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Povera Zhang: in crisi, beffata da arbitro, avversaria e pubblico è scappata…

Brutta scena a Budapest: dopo una folle decisione del giudice a favore della giocatrice di casa, la cinese reduce da 11 ko di fila sul circuito WTA ha un attacco di panico e si ritira! Guarda il video

di | 19 luglio 2023

E’ un mondo strano. Quello del tennis ancora di più. Con tensioni sempre diverse e sempre contrapposte. E’ eticamente e sportivamente eccitante l’ideale sfida uno contro uno, solo contro tutti con tante attinenze con la boxe, ma è sempre più viziata dalla maggiore apertura ai consigli palesi dalla tribuna fino alla discesa in campo del coach, una tantum o in pianta stabile come nelle gare a squadre. E’ stato risolto in un amen lo scandalo dell’asciugamano dopo ogni “15” con l’obbligo di prenderselo da soli senza poterlo chiedere al raccattapalle e coi - teorici - 25” fra un punto e l’altro.

Adesso il governo del tennis deve risolvere il problema delle orribili eccezioni: il toilette-break e l’SOS medico, sempre più lunghi e sempre richiesti da parte dell’atleta in difficoltà e prima che l’avversario esegua il suo game di servizio. Anche se poi, stringi stringi, al di là di team sempre più tecnologici, variegati e specializzati, e di aiutini sempre più palesi ma raramente decisivi, il tennista rimane l’artefice ultimo della prestazione, della vittoria e della sconfitta. L’ultima dimostrazione arriva da Budapest dal torneo “250” sulla terra rossa dove la cinese Shuai Zhang si è ritirata nel primo turno sul 6-5 per l’avversaria, infortunata ai… nervi.

 

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IMMAGINI SHOCK

Come commentare le immagini della numero 2 del tabellone che, dopo un veloce conciliabolo col supervisore, si alza dalla sedia al cambio campo e con lo sguardo vitreo, stringe la mano all’arbitro e all’avversaria e se ne va per una crisi di panico? Come succede purtroppo spesso su qualsiasi campo e in qualsiasi competizione, ma anche solo in allenamento, nelle garette fra amici e presunti tali, uno dei contendenti chiama fuori una palla dall’avversario e magari segnala un altro segno e chi viene penalizzato e crede di essere stato penalizzato (eufemismo) ingiustamente ha reazioni scomposte. C’è chi urla, chi protesta chi frantuma la racchetta chi ingiuria l’avversario, chi dà dell’incompetente all’arbitro, chi fotografa il segno incriminato col cellulare (gesto punibile a norma di regolamento: non fatelo!), chi reagisce positivamente sul campo, chi si perde clamorosamente, e chi abbandona la scena per protesta.

E’ stato il caso della Zhang (34enne numero 34 del mondo) che si è sentita defraudata del punto importante che aveva effettuato sul 5-5 15-15 contro la giocatrice di casa, la numero 345 WTA, Amarissa Toth. Dopo aver vivacemente protestato per il suo dritto  - che, dalle foto del fattaccio, sembrava tutto sulla riga -, sconcertata e demoralizzata per il punto a favore negato dell’arbitro e dall’avversaria, col pubblico contro, ha denunciato un attacco di panico salutando prematuramente la partita e il torneo. E, uscendo dal campo, ha indicato polemicamente - e istericamente - con l’indice gli spalti, ad accusare gli spettatori di aver determinato la clamorosa ed insolita reazione.

CRISI PROFONDA

La cinese si sarebbe poi scusata con gli organizzatori adducendo come motivo scatenante del gesto i gravi problemi di testa di cui soffre ultimamente, come testimoniato dai tanti risultati negativi consecutivi: addirittura dal torneo di febbraio a Lione, non ha più superato un turno a Abhu Dhabi, Doha, Dubai, Indian Wells, Charleston, Strasburgo, Roland Garros, Nottingham, Birmingham, Eastbourne e Wimbledon. Sono undici eventi di fila, da Guinness dei primati. Figurati in un simile scenario psicologico che effetto defragrante ha avuto il chiaro errore di Budapest per la povera Zhang. Una domanda sola: ma la vincente, la semi-sconosciuta ungherese, che ha esultato insieme al pubblico, come si è sentita con se stessa dopo questa “vittoria”?

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