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Si sente spesso parlare di sweet spot, ma di cosa si tratta realmente? E come fare per determinarlo? Può bastare un metodo semplice semplice. Ce lo spiega il nostro esperto.
di Gabriele Medri | 27 agosto 2019
Sweet spot…. questo sconosciuto! Se ne sente parlare spesso, e sul concetto di "area utile di impatto" le case fanno spesso leva per pubblicizzare i loro prodotti, senza però che sia chiaro alla base quale sia il concetto cardine che ne determina le dimensioni.
Lo "sweet spot", anche se meglio si dovrebbe parlare di "sweet area", rappresenta la zona nella quale la palla a contatto con il piatto corde della racchetta restituisce una risposta sostanzialmente omogenea, consentendo dunque di colpire indifferentemente in un punto piuttosto che in un altro senza per questo determinare un decremento in termini di risposta dinamica del telaio. Quanto più grande sarà lo sweet spot tanto maggiore sarà il confort di gioco, la facilità dell'attrezzo, come pure la risposta in fase di recupero e di impatto in condizioni non ideali. Al contrario, tanto più piccolo e limitato è lo sweet spot, e tanto più difficile e scorbutica risulterà la risposta della racchetta.
La dimensione di questa zona di impatto è determinata da varie caratteristiche, fra le quali ovviamente l’ampiezza del piatto, la spaziatura delle corde ed il loro vincolamento ai grommet, e da come il piatto, per caratteristiche geometriche, restituisce una distribuzione omogenea delle rigidezze a contatto con la sfera. In questo senso, quello che i progettisti ricercano da sempre in una racchetta, è che questa, grazie ad un ottimizzata distribuzione delle masse, posizionamento e spaziatura delle corde, consenta di avere un piano nel quale le rigidezze siano più omogenee possibile.
Rispetto al passato nel quale si lavorava in modo molto deciso sulle dimensioni del piatto, sulle caratteristiche geometriche e sui materiali con soluzioni spesso avveniristiche, oggi la ricerca e la progettazione stanno facendo perno sul sistema di sospensione delle corde al telaio, ponendo attenzione a come questi due elementi collaborino vicendevolmente per garantire le massime prestazioni. Mantenendo dimensioni più contenute rispetto al passato, i telai moderni riescono a coniugare prestazioni in termini di risposta dinamica all'impatto del tutto paragonabili a quelle dei telai oversize di un tempo, che possono essere considerati a tutti gli effetti come i progenitori delle racchette attuali.
Ma attenzione: per determinare lo sweetspot senza analisi strumentali esiste anche un metodo pratico. Il più semplice e diretto è fare saltellare una palla da tennis sul piatto nelle varie aree per sentire la risposta del telaio. Un metodo arcaico e molto semplice, ma che funziona. Sempre.