste Slam, top 10, esperte e mature.
Tathiana non ha a disposizione quegli stessi fenomeni ma, come quando giocava lei, sa tirar fuori il meglio dalle ottime giocatrici che ha, come tenniste e, soprattutto, come persone. Così ha creato un gruppo fantastico, di ragazze che davvero si aiutano l’un l’altra e davvero soffrono e tifano per la compagna, non solo per il bene comune.
Vorremmo tanto che questo spirito si perpetuasse anche sul circuito e che le fantastiche Martina, Elisabetta, Jasmine, Camila e Lucia (Bronzetti) - che era aggregata e ha condiviso tutte le emozioni -, potessero rilanciarsi sul circuito WTA con lo stessi slancio e la stessa passione. In comune oltre a essere piccole d’altezza hanno la capacità di interpretare il tennis con completezza, coprendo tutte le parti del campo, interpretando al meglio la transizione difesa-attacco, proprio come faceva Tathiana.
Con testa e cuore. Quella che infine è la grande lezione della capitana. Che a Bratislava ha scritto una pagina storica del tennis italiano. Grazie.