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L’ex grade promessa juniores, sponsorizzata da Medvedev, senza il colpo del ko ma con tanta solidità, sta mettendo insieme a 25 anni i pezzi del suo gioco grazie all’ex pro Kuznetsov
di Vincenzo Martucci | 09 luglio 2023
No, non è l’1.85 di altezza che nel tennis moderno penalizza un po’ al servizio Roman Rishatovic Safiullin: Rafa è alto uguale e Alcaraz è 1.83. E non è nemmeno la pesante concorrenza dei tanti altri coetanei russi, da Medvedev a Rublev a Khachanov e Karatsev. “Eravamo sempre insieme”, racconta da fratello maggiore Daniil, dall’alto del suo numero 3 ATP. ”Ha tanto talento, era solo questione di tempo, sapevamo tutti che sarebbe arrivato”, suggerisce l’ineffabile numero 1 di Russia che l’anno scorso dopo i forfeit di Rublev, Karatsev, Khachanov e Donskoy l’ha battezzato “la nuova arma letale russa”, aggregandolo d’ufficio alla nazionale di ATP Cup insieme all’abituale compagno di playstation, Alexander Shevchenko, appena 328 ATP Tour.
“Da junior, pensavo che fosse super difficile da battere, quando vedevo il suo nome dalla mia parte del tabellone tremavo, abbiamo giocato molte finali e semifinali, molte partite, alcune di tre ore e tre set”. E proprio a quell’occasione risale l’unico testa a testa con Jannik Sinner che incrocerà martedì, a sorpresa, nei quarti di finale di Wimbledon. Match che che l’italiano vinse 7-6 6-3 e nel quale è ancor più favorito dalla classifica (n. 8 contro 92), dal curriculum recente e dalla promozione per il secondo anno di fila fra i magnifici 8 del torneo più famoso.
PROBLEMI - Forse il problema di espressione del suo tennis da parte di Safiullin nasce dall’indole tartara che gli viene da papà e lo fa un po’ troppo sanguigno e irruente. O piuttosto le illusioni iniziali, il grande, promettentissimo, passato dietro le spalle, da numero 2 del mondo juniores e poi da straordinario neo pro, a 16 anni, quando si aggiudicò addirittura 42 match su 46 nella stagione 2014, con una percentuale del 91,3% da Guinness dei primati.
Un futuro stellare sempre più difficile da mantenere coi fatti, con l’aggiunta del successo agli Australian Open under 18 e al Bonfiglio di Milano, battendo in finale il bambino d’oro su cui tutti puntavano come il prossimo numero 1, il connazionale e amico, Rublev. Forse il matrimonio precoce con la sua Liudmyla, gli ha spostato un po’ il minimo delle ambizioni personali. Di certo, ha dovuto lavorare molo sul fattore mentale: “Per me è stato lo scalino più difficile da salire nel passaggio dal mondo juniores a quello pro. Quando perdo la concentrazione, infatti, si nota subito, in partita”.
E ha dovuto frequentare molto il mondo Challenger per trovare sicurezza. Così, solo oggi, a 25 anni, sta trovando la sua dimensione, da top 100 (82 del mondo a febbraio, oggi 92) che a Wimbledon ha fatto i suoi clamorosi guasti superando i coriacei Bautista Agut, Moutet, Pella e Shapovalov, in quello che è già il miglior Slam di sempre, dopo i secondi turni a Melbourne e Parigi 2021, e il ko nel primo turno delle qualificazioni degli ultimi US Open. Considerando però che solo quest’anno ha cominciato a giocare i Masters 1000.
SEGRETI - Nella sua crescita, Safiullin ha trovato anche ostacoli importanti, cioé infortuni, che l’hanno frenato. A fronte di un gioco completo e sempre più solido ma senza il colpo del ko. Sicuramente importante è stato l’incrocio con Andrey Kuznetsov, già campione a Wimbledon junior e poi 39 del mondo da professionista che gli ha profuso un po’ della sua rabbia per non essersi realizzato compiutamente ed aver gettato la spugna dopo appena 8 anni sull’ATP Tour e, da coach, gli ha messo insieme il puzzle del gioco.
Dopo tante difficoltà, Safiullin ha avuto anche un aiutino dal destino che ha aggravato il latente dolore al ginocchio di Shapovalov, diventando così appena il dodicesimo ad arrivare ai quarti a Wimbledon al debutto nel tabellone principale, come Bjorn Borg, John McEnroe e Nick Kyrgios. “E’ una cosa speciale, non sapevo che questi giocatori avessero raggiunto un simile traguardo, cercherò di fare il massimo per andare ancora più lontano. C’è voluto tanto duro lavoro, ma entrare fra i top 100 mi ha fatto fare l’ultimo passettino avanti a livello mentale. Prendendo un po’ più di fiducia nel mio gioco, e questo aiuta molto”. Così parlò la nuova arma letale russa.