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Djokovic e Wawrinka d'accordo: "Per riformare il tennis parlate con noi giocatori"

Da Malaga Novak Djokovic invita i vertici del tennis a coinvolgere i giocatori nelle decisioni sul futuro della Coppa Davis. Per quanto riguarda la programmazione dei tornei o le palline da usare, Wawrinka ha detto lo stesso in un'intervista a L'Equipe

di | 22 novembre 2023

Novak Djokovic in allenamento a Malaga per le Davis Cup Finals (Getty Images)

Novak Djokovic in allenamento a Malaga per le Davis Cup Finals (Getty Images)

Per cambiare il tennis, parlate con noi. E' la richiesta di Stan Wawrinka e Novak Djokovic che, in due contesti e momenti separati, hanno espresso la stessa visione per il futuro del gioco.

Novak Djokovic vorrebbe riformare la Coppa Davis, almeno un po'. Il nuovo formato non gli piace del tutto, al vecchio è difficile tornare. "Il migliore sarebbe una via di mezzo fra i due - ha detto in conferenza stampa a Malaga alla vigilia dell'esordio della Serbia in Coppa Davis -. Non credo che questo sia il migliore per le nazioni che partecipano nel World Group. Per esempio noi non abbiamo giocato in serbia per tanto tempo, non abbiamo dato ai tifosi serbi di vedere una nostra partita in casa". 

Djokovic non ha un'idea precisa del formato ideale, anche se ha proposto una fase finale, anche ridotta a quattro squadre, itinerante, giocata in una nuova sede ogni anno.

Anche se questo comporterebbe un maggior rischio di giocare tutti in campo neutro se non verrà cambiato il calendario, o di avere poco tempo per allestire l'organizzazione se la sede dovesse essere scelta dopo l'ultima fase prima delle Final 4 o Final 8.

Il numero 1 del mondo, primo ad aver raggiunto le 400 settimane in vetta al ranking, lancia un messaggio chiaro. Di tutti questi temi, come delle questioni che riguardano la programmazione dei tornei o l'utilizzo delle palline nel circuito, i vertici delle organizzazioni che governano il tennis dovrebbero parlare con i giocatori.

Novak Djokovic alle Davis Cup Finals (Getty Images per ITF)

Anche Stan Wawrinka ha espresso lo stesso desiderio. "Il vero problema del tennis è che si decide sempre dopo che è sorto un problema, non lo si anticipa mai. Si dovrebbero includere i giocatori nelle discussioni per spiegare almeno le ragioni di alcune scelte" ha detto in una lunga e franca intervista all'Equipe.

Lo svizzero avrebbe dovuto affrontare Jannik Sinner, che il giorno prima aveva finito alle 2.37, a Parigi-Bercy. Il forfait dell'azzurro ha scatenato polemiche per la schedule del torneo, con sei match sul Centrale dalle 11 e la programmazione terminata per quattro giorni di fila oltre mezzanotte. "Le sessioni notturne bisogna farle, sono al 100% d'accordo. Ma non bisogna giocare sei match su uno stesso campo. L'Atp ha concesso delle deroghe a Bercy perché non in linea con alcuni standard (il campo n.1), ma non ci ha ascoltato quando dicevamo loro di non sovraccaricare di match il Centrale".

Non va bene, ha sottolineato, "soprattutto se si comincia a giocare alle 11.00. Ma se si è parlato di Bercy è soltanto perché un top player (Jannik Sinner, prima del suo ottavo di finale) che aveva finito tardi di giocare ha detto: 'Grazie, ma mi fermo qui'. Però è da anni che la situazione è questa".

Lo svizzero, dopo oltre venti anni spesi sul circuito, ha maturato esperienza per ribadire come i giocatori debbano in queste circostanze essere interpellati e partecipare di più al processo decisionale.

Emblematico per l'ex n.3 del mondo è il problema della disomogeneità delle palline. Diversi giocatori si sono lamentati di dover affrontare tornei consecutivi, magari prima degli Slam, con palline diverse ogni settimana. "Quest'anno sono state utilizzate undici marche diverse e sedici tipologie di palle durante la stagione. Alcuni giocatori sono convinti che si sia abbassata la qualità e che questo spieghi in parte i loro infortuni - ha detto Wawrinka -. Dovrebbe essere un problema molto semplice da risolvere. Ma i tornei non si vogliono mettere d'accordo perché ognuno ha uno sponsor diverso. E' da vent'anni che sono sul circuito e si è sempre discusso di questo problema. E il problema è che ci sono troppi soggetti - ITF, i tornei del Grand Slam, l'Atp, la Wta) e ognuno di loro bada ai suoi interessi".

"Si è discusso tanto dell'effetto delle palline sempre diverse sulle articolazioni, sui polsi, le spalle i gomiti" ha detto Djokovic a Malaga. "Mi hanno detto che quest'anno gli infortuni sono molto cresciuti rispetto agli altri anni. Ho parlato con Andrea Gaudenzi, il presidente dell'ATP, e il CEO Massimo Calvelli, durante il torneo di Parigi-Bercy. Stanno pensando a varie diverse opzioni, a come regolare la questione e come rendere migliore lo scenario per i giocatori e per prevenire gli infortuni".

Wawrinka rigetta l'idea che la creazione di un sindacato giocatori, come la PTPA fondata da Novak Djokovic e Vasek Pospisil, possa essere la soluzione. "Che cosa ha fatto la PTPA?  - si chiede lo svizzero - Non mi sembra abbia fatto granché, non ha lanciato alcun programma e dunque non mi sembra possa essere ancora definito un soggetto. Non c'è bisogno di un sindacato di giocatori, occorre che i giocatori si siedano al tavolo dove si prendono le decisioni".

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