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Col successo della scorsa settimana a Tolosa, Pablo Lima ha tagliato il traguardo delle 50 vittorie negli ultimi dieci anni. Solo Belasteguin meglio di lui. Un traguardo dovuto a un padel di solidità ed efficacia, che gli ha permesso di dominare per tre stagioni insieme alla leggenda argentina, e a 36 anni gli garantisce ancora grande competitività
di Marco Caldara | 23 giugno 2022
Nel mondo del padel c’è chi piace di più al pubblico, chi ha più carisma, chi fa più show e regala più spettacolo, eppure al secondo posto della lista dei più vincenti nella storia del World Padel Tour, con un elenco di successi ritoccato a quota 50 la scorsa settimana a Tolosa, c’è il brasiliano Pablo Lima. Un giocatore poco appariscente ma estremamente solido, che viaggia stabilmente fra i giganti da ormai 15 anni, continua a fare gola a compagni di alto livello e non ha alcuna intenzione di smettere di divertirsi.
Il suo segreto? Non conosce il significato di errore gratuito. Non fa nulla di impressionante, a volte sembra persino un tantino goffo nell’esecuzione, ma è sempre al posto giusto, chiude ogni angolo, indovina tutte le scelte, non sbaglia mai un pallonetto. La sua capacità di costruire i punti manovrando la palla da fondo campo col dritto mancino, o meglio ancora col rovescio, fa scuola insieme a una visione tattica che gli ha permesso di reinventarsi e stare al passo coi tempi, trovando sempre la ricetta per vincere.
Gli veniva facile a fianco di Belasteguin, col quale ha dominato il circuito da numero uno del mondo fra 2015 e 2017, prima dell’infortunio dell’argentino che ha messo fine al suo lunghissimo dominio, ma ha saputo farlo anche dopo, con vari compagni diversi. Da Ale Galan a Paquito Navarro, Agustin Tapia e per ultimo Franco Stupaczuk, partner del suo successo numero 50. L’argentino l’ha contattato dopo soltanto i primi quattro tornei dell’anno, ma l’ha trovato nel momento giusto: con Maxi Sanchez non stava funzionando, così Lima ha detto “sì” e ha fatto bingo, ritrovando subito quei risultati che a fianco dell’ex numero 1 argentino non arrivavano.
“Franco – ha raccontato il 36enne mancino dopo la vittoria a Tolosa – mi garantisce freschezza, grazie alla sua velocità in campo. Tocca tantissime palle, e questo mi permette di sprecare meno energie. Per i giocatori più anziani sta diventando sempre più comune fare squadra con i giovani, che possono aiutare molto nel gioco aereo o in fase difensiva”. L’allusione è ad altre coppie di punta come Gutierrez-Tapia e Belasteguin-Coello, che nel mix fra tattica (di uno) ed esplosività (dell’altro) hanno trovato come loro la chiave per festeggiare un successo. Quello di Lima e Stupaczuk vale doppio, perché arrivato battendo in semifinale la coppia numero 2 Navarro/Di Nenno e in finale i numeri uno Ale Galan e Juan Lebron, di nuovo stoppati a un passo dal traguardo.
“Oggi – ha detto ancora “El Canón de Porto Alegre”, come è soprannominato nel circuito – il padel di alto livello è più equilibrato che mai, quindi vincere un torneo vale molto di più rispetto a un tempo, regala molta più felicità. Io stesso mi godo molto di più le vittorie, anche perché siamo lontani da casa quasi ogni settimana: uno sforzo che in parte i risultati riescono a ripagare. In Francia è arrivato il mio titolo numero 50: la prima cosa che mi fa pensare è che sono vecchio. Non so se ne vincerò altri o magari resterà l’ultimo, ma posso garantire che continuerò a lavorare a testa bassa e a dare il massimo. Se poi perderemo agli ottavi, ai quarti o in semifinale non farà differenza. Siamo una grande squadra: l’importante è sapere di aver fatto il massimo”.
Fra i giocatori di spicco Lima è l’unico a non provenire da Spagna o Argentina. È di Porto Alegre, nella zona del Brasile più vicina all’Argentina, dove il padel è arrivato di riflesso negli Anni ’90. Lui ha iniziato a 9 anni, seguendo il padre, e – a differenza di tanti altri connazionali di buon livello – già a vent’anni ha preso la decisione di trasferirsi in Europa (oggi a Bilbao), per provare a vivere di padel. Erano altri tempi, un altro gioco, un altro mondo, ma ce l’ha fatta e la presenza, oggi, di altri due brasiliani nei primi 40 (Lucas Campagnolo e Licas Bergamini) è anche merito suo.
“Quando ho iniziato a giocare – ha spiegato – in Brasile non c’era un solo campo con le pareti di cristallo. Erano tutti in cemento. Oggi giochiamo al Foro Italico, al Roland Garros e in tanti altri stadi pieni. Non avrei mai immaginato che il padel potesse raggiungere questi standard, come mai avrei creduto di poter competere a questi livelli”. Invece, la statistica dice che nel World Padel Tour solo “Bela” ha vinto più titoli di lui, che è uno degli appena tre capaci di vincere almeno un torneo all’anno dalla nascita del circuito (2013).
Senza contare tutti quelli conquistati in precedenza, quando il circuito di riferimento si chiamava Padel Pro Tour e gli unici in grado di contrastare la coppia imbattibile Belasteguin/Diaz erano lui e l’argentino Juani Mires. Nel 2014 riuscirono anche a scippargli per qualche settimana il numero uno, poi Bela e Lima hanno unito le forze e vinto 35 titoli in quattro anni, siglando un primato che pare irraggiungibile. Ha consegnato Lima alla leggenda del gioco, ma i risultati recenti dicono che la storia non è ancora finita.