Chiudi
Seconda puntata del viaggio per prepararci allo US Open 2024 su SuperTennis. Rivivremo a puntate tutta la storia del torneo, i suoi protagonisti, i momenti indimenticabili. Oggi ci concentriamo sugli anni della Belle Epoque
di Alessandro Mastroluca | 17 agosto 2024
Se li chiamano Ruggenti Anni Venti un motivo ci sarà. L'etichetta racchiude un decennio vitale, sotto il segno del jazz, di scandali e proibizionismo, di grandi cambiamenti. Sono gli anni del Grande Gatsby e della crisi del '29, un decennio in cui tutto sembra vada vissuto e consumato perché del domani non c'è certezza. Negli USA il decennio si apre con la creazione della prima stazione radio commerciale, la KDKA, e l'approvazione di due emendamenti alla Costituzione: il 18mo, poi cancellato nel 1933, che proibisce la produzione e la vendita di alcolici, e il 19mo che estende il diritto di voto alle donne. Nel tennis il decennio si apre con il primo dei sette successi in singolare ai Nationals, un record ancora oggi non battuto, di Bill Tilden (1920-25, 1929), escluso nel 1928 dalla federazione USA perché accusato di aver violato l'obbligo del dilettantismo: era stato pagato per scrivere articoli di tennis. Ai sette trionfi in singolare aggiunge i cinque trionfi in doppio (1918, 1921-23, 1927) e i quattro in doppio misto (1913-14, 1922-23).
Tilden racchiude tutto lo spirito vitale della 'Belle époque'. Eccessivo fino allo scandalo, ha dominato il gioco come Federer e sfidato il conformismo come Michael Jackson. "Il tennis è ben più di uno sport. È un’arte, come il balletto. O come il teatro. Quando scendo in campo vedo le luci della ribalta, sento i gemiti del pubblico" diceva. Per questo, ha sostenuto anni dopo al New York Times Jack Kramer, “il tennis non l'ha mai celebrato a dovere. Avevano paura che il suo stile di vita potesse danneggiare la reputazione dello sport”.
Bill Tilden riceve il sesto trofeo vinto ai Nationals dal presidente della US Lawn Tennis Association Jones Mersereau a Forest Hills (Foto Topical Press Agency/Getty Images)
Considerato il numero 1 del mondo dal 1920 al 1925, ha raggiunto almeno la semifinale in 20 dei 23 tornei dello Slam che ha giocato ed è stato una stella della squadra USA di Davis. "Tilden era il tennis agli occhi del pubblico. Giocando per se stesso, per la sua nazione, per i posteri era invincibile" ha scritto il giornalista Frank Deford nel libro "Big Bill Tilden".
Nel 1950 un sondaggio dell'Associated Press l'ha eletto il miglior giocatore della prima metà del Novecento. Solo un mese e mezzo prima era stato scarcerato per molestie a un ragazzo minorenne. Artista e performer bello quanto disperato, riusciva a combinare un ego smisurato con più di un pizzico di vanità. E nessuno come lui ha affrontato il trionfo in campo e il disastro personale. C'è Tilden in filigrana dietro il personaggio di Ned Litam, che letto al contrario è Ma Tilden, un altro dei soprannomi di Big Bill, il maestro di tennis della Lolita di Nabokov dipinto come un ex campione circondato da un harem di attraenti ball boys.
In questi atteggiamenti il vero Tilden si farà vedere sempre più spesso dopo essere diventato professionista nel 1930. Tenterà anche di pubblicare romanzi, perderà buona parte del suo patrimonio per produrre opere teatrali che a Broadway non avranno alcun successo e morirà di trombosi coronarica a sessant'anni il 5 giugno 1953.
Dunque, è facile capire perché la sua sconfitta ai quarti del 1926 ai Nationals dopo una serie di 42 vittorie consecutive non sia un match come gli altri. Il narcisista Tilden, il divo Tilden, l'artista che studiava il tennis a cui ha dedicato tre manuali, si ferma contro Henri Cochet, uno dei quattro moschettieri del tennis francese che conquistano l'America alla fine di quei Ruggenti Anni Venti. Un anno dopo l'uscita di uno dei primi lungometraggi sonori di successo, "Il cantante di jazz", René Lacoste diventa il primo campione straniero nella storia del torneo. Nella prima finale fra due stranieri, domina il derby francese contro Jean Borotra, battuto per la terza volta in cinque finali Slam giocate contro il "Coccodrillo", soprannome del connazionale prima che diventasse il logo della linea d'abbigliamento che ha fondato nel 1933. Nasce tutto a Boston, durante una semifinale di Davis. Il ricordo di René Lacoste, nel racconto di Gianni Clerici, prosegue così: "Mi accadeva ogni giorno di passare di fronte ad un negozio chic, che esponeva una borsa in pelle di coccodrillo, adatta a contenere le mie racchette. La mia ammirazione per la borsa suscitò il divertimento generale, tanto che Pierre Gillou, il nostro capitano, mi promise che, se avessi vinto i miei due singolari, me l'avrebbe regalata. L'immagine del coccodrillo divenne un simbolo fortunato, tanto che lo feci ricamare sui blazer bianchi da tennis e, in seguito, sulle camicette". ù
Nel 1927, poco più di tre mesi dopo il volo in solitario di Charles Lindberg da New York a Parigi, a New York vince ancora Lacoste, in finale su Tilden. mentre nel 1928 tocca a Cochet, il "Basco Salterino" che batte Frank Hunter. E' ancora oggi l'ultima edizione vinta da un francese in singolare maschile.
René Lacoste (Getty Images)
Nel torneo femminile, il decennio si apre nel segno di Anna Margarethe Molla Bjurstedt Mallory. Nata in Norvegia, bronzo olimpico in singolare ai Giochi di Stoccolma nel 1912, è arrivata negli Stati Uniti a trent'anni nel 1914 ed è diventata la più titolata campionessa nella storia del torneo. Ha vinto otto edizioni degli US Nationals contro otto avversarie diverse in finale anche se l'incontro più ricordato del suo periodo d'oro è il successo al secondo turno nel 1921 su Suzanne Lenglen. La francese, alla prima trasferta in America, non perdeva una partita dalla fine della guerra. Icona della Belle Epoque, di fronte a quasi 8.000 spettatori, Lenglen cede il primo set 6-2 e si ritira all'inizio del secondo. Mallory conquista il suo ultimo titolo nel 1926, a 42 anni: un primato di longevità ancora imbattuto nell'albo d'oro degli attuali US Open.
Molla Mallory (Getty Images)
Gli ultimi anni del decennio sono, invece, gli anni di Helen Wills Moody. Già tre volte campionessa ai Nationals (1923, 1924, 1925), vive il suo periodo d'oro a partire dal 1927. prende il volo come Charles Lindbergh che il 30 maggio di quell'anno completa la prima trasvolata oceanica in solitaria.
Nel 1927 si laurea in Belle Arti a Berkeley e inizia una serie di incontri vinti di fila in carriera. E riuscirà per la seconda volta a conquistare tre titoli consecutivi ai Nationals (1927, 1928, 1929). Tuttavia, non uò competere per vincere il quarto titolo consecutivo e Betty Nuthall colse l'occasione per diventare la prima britannica a trionfare in America. Trionferà per l'ultima volta negli USA nel 1931.