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"Sono il motivo - dice la Gauff - per cui ho in mano questo trofeo oggi. Mi hanno permesso di credere in questo sogno. Non ci sono stati molti tennisti di colore a poter vincere in questo sport. Io direttamente ricordo solo loro". Sabalenka festeggia comunque: "Voglio il n. 1 a fine stagione"
10 settembre 2023
Un sogno che diventa realtà. Coco Gauff corona il suo giorno più bello con il titolo che apre la sua bacheca degli Slam. Un trionfo in casa, a New York, che rappresenta un motivo di orgoglio e un nuovo inizio.
COCO GAUFF
“Dopo aver perso il primo set, sono andata in bagno perché ero tesa. Mi sono lavata le mani, mi sono messa un po' d'acqua sulla faccia e ho pensato, okay, devo resettare e ripartire. Ho affrontato questa finale come se fosse qualsiasi altra partita. Onestamente non ero nervosa all'inizio. Lei stava semplicemente giocando un ottimo tennis e sapevo che sarebbe stata una di quelle partite difficili da risolvere, perché Aryna è un'avversaria complicata da affrontare”.
“Parigi, con la sconfitta in finale del 2022, è il luogo in cui tutto è cambiato. Perché in quel momento ho sentito la pressione di giocare la prima finale, e ovviamente non ho reso al meglio. A Wimbledon quest'anno, poi, è arrivata una sconfitta dura, perché pensavo di aver giocato un buon tennis prima dei Championships. Stavolta invece sentivo di giocare al meglio delle mie possibilità. Un momento chiave? Forse quando ho coinvolto il pubblico dopo un bel passante, da quel momento mi sono sentita in grado di tornare a casa con questo (indicando il trofeo, ndr)”.
“Nei giorni scorsi a volte ci ho pensato, ma mi sono detta di togliermi dalla testa il pensiero di poter vincere, perché è quello che avevo fatto in Francia, senza successo. Stavo immaginando cosa sarebbe accaduto se avessi vinto e penso di averlo desiderato troppo. Così stavolta ho cambiato: ho chiamato il mio ragazzo e gli ho detto: 'parliamo finché non è ora di andare a dormire', quindi abbiamo chiacchierato fino all'una di notte. In campo ho dato il massimo, dall'inizio alla fine. Anche sul match-point, non mi sentivo come se avessi vinto. È stato pazzesco. Stavo solo facendo del mio meglio per concentrarmi sul punto che mi attendeva”.
Coco Gauff, la nuova regina di New York
“La prima volta che mi sono immaginata su questo campo è stato tanto tempo fa, quando avevo otto anni e per la terza o quarta volta di fila arrivai qui per l'Arthur Ashe Kids' Day, semplicemente guardando gli altri giocare. Quando avevo 13 anni e giocavo gli US Open juniores, ho seguito la finale maschile di quell'anno, e allora ancora di più mi immaginai protagonista al posto loro. Durante la finale di Parigi, non so se l'hanno ripreso dalla telecamera, ma ho visto Iga sollevare quel trofeo e l'ho fissata per tutto il tempo. Ho pensato che non le avrei tolto gli occhi di dosso, perché volevo capire cosa stava provando lei”.
“Il supporto che ho trovato in queste due settimane è incredibile. Ovviamente in primis da parte del presidente Obama e dell'ex First Lady Michelle, è pazzesco che fossero qui per la mia partita del primo turno. Ho visto praticamente tutte le celebrità che mostravano sullo schermo in campo. Alcune di quelle persone le avevo già incontrate prima. Tutto questo non mi ha reso più nervosa, anzi onestamente mi ha aiutato a distogliere la mente dalla partita. Mi sento come se fossi così abituata a tutto questo da quando avevo praticamente 15 anni ed ero al liceo, frequentando la scuola online. So come mantenere la pace interiore ma anche abbracciare tutto ciò che mi circonda. Sì, penso di essermi allenata alla pressione e ho ancora fame di qualcosa di più”.
“Quando ho abbracciato mio padre, l'ho sentito piangere, e – so che non gli piace quando lo dico – ma non ho mai visto quell'uomo piangere in vita mia. Sì, non l'ho mai visto piangere. Mia madre, invece, sapevo che avrebbe pianto indipendentemente dal fatto che avessi vinto o perso. Non ne sono rimasta davvero sorpresa. Quando mi sono seduta dopo averli abbracciati prima della cerimonia, mi è sembrato tutto reale solo in quel momento, ma quando stavo per abbracciarli non è stato così. Quasi dimenticavo di stringere la mano all'arbitro...”.
“Venus e Serena? Sono il motivo per cui ho in mano questo trofeo oggi, a dire il vero. Mi hanno permesso di credere in questo sogno. Non ci sono stati molti tennisti di colore a poter vincere in questo sport. Io direttamente ricordo solo loro. Penso a Serena, a tutto quello che ha dovuto affrontare, a Venus che lotta per la parità di montepremi: sono state un'ispirazione. Ed è un onore essere in questo gruppo con loro. Anche se loro in realtà hanno vinto molte volte (risata, ndr). Adesso vorrei poter dare questo trofeo alla Coco del passato, così che lei possa capire che tutte quelle lacrime versate sono valse questo momento”.
“Una frase che riassuma il mio percorso? “I sogni diventano realtà”, e questo è pazzesco. Non ho ancora parole. Non penso che si possa esprimere a parole. C'è il testo di una canzone che voglio usare per il mio prossimo post su Instagram. Dice: 'Concrete jungle, where dreams are made of'. Sì, è vero: New York City è la città dove vengono costruiti i sogni”.
ARYNA SABALENKA
“Ci sono alcune cose positive che mi prendo da questo match. È un processo. E immagino che sia una lezione per me che imparerò da questa sconfitta e poi tornerò più forte. Nel primo set ho gestito le mie emozioni abbastanza bene. Ero concentrata su me stessa, non sulla folla o sul modo in cui lei si muoveva. Nel secondo set probabilmente ho cominciato a pensare troppo, e per questo motivo ho cominciato a fare molti errori. La buona notizia è che sono io contro me stessa. La cosa brutta è che ho ancora questi problemi... Ma va bene. Lavorerò di più, così la prossima volta andrà meglio”.
“Non direi che stavo giocando contro il pubblico. Ho ricevuto molti messaggi di supporto da tante persone qui a New York, ma sapevo che ovviamente il tifo sarebbe stato per lei, come poteva essere il contrario? Ha 19 anni e gioca la finale di uno Slam. È semplicemente incredibile. In realtà ha fatto la storia. A volte questo tipo di supporto può mettere molta pressione sul giocatore di casa. E in effetti è un po' come se all'inizio ci fosse stata troppa pressione su di lei. Io però ho commesso questi errori non forzati che hanno dato energia alla mia avversaria e al pubblico”.
“La mia famiglia? Beh, senza di loro non sarei qui. Si sono impegnati al massimo per darmi la possibilità di diventare una tennista. Non so nemmeno che ore sono lì da loro adesso. Probabilmente è notte. Per me è importante che loro possano dormire bene, ma so che hanno visto il match, e so che non dormiranno troppo bene... mi scuso per questo”.
“Il numero 1 Wta? Sì, ecco perché, probabilmente, non sono molto depressa in questo momento. Andrò sicuramente a bere qualcosa stasera (sorride, ndr) se mi è permesso dirlo. Sì, siamo atleti, ma a volte beviamo qualcosa, anche se non molto (sorride, ndr). Diventare numero 1 al mondo è un enorme successo. Sono davvero orgogliosa di me stessa perché tutti quegli anni in cui ho lavorato così duramente mi hanno aiutato a diventare quella che sono. Per me tuttavia sarebbe più importante finire l'anno come numero 1 al mondo, non semplicemente diventare numero 1 al mondo e poi la prossima settimana tornare seconda. Ecco perché sono ancora positiva e motivata”.