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Prima Diaz, poi Belasteguin, quindi Lima e ora Gutierrez: Agustin Tapia sembra nato per diventare un campione, ma il suo (invidiabile) percorso di formazione a fianco dei più forti di sempre ha certamente contribuito a portarlo dov’è. Tutti scommettono che prima o poi diventerà numero uno: Sanyo può essere il compagno giusto per riuscirci?
di Marco Caldara | 23 marzo 2022
Lalo Alzueta, lo storico (ex) telecronista del World Padel Tour, gli ha affibbiato il soprannome di Mozart di Catamarca, per la sua capacità di comporre magie con la racchetta, ma per molti altri Agustin Tapia è semplicemente il predestinato, destinato a dominare il futuro della disciplina. Lo è fin da quando da ragazzino ha iniziato a giocare a padel incuriosito da qualche partita (amatoriale) di papà, poi a 14 anni ha mollato il calcio per dedicarsi esclusivamente alla pala e a 18 si è trasferito da solo dall’Argentina a Barcellona, per giocare a tempo pieno fra i professionisti.
Un passaggio rischioso che gli ha dato ragione: cinque anni dopo il sudamericano è stabilmente fra i primi 10 del mondo, ha già avuto al suo fianco tre dei giocatori più vincenti nella storia dello sport e sembra destinato a diventare uno di loro. Perché è vero che il padel lo stanno rivoluzionando Galan e Lebron, proponendo un gioco sempre più fisico, veloce ed esplosivo, ma Tapia è sulla loro stessa lunghezza d’onda, tanto da avere un posto fisso negli highlights di qualsiasi torneo, fra recuperi impossibili, soluzioni improbabili da fuori dalla gabbia, smash in salto (uno dei suoi marchi di fabbrica) e chi più ne ha più ne metta.
Giocate cliccatissime sul web, che l’hanno reso molto conosciuto e altrettanto amato da quel pubblico col quale è in grado di creare una connessione che riesce così bene solamente a Paquito Navarro, Miguel Lamperti, Arturo Coello e pochissimi altri.
I 5 migliori punti di Agustin Tapia nel 2021
Se oggi, coi 23 anni da compiere a luglio, Tapia è già un campione affermato nel mondo del padel, il merito è di un percorso formativo senza eguali, che l’ha visto imparare a fianco di tutti i più grandi. Il primo a puntare su di lui come compagno, per la stagione 2019, è stato Juan Martin Diaz, anche se per Tapia la vera svolta è arrivata quando ha iniziato a fare coppia con Fernando Belasteguin. Pur di giocare insieme a lui, per alcuni tornei la leggenda argentina ha accettato anche di trasferirsi a destra, per lasciare a Tapia la possibilità di sfruttare da sinistra la sua natura estremamente aggressiva.
È andata bene: è con Bela che il giovane che ha vinto il suo primo titolo, nel 2019 al Master di Madrid, e poi anche il Master Final del 2020, diventando il più giovane maestro di sempre (a 21 anni e 142 giorni). Ma soprattutto è con “Bela” che l’allievo di Horacio Alvarez Clementi è andato a scuola di numero uno, toccando con mano l’amore per il gioco, la dedizione e la professionalità che permettono al connazionale di essere ancora un grandissimo in mezzo a giocatori di oltre vent’anni più giovani.
I due si sono salutati a fine 2020, anche per il desiderio di Agustin (che nel frattempo aveva lasciato il “reves” al compagno) di tornare a giocare a sinistra, e nel 2021 Tapia ha proseguito il percorso di apprendimento con Pablo Lima, un altro che in quanto a modo di interpretare il padel ha molto da insegnare. Come con Diaz è durata solo metà stagione, con la separazione arrivata dopo che avevano appena vinto due titoli di fila, ma soltanto perché sul tavolo del 22enne di Catamarca è arrivata una proposta ancora più stuzzicante, da parte del connazionale Sanyo Gutierrez.
Insieme, seppur con troppi alti e bassi, Sanyo e Tapia hanno dimostrato di poter esprimere un padel stellare, vincendo nel 2021 il torneo svedese di Malmo e conquistando a Reus il secondo appuntamento della nuova stagione, dove dopo aver rischiato grosso in semifinale (salvando tre match-point a Nieto/Yanguas) hanno lasciato le briciole in finale a Galan/Lebron. Un successo che alimenta pensieri da numero uno, specialmente perché i più forti non hanno ancora convinto del tutto, mentre Navarro e Di Nenno – seppur sia ancora presto per un giudizio – non paiono agli stessi livelli della passata stagione. I punti di distacco sono tanti (più di 3.000 ciascuno), ma forse non troppi.
“Galan e Lebron – ha detto Tapia – in questo momento si meritano il primo posto, per il modo in cui hanno lavorato duramente sotto tutti gli aspetti del gioco, oltre che fisicamente e mentalmente. Sono due fenomeni instancabili, e hanno un grande talento naturale per questo sport, il che li aiuta enormemente. Una combinazione che in certi incontri li rende imbattibili. So quindi che l’obiettivo del numero uno del mondo sarà molto difficile da raggiungere, così come lo è in qualsiasi sport, ma ho tanta voglia di provarci. Le motivazioni ci sono, quindi lavorerò sodo per riuscire un giorno a conquistare la vetta”. Difficile ipotizzare che non ci riuscirà.