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Matteo Arnaldi ha vinto il primo singolare della finale di Coppa Davis contro Alexei Popyrin
di Alessandro Mastroluca, da Malaga | 26 novembre 2023
Un anno fa, a Milano, Matteo Arnaldi perdeva tutti i singolari di Next Gen Finals. Oggi a Malaga vince il primo, cruciale, singolare della finale di Coppa Davis. Batte Alexei Popyrin 75 26 64 dopo aver mancato tre set point prima di chiudere il primo set e salvato otto palle break nel terz, e ci avvicina al primo trionfo dal 1976. Ora scende in campo Jannik Sinner contro Alex De Minaur, sempre battuto nei cinque precedenti confronti.
Dopo i tre match point non sfruttati nel quarto di finale contro l'olandese Botic Van de Zandschulp nell'incontro che ha aperto la campagna azzurra a Malaga, Arnaldi torna in campo con la leggerezza pensosa che gli ha permesso di guadagnare 90 posizioni in classifica da inizio 2023. Insieme alla rapidità con cui riesce ad assorbire gli errori senza farsene condizionare, e a una personalità forte ma da incanalare per esaltarne gli effetti, è la sua qualità maggiore, più evidente, la dote chiave che ha fatto girare la partita. Poi, ovviamente, c'è il tennis. Ci sono colpi da sgrezzare, da rifinire, ma una lettura delle situazioni di alto livello e una velocità nel processare le informazioni pari a quella di gambe e piedi che in campo volano.
L'azzurro inizia bene, prende un break di vantaggio ma non lo difende. Il match ondeggia come un pendolo tra spirito combattivo e tensione, motivazione e braccino. Entrambi cercano di contrattaccare, di giocare profondo con poche variazioni, più al centro per spostare l'avversario per poi entrare e mirare le righe laterali.
Il sanremese ci va vicino a chiudere il parziale. Si guadagna infatti tre set point in risposta ma tre volte stecca di diritto. Tre errori di paura e frustrazione che sembra lasciare strascichi anche nel game successivo. Per due volte, infatti, l'azzurro si ritrova a fronteggiare palle break, ma si salva.
Anzi, quando il gioco si fa duro, alla fine gioca meglio. Popyrin sbaglia prima, e il set si chiude con il suo ottavo gratuito del set che si aggiunge ai 17 forzati. Arnaldi fa valere i 13 vincenti a 8, che in qualche modo pesano di più dei 15 gratuiti. Nell'economia della partita, Arnaldi ha fatto più gioco e questo alla fine gli ha consentito di compensare gli errori.
L'australiano, che l'ha sconfitto in una tiratissima semifinale a Umago sulla terra battuta prima che l'azzurro si prendesse la rivincita a Shanghai sul duro, inizia però il secondo in vantaggio di un break. L'azzurro è frettoloso nelle scelte chiave, e un doppio fallo fa il resto. Il peso del match e della responsabilità si abbattono su Arnaldi che, come il giocatore al tavolo della roulette, gioca più forte per rimettersi in pari. Ma, come tante volte succede, finisce solo per peggiorare le cose. Nel terzo game, dal 40-0, praticamente non mette più la prima. A Popyrin basta servire con continuità e rispondere profondo per spingere l'azzurro a scelte azzardate in territori ancora poco conosciuti.
L'abbraccio tra Matteo Arnaldi e Filippo Volandri (Foto Sposito/FITP)
Sono entrambi esploratori da cui, in un match dalle implicazioni così pesanti tanto per l'Italia (che ha in Sinner un asso per il singolare) quanto per l'Australia (che poggia sulla coppia di doppio campione di Wimbledon 2022), non sarebbe ragionevole attendersi finezze o alta qualità di gioco.
Popyrin dimezza gli errori gratuiti (6) e i forzati (8). A parità di vincenti (8 a testa), l'australiano è più efficace con i colpi di inizio gioco mentre l'azzurro paga le incertezze in risposta.
Il terzo si muove sempre sul filo. I tifosi, in maggioranza italiani, scaldano l'atmosfera. Popyrin, che ha vinto 10 delle 22 partite al set decisivo nel circuito in stagione, manca cinque chances per andare avanti di un break nei primi due turni di risposta. Arnaldi lascia che l'onda passi, ma resta avanti. Il sanremese chiude il quinto game con quello che possiamo considerare il primo vero punto "Arnaldi style" della partita: gran difesa da fondo, e poi esplosivo diritto da sinistra in lungolinea. Tutta la squadra azzurra, compreso il tifoso d'eccezione Matteo Berrettini, scatta in piedi, tutti come un sol'uomo. Tutti per uno, insieme verso un sogno.
Coppa Davis, la gioia di Matteo Arnaldi (Foto Sposito/FITP)
Arnaldi salva ancora altre due palle break nel settimo game dal 15-40 (prima un regalo di rovescio dell'australiano, poi una gran prima esterna dell'azzurro), e nello stadio i cori "Matteo! Matteo!" sono sempre più intensi e a volume più alto. Si scioglie l'azzurro, che si prende il centro della scena. Gioca un altro gran punto per andarci lui, a palla break, ma non contiene una prima robusta dell'australiano. Ogni punto adesso conta, e se hai addosso una zavorra di responsabilità che non sei abituato a portare, diventa tutto più difficile. Vale per Arnaldi e per Popyrin, che pure si volta verso la panchina e vede al suo fianco Hewitt, uno che era in campo il giorno in cui l'Australia ha vinto la sua ultima Coppa Davis nel 2003.
Arnaldi mostra più personalità nei punti chiave, ed è questo che lo tiene in partita, che lo fa salire di rendimento in un terzo set deciso proprio dalla sua maggiore capacità di mantenere mente fredda e cuore caldo. Applausi.